La Stazione Zoologica Anton Dohrn – Istituto di Biologia Ecologia e Biotecnologie marine di Napoli, che si occupa di ricerca biologica in mare, ha vinto un importante riconoscimento. È stata infatti inclusa tra i migliori dieci enti di ricerca al mondo nell'ambito della biologia marina. Il prestigioso merito gli è stato conferito da Expertscape, una piattaforma mondiale che compara oltre 10.000 istituti di ricerca di tutto il mondo valutando l'importanza degli studi effettuati all'interno dell'ente e la reputazione degli scienziati e dell'istituto.
D'altronde la Stazione Zoologica di Napoli può vantare un gran numero di esperti, come il direttore Roberto Danovaro, considerato il massimo esperto in Biologia Marina presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn Napoli negli anni 2011-202. Sono sempre di più inoltre le attività proposte e promulgate dall'istituto. Tra queste, è da poco stato riaperto l'Acquario di Napoli, precisamente l'8 giugno, il più antico d'Italia fondato per la prima volta nel 1872 dallo zoologo Anton Dohrn per divulgare la conoscenza del mondo sottomarino, e che ospita oltre 200 specie animali e vegetali.
Ma non solo: a breve infatti aprirà anche il Museo Darwin-Dohrn, ospitato dalla Casina del Boschetto, all’interno della Villa Comunale di Napoli, che ha lo scopo di promuovere la divulgazione e la conoscenza della biodiversità e dell’evoluzione della vita marina. Inoltre, la Stazione ospiterà anche l’EUVEN – European Venom Network, una rete internazionale di ricerca sullo studio dei veleni animali, che possono risultare particolarmente utili nello sviluppo di farmaci. Infine, è già in cantiere anche un altro importante progetto: la costruzione della più moderna e innovativa nave oceanografica per l’esplorazione degli ambienti costieri e profondi del Mediterraneo, che dovrebbe essere messa in mare entro la fine del 2022.
I mari e gli oceani sono una risorsa ancora per lo più sconosciuta, soprattuto riguardo le zone abissali e molto profonde, conoscenze però che sono fondamentali per cercare di prevedere come i cambiamenti climatici agiranno in questi ambienti e sugli organismi che ci vivono. Solo attraverso la ricerca scientifica è infatti possibile mettere in atto delle strategie per tutelare questi grandi serbatoi di biodiversità.