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14 Gennaio 2021
16:56

Lucky, ritrovata la sua famiglia: non era stato abbandonato

Trovato legato a un palo all'ingresso del canile della Muratella a Roma. Con un post i volontari avevano denunciato la sua storia e ora ci raccontano come sono andate davvero le cose: Lucky si era smarrito e ora è tornato dalla sua famiglia. Ma il destino dei tanti Pitbull e Amstaff e mix di queste razze nei canili purtroppo non sempre ha un eguale lieto fine per tutti.

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Il cellulare si illumina con una notifica. «Lucky non era stato abbandonato: la sua famiglia lo aveva perso, qualcuno lo ha ritrovato e lasciato fuori da noi». E' il messaggio che mi arriva dal canile della Muratella di Roma, a distanza di pochi giorni della notizia che avevano postato sul loro account Facebook e che avevamo ripreso su Kodami confrontandoci direttamente con i volontari della struttura per comprendere, insieme a loro, come fosse possibile che quel simil Pitbull o Amstaff potesse essere stato lasciato legato a un palo davanti al loro ingresso.

La storia di Lucky, così, lentamente si dipana e svela il retroscena del suo arrivo a Ponte Marconi, nella Capitale. «Chi lo ha lasciato legato fuori la nostra struttura – spiega una delle operatrici – a suo modo alla fine ha fatto una buona azione: lo ha trovato e non sapendo cosa fare, immaginiamo, ha pensato di portarlo da noi. Poi siamo risaliti ai proprietari e così abbiamo scoperto che era stato smarrito».  Un lieto fine, dunque, per il giovane cane che era stato assurto a simbolo di una pratica orribile che purtroppo continua a mietere troppe vittime destinate a una vita in canile, soprattutto per quel tipo di razze che sono definite Terrier di tipo Bull, tra cui rientrano gli American Staffordshire Terrier (Amstaff), American Pitbull Terrier (Pitbull), Staffordshire Bull Terrier e mix di queste tipologie.

Il muso di Lucky, diventato rappresentativo così per l'effetto di propagazione scatenato da un post altamente condiviso partito dalla pagina ufficiale della struttura romana, ci ha però concesso su Kodami di spiegare la barbara “moda” di  Pitbull e Amstaff prima sfruttati per la loro “immagine” e poi mollati come pacchi indesiderati da persone incapaci di costruire una relazione con razze le cui caratteristiche sono esattamente l’opposto rispetto ai luoghi comuni: dolcezza e tanta fragilità.

A Lucky è andata bene, ma la questione Pitbull in canile non cambia

Il nostro articolo precedente, sebbene parta da un'informazione che nell'arco di poche ore è cambiata e assolutamente in meglio per il cane su cui si sono puntati i riflettori, non è però da modificare nella sua essenza. Il focus principale del racconto di Lucky, infatti, era ed è quello di far concentrare l'attenzione delle persone sul destino di questa tipologia di cani quando finiscono nelle mani sbagliate. Tutte le osservazioni e le considerazioni fatte nel pezzo precedente, dunque, anche in questo caso sono da ribadire e sottolineare ancora una volta: «Il destino di queste tipologie di cani è spesso quella di essere presi da piccoli senza considerare quanto bisogna costruire una relazione fatta di sane regole e mediazione con loro, di conoscenza reciproca e di appoggio – come ha spiegato Claudia Marini – Già in pre-adolescenza hanno bisogno di molta presa di coscienza da parte delle persone per essere gestiti e incanalati ad esprimersi al meglio. Nel peggiore dei casi sono uno status da esibire e la maggior parte delle persone non riesce a contenere la loro fisicità e il loro temperamento».

Il punto rimane dunque e ancora che un cane, di qualsiasi razza o meticcio, non si sceglie per moda e che soprattutto non rappresenta uno "status symbol". Stesso concetto, del resto, che i responsabili del canile della Muratella hanno voluto ribadire nel post in cui hanno aggiornato chi li segue sull'evoluzione positiva della storia di Lucky ma mettendo l'accento sul dato di fatto che le numerose richieste di interesse ricevute per la tenerezza suscitata dalla foto del cane abbandonato fuori al canile potrebbero essere assolutamente le stesse da rivolgere a ben altri 600 cani che sono nel canile di Ponte Marconi.

