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18 Agosto 2021
10:31

La crudeltà inflitta al leone deriso attraverso una vetrata. Il video dello zoo libanese

Lo zoo di Zekrite in Libano, ha pubblicato un video di cattivo gusto che ritrae un leone visibilmente infastidito dai visitatori. Ma scorrendo le immagini utilizzate dalla struttura sui propri canali social si scopre che questo trattamento non è riservato solo al leone ma a molte altre specie, avvicinate, toccate e nutrite dai visitatori, forse inconsapevoli del disagio arrecato alla fauna selvatica in cattività.

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Allo zoo Animal City di Zekrite, una cittadina situata pochi chilometri a nord di Beirut, la capitale del Libano, i visitatori possono entrare in un box costruito in plexiglass, oltre al quale si trova il recinto dei leoni. La nuova attrazione del parco è stata pubblicizzata attraverso un video pubblicato il 20 luglio scorso, in cui si vede un maschio adulto di leone visibilmente infastidito dalla presenza dei turisti che sono invece molto divertiti dal suo comportamento. Sotto al video, il testo recita: «Rendi memorabile la tua visita all'Animal City con il faccia a faccia con il nostro leone».

Le strazianti immagini del mammifero che, infastidito, gratta il vetro mentre i turisti lo imitano ridendo e scattando fotografie, hanno generato numerosi commenti negativi da parte degli utenti di Instagram e Facebook, spingendo inoltre la piattaforma One Green Planet ad avviare una petizione con l'obiettivo di salvare l'animale: un maschio di circa 3 anni torturato per scopi unicamente pubblicitari.

Kodami non rilancia il video sul nostro sito né attraverso i nostri account social per rispetto dell'animale e perché quelle immagini nulla aggiungono a quanto descritto nel nostro articolo.

Il disagio del leone, del varano, degli orsi e dei serpenti

Le visite allo zoo sono cambiate molto negli ultimi anni. Molte strutture infatti, consapevoli del fatto che gli animali mantenuti in cattività non potranno mai raggiungere il livello di benessere che hanno in natura, hanno cominciato a modificare gli ambienti, rendendoli nel limite del possibile più adatti, riducendo gli orari delle visite e permettendo ai turisti di osservare gli animali solo in seguito ad un'attenta sensibilizzazione, in modo da ridurre il più possibile le sofferenze degli animali ospitati. Si tratta di un processo molto lungo, che non ha ancora raggiunto tutte le strutture e in alcuni casi non viene rispettato quanto si crede.

Il risultato di questo percorso però è legato alla percezione dei visitatori: molti infatti, dopo aver osservato consapevolmente i comportamenti degli animali, prendono coscienza delle violenze cui sono sottoposti in alcuni zoo e della sofferenza causata, in ogni caso, dalla reclusione. Non sembra però essere questo l'obiettivo dello zoo libanese che, attraverso i social, dimostra invece di non voler percorrere questa strada e preferisce guadagnare visitatori pubblicizzando la possibilità di avere un contatto diretto con la fauna e, in questo modo, normalizzando le immagini di sofferenza di esseri viventi trattati come prigionieri esposti per il solo divertimento degli esseri umani, i quali per una foto calpestano il loro benessere già impedito dalla reclusione.

Ciò che si vede nel video del leone infatti, non è un trattamento riservato solo a lui: scorrendo le immagini pubblicate sul profilo dell'Animal City, si possono incontrare anche fotografie di bambini che portano al guinzaglio un varano, coppie che abbracciano gli orsi e modelle in posa con i serpenti. Come se la cattività non causasse già di per sé abbastanza sofferenze.

Gli attivisti locali e la petizione di One Green Planet

Prima ancora che le immagini riprese all'interno del recinto del leone diventassero famose in tutto il mondo, un gruppo di attivisti della zona ha creato un profilo social alternativo, attraverso il quale vengono pubblicate nuovamente le stesse foto utilizzate dallo zoo per pubblicizzarsi, accompagnate però da commenti che approfondiscono i motivi per cui le visite concesse ai turisti vengono considerate un vero e proprio maltrattamento, colmando in questo modo le lacune della comunicazione attuata da parte della struttura che, come molti zoo, si pubblicizza sul proprio sito come: «Un luogo in cui venire educati alla tutela della fauna e diventare i futuri difensori degli animali».

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Una volta scoperta la triste storia degli animali che vivono in cattività all'interno dello zoo libanese, la piattaforma One Green Planet ha lanciato una raccolta firme con l'obiettivo di trasferire il leone ripreso nel video in una struttura che permetta una migliore qualità della vita, dove non vi sia una presenza costante ed invasiva di turisti: «Tutti gli animali dovrebbero vivere insieme alle proprie famiglie, non negli zoo dove i recinti sono minuscoli e circondati da persone rumorose per tutto il giorno – si legge nel testo della petizione – Molti di loro ripetono comportamenti in continuazione, stereotipie dannose per la loro salute psicofisica. Gli unici che ne traggono vantaggio sono i proprietari dello zoo dove vengono tenuti prigionieri».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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