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La sterilizzazione cambia il carattere del gatto?

La sterilizzazione cambia diversi aspetti del carattere del gatto, ma questi cambiamenti sono vere e proprie deviazioni dello sviluppo. È indubbio che alcune conseguenze facilitino la convivenza con l’uomo e la gestione del gatto, ma bisogna tenere presenti anche i cambiamenti negativi.

23 Ottobre 2023
9:00
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Membro del comitato scientifico di Kodami
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La sterilizzazione – o meglio la castrazione, che consiste nella rimozione degli organi e degli ormoni sessuali – cambia diversi aspetti del carattere del gatto, che risultano essere vere e proprie deviazioni dello sviluppo.

A livello collettivo, questi cambiamenti vengono sminuiti o viene data loro minor enfasi quando messi a confronto con le facilitazioni alla gestione dell’animale indotte dall’intervento, oppure quando si tira in causa la demografia felina. Eppure, una discussione più etica e approfondita attorno al trattamento riservato ad una specie che è chiamata ad adattarsi sempre di più alle storture della società umana sarebbe doverosa.

La riproduzione è uno dei dettami della conservazione delle specie. Senza riproduzione non esisterebbe evoluzione ed una specie che non evolve – ovvero che non si riproduce – è destinata ad estinguersi.

I meccanismi legati alla riproduzione sono cablati nelle aree antiche del cervello. La fisiologia della riproduzione è connaturata allo sviluppo dell’organismo sia da un punto di vista fisico che da un punto di vista mentale e coinvolge l’intero ciclo di vita. Il passaggio dall’età infantile alla pubertà, che nei mammiferi segna l’inizio della maturazione sessuale, si caratterizza per trasformazioni metaboliche, organiche e comportamentali che cambiano l'organizzazione delle reti neurali e modificano le traiettorie di sviluppo del cervello, così come la personalità e, in cascata, l’insieme dei comportamenti manifesti. La maternità cambia l'assetto cerebrale, modifica certe aree del cervello, la loro organizzazione complessiva e le interazioni reciproche, con ripercussioni sull'intero sistema mente-corpo.

Purtroppo, quando si parla di animali domestici il rispetto di questo ciclo è un aspetto che viene sacrificato sistematicamente nella pratica. Con i gatti, poi, la castrazione è un intervento percepito come strumento per fare in modo che questi animali possano diventare gestibili all’interno delle nostre case, dei nostri quartieri e compatibili con lo stile di vita antropocentrico a cui, in nome dell'adozione, ci aspettiamo di abituarli.

Come cambia il gatto dopo la sterilizzazione

È indubbio che la castrazione comporti una serie di conseguenze che facilitano la convivenza con l’uomo e la gestione del gatto:

  • il gatto – di entrambi i sessi – riduce l’estensione del suo territorio, limita gli scontri a dispute territoriali escludendo quelle sessuali (spesso più cruente e dannose sul piano fisico), contrae meno malattie trasmissibili sessualmente che andrebbero trattate;
  • la gatta non va in calore vocalizzando intensamente nottetempo, non produce gattini di cui occuparsi, non attira con i suoi calori i gatti (e la loro urina) del circondario;
  • il maschio è meno inquieto, meno aggressivo, non vocalizza la notte, non marca sessualmente (quindi non produce cattivi odori in cassetta né in casa), non si assenta per giorni durante il corteggiamento, non torna ferito e affamato.

Tutte queste “correzioni” al comportamento sopprimono nel gatto una bella fetta del suo repertorio emotivo, cognitivo e comportamentale ma lo rendono più gestibile in termini di esigenze pratiche – ma anche emotive – umane.

Tuttavia, esistono anche cambiamenti negativi che spesso si manca di menzionare: il gatto perde vigore a causa del rallentamento del metabolismo il che può comportare un aumento di peso non giustificato dalla dieta; l’intervento chirurgico spesso segna uno spartiacque rispetto al modo con cui il gatto percepisce gli spostamenti e, a volte, anche il contatto fisico con le persone o la fiducia che ripone in loro; alcuni gatti diventano più ansiosi e, soprattutto se non stimolati opportunamente, posso impigrirsi, demotivarsi, deprimersi.

I benefici e i rischi della sterilizzazione per il gatto

La medica veterinaria tende a sottolineare molto – anche in ottica persuasiva rispetto al pubblico – i benefici della castrazione che ho già elencato. Questo è dovuto non solo alla maggiore facilità di gestione dell’animale in un contesto casalingo ma anche al fatto che, su un piano prettamente politico, la castrazione è la strategia

di riferimento per il controllo demografico della popolazione felina domestica e c’è una convergenza abbastanza diffusa a livello internazionale riguardo il fatto che i gatti siano troppi e che ne vadano gestiti i numeri.

I rischi, invece, vengono per lo più valutati in termini innocuità o meno dell’intervento chirurgico. Si parla di metodi più sicuri per la sedazione, di tempi di intervento, di impatto della fase di medicazione per i pet mate e dei tempi più idonei per la riconsegna del gatto alla famiglia.

Grande attenzione al corpo, quindi, mentre l’aspetto emotivo, caratteriale, sociale, si tende a derubricarlo come una “maggiore serenità acquisita”.  Anche a livello di ricerca sembra esserci scarso interesse a riguardo: sono pochi i dati longitudinali sulle implicazioni della castrazione/sterilizzazione sulla personalità – se non le ben note ovvietà legate alla mancanza di vivacità sessuale – e sul legame tra ormoni riproduttivi e altri aspetti del sistema mente-corpo, tutti aspetti che sollevano interrogativi leciti, eticamente doverosi e interessanti sul piano scientifico.

Forse i tempi non sono ancora maturi per una discussione scientifica e culturale sulla nostra relazione con il gatto che esca dall’ottica del controllo integrale (e integralista) di questa specie. Al momento, e soprattutto nell’Occidente urbanizzato, lo storytelling dominante sul gatto lo vede o come animale d’appartamento – che lasciato integro faticherà ad adattarsi e diventerà oggettivamente difficile da gestire – o un animale nocivo e, ancor più in regime di crisi ambientale, intollerabile in contesto aperto, che va limitato nei numeri, contenuto, eradicato dove si può. Quindi non c’è “spazio” per sollevare dubbi in merito alla castrazione/sterilizzazione, anzi i dubbi a riguardo hanno le sembianze di un tabù. D’altra parte, la scienza non è mai neutrale perché è fatta di domande poste dagli uomini all’interno del contesto storico-culturale che determina la qualità delle stesse: sarà interessante vedere se in futuro l’assetto culturale attorno a questo animale cambierà e se anche le domande di ricerca attorno alla mente felina potranno a farlo.

Sul cane questo passaggio è già stato fatto. Dopo anni trascorsi ad assicurarci che l'intervento fosse ininfluente e che, anzi, avrebbe migliorato la qualità della vita del cane, ora la ricerca invoca cautela, sottolineando come sia nel maschio che nella femmina l'intervento vada valutato in modo oculato, soggettivo e in dipendenza al contesto.

Le informazioni fornite su www.kodami.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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Sonia Campa
Consulente per la relazione uomo-gatto
Sono diplomata al Master in Etologia degli Animali d'Affezione dell'Università di Pisa, educatrice ed istruttrice cinofila formata in SIUA. Lavoro come consulente della relazione uomo-gatto e uomo-cane con un approccio relazionale e sono autrice del libro "L'insostenibile tenerezza del gatto".
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