I Pit, gli Amstaff e tutti i mix di "bulli" della Muratella: l'appello del canile romano

«Noi abbiamo circa 600 cani attualmente, entrati in canile in silenzio, e che restano in una gabbia con l’unica colpa di non aver fatto parlare di sé. Probabilmente chi non vive il canile da dentro, come noi, non è portato a pensare che dietro a ognuno di loro, dentro a ogni box, ci sia una storia … In fondo che cosa sapevate di Lucky? La sua età, che è un Pitbull/Amstaff e che era stato abbandonato. La razza è quella, l’età è scritta su ogni foto, e le loro storie le potete solo immaginare. Se davvero la richiesta di Lucky l’avete fatta col cuore, siamo sicuri che tutti voi che avevate in casa un posto per lui, lo regalerete a uno di loro». Questo è solo un estratto del lungo post del Canile della Muratella in cui, appunto, si prova a spiegare quanto accaduto per il caso di Lucky ma soprattutto si mostrano con una fotogallery di 46 immagini le foto degli altri Terrier di tipo Bull che sono ospitati nella struttura romana.

Cosa fare se si incontra un cane smarrito

Ultimo ma non ultimo, ci preme sottolineare che sebbene la persona che ha trovato Lucky gli ha permesso di ritornare alla sua famiglia, non è quello il modo corretto di agire se si vuole mettere un cane in sicurezza.

  • Lato proprietari, nel caso di smarrimento, se le prime ricerche non hanno dato l’esito sperato, la prima cosa da fare è denunciarne la scomparsa. Lo smarrimento deve essere denunciato ad una delle autorità competenti. Potrà essere denunciato ad una forza pubblica (Carabinieri, Polizia di Stato o Polizia Municipale), ma anche alla Asl territorialmente competente (dipartimento di prevenzione veterinaria dell’Asl o anche veterinario libero professionista accreditato presso il dipartimento di prevenzione veterinaria dell’Asl). Risulta fondamentale presentare la denuncia in forma scritta e richiederne una copia. Nel caso di un cane anziano la cui iscrizione all'anagrafe canina potrebbe essere stata fatta con l'apposizione di un tatuaggio, può essere opportuno fare la denuncia anche alla Asl, comunicando il numero di tatuaggio. In caso di microchippatura è sufficiente la denuncia fatta alle forze dell'ordine. Ricordate che la denuncia non è un’opzione. Il proprietario ha l'obbligo di presentarla. Ove non lo facesse rischierebbe di essere accusato del reato di abbandono di animali.
  • Nel caso di ritrovamento, allo stesso modo, si deve contattare la polizia o la Asl competente per territorio. Ove si ritrovi un cane di terzi, apparentemente smarrito, occorre ugualmente farne denuncia alle autorità competenti. In questo caso, soprattutto se si ha il possesso del cane, l’omissione può comportare il rischio di un’accusa per appropriazione indebita.

Il collare con le borchie come simbolo dei bulli umani

E infine una nota su un aspetto che avevo messo in evidenza nell'articolo precedente: il collare con le borchie intorno al collo di Lucky che spiccava osservando la foto del cane legato fuori al canile. Ci ho riflettuto molto, ma per la considerazione che ho fatto su quell'oggetto non credo sia necessario "rimangiarsi le parole". Non saranno i proprietari di Lucky il genere di persone che prende un Amstaff o un Pitbull solo per fare sfoggio della razza e dunque caricandolo anche di simboli più o meno evocativi dell'aggressività (umana, non canina). Invito anzi la famiglia di Lucky a contattarci se ha voglia di condividere con noi qualcosa in più su quella che speriamo sia una sanissima relazione tra loro e il meraviglioso "cane simbolo" del canile della Muratella. Ma a prescindere dalla storia in sé, rimane l'osservazione che ancora sono tanti i cani di questa tipologia che girano nelle nostre città e in quelle di tanti altri paesi al mondo con collari di ferro, catene a mo' di guinzagli, strozzati e strattonati o stretti al fianco degli umani che li accompagnano senza manco la minima possibilità di annusare intorno. Soggetti relegati all'esigenza degli uomini cui appartengono di incutere così paura in chi li incontra. Ecco, pur facendo un passo indietro assolutamente necessario rispetto al caso di Lucky, confermo ancora una volta l'invito a non pensare a come rendere il proprio compagno più "figo" ma solo più felice.

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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