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24 Ottobre 2021
15:00

La storia a lieto fine di Osya: il gatto “rapito” dal museo di San Pietroburgo è tornato a casa

Osya, un gatto rosso di 16 anni mascotte del Museo Anna Akhmatova di San Pietroburgo, era stato prelevato da una ragazza la sera dell'8 ottobre da un vicolo dietro la struttura. Immediato l'appello per chiedere alla giovane di riportarlo, anche alla luce delle patologie di cui soffre. E alla fine è arrivato il lieto fine.

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osya

“Osya è a casa”: con un video di pochi secondi in cui la vicedirettrice del museo Yulia Malinina, lo abbraccia commossa, è arrivato il lieto fine della storia che ha avuto per protagonista il gatto rosso mascotte del Museo Anna Akhmatova di San Pietroburgo.

Osya era infatti sparito lo scorso 8 ottobre dal vicolo dietro il museo, dove si aggirava liberamente. In un video girato dalle telecamere di sorveglianza e diffuso dal museo per lanciare un appello si vedeva una ragazza avvicinarsi a lui, accarezzarlo e poi prenderlo in braccio, sparendo dalla visuale dell’occhio elettronico. Un gesto che aveva evidentemente buone intenzioni, una giovane donna convinta di portare a casa un gatto abbandonato o randagio, ma che in realtà non ha fatto il bene dell'animale: Osya ha 16 anni ed è sotto cura farmacologica per gravi patologie, e la sua salute è sempre stata attentamente monitorata dall'intero staff del museo, che si prende cura di lui assicurandosi che prenda le medicine.

Quando Osya è sparito, dunque, è partito il tam tam social per chiedere alla giovane donna ritratta nel video di riportare il gatto a casa: «Quando a gennaio un cardiologo ci ha detto che Osya, ormai paralizzato, molto probabilmente non sarebbe stato in grado di riprendersi, non ci abbiamo creduto – aveva spiegato Malinina – Tutti al museo si sono presi cura di lui: qualunque sia l'attività nella struttura, i progetti, le faccende, la prima cosa che fanno i dipendenti che arrivano al mattino è trovare Osya e dargli i medicinali appositamente preparati. I due preparati, macinati in polvere, sono confezionati in una piccola capsula: l'amarezza della medicina provoca un'abbondante salivazione e stress per un gatto come lui che ha problemi cardiaci. Le medicine vengono date da tutti, dalla guardia giurata al direttore. I nostri animali domestici sono circondati da amore incondizionato. Ecco perché Osya si è fatto prendere così facilmente in braccio, è fiducioso e non conosce cattiveria».

Dopo qualche giorno di paura e apprensione crescente, alla fine l’appello è stato accolto e la giovane donna ritratta nel video ha riportato Osya al museo: «Ha già preso la sua medicina, ha mangiato e sta lentamente tornando in sé – hanno scritto a corredo del video che lo ritrae tra le braccia di Malinina – Abbiamo iniziato la nostra ricerca l'8 ottobre, non appena si è saputo della scomparsa. Abbiamo cercato di agire sia ufficialmente che ufficiosamente: abbiamo lanciato una campagna sui social network e sui media, abbiamo pubblicato annunci per strada, ci siamo rivolti al centro di monitoraggio della città e ai nostri vicini per le registrazioni delle telecamere di sorveglianza».

«Il gatto è stato riportato oggi al museo – è la conclusione – È a casa. Ora il nostro compito principale è far visitare Osya al veterinario e informare le forze dell'ordine che è stato restituito. Grazie a tutti coloro che non sono rimasti indifferenti».

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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