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7 Febbraio 2022
15:11

La Corea del Sud chiuderà le “fattorie della bile”, l’inferno degli Orsi della Luna

Una buona notizia arriva dalla Corea del Sud: il Paese ha firmato un accordo in cui si impegna a mettere fine agli allevamenti degli Orsi della Luna per l’estrazione della loro bile a partire da gennaio 2026.

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Si chiamano “fattorie della bile” ma in realtà sono veri e propri lager, dove migliaia di orsi vengono sottoposti ad atroci sofferenze per l’estrazione della loro bile, sostanza considerata preziosa per la creazione di preparati e unguenti nella medicina tradizionale cinese.

Catturati da cuccioli con trappole che spesso causano loro terribili mutilazioni, gli Orsi Neri Asiatici o Orsi della Luna, specie prescelta per questa pratica assurda, vengono imprigionati per tutta la durata della loro vita, in strette gabbie di metallo che impediscono loro qualsiasi movimento, deformandone le ossa e causando l'atrofizzazione gli arti.

Le “fattorie della bile” sono in Asia, più precisamente in Cina, Vietnam e Corea del Sud. La lotta degli attivisti per far chiudere questi allevamenti dell’orrore dura da anni e, sebbene qualche piccola vittoria l’abbiano anche riportata, non sono riusciti ancora a far cessare questa usanza efferata.

Tuttavia, una buona notizia arriva dal Ministero dell'Ambiente Sudcoreano che, come riportato dal World Animal Protection, l’organizzazione internazionale no-profit per i diritti degli animali, ha firmato un accordo congiunto con la Bear Farmers Association e alcune altre organizzazioni per la protezione degli animali, in cui si impegna a mettere fine agli allevamenti lager degli orsi per l’estrazione della loro bile a partire da gennaio 2026.

Il Governo ha annunciato anche che comincerà una campagna di sterilizzazione di tutti gli orsi all’interno degli allevamenti esistenti e che costruirà in tutto il paese diversi santuari per ospitare gli orsi che saranno liberati dalle “fattorie” dell’orrore.

Il tragico destino degli Orsi della Luna

Ci sono tipi di vita peggiori della morte e quello dell’Orso nero asiatico è esattamente tra questi. Per i mammiferi appartenenti a questa specie, che vengono chiamati anche Orsi della Luna per via della loro bellissima mezzaluna sul torace, se già non bastassero le minacce più comuni, come bracconaggio e scomparsa dell’habitat, a mettere a repentaglio la loro sopravvivenza, si aggiunge la domanda, ancora molto alta nel sud-est asiatico, di prodotti a base della loro bile utilizzati, come detto, nella medicina tradizionale cinese.

La pratica dell’estrazione della bile è davvero terribile da raccontare: per essere “munti” giornalmente ai disgraziati animali viene impiantato nelle cistifellee un rudimentale catetere di metallo, altrimenti vengono fatti alcuni fori sull’addome che restano aperti permanentemente infettandosi, attraverso i quali la bile gocciola. Molti orsi cercano di uccidersi per porre fine alle loro sofferenze, ma anche ciò gli viene impedito, segandogli o strappandogli denti e artigli, lasciando loro solo la possibilità di impazzire a vita.

La missione di Jill Robinson: chiudere tutte le fattorie dell'orrore

Il salvataggio degli Orsi della Luna inizia nel 1993: l’inglese Jill Robinson visita in Cina uno di questi allevamenti infernali e ne rimane talmente sconvolta che decide di fondare l’Animals Asia Foundation, il cui obiettivo è porre fine alle “fattorie” della bile, ma non solo.

Infatti, l’organizzazione si occupa anche di riscattare gli orsi da quella vita infernale, accogliendoli e curandoli, una volta liberati, nelle sue riserve naturali. La riabilitazione, infatti, richiede diversi mesi, perché gli animali arrivano in condizioni disperate, molti sono mutilati, altri presentano infezioni gravissime. Il lavoro di recupero è lunghissimo anche perché è necessario rimetterli in sesto fisicamente, ma anche psicologicamente, cercando di far dimenticare loro gli orrori subiti.

Questa è l’attività più importante, ma ce c’è un’altra altrettanto importante che riguarda la sensibilizzazione dell’opinione pubblica mondiale e la promozione di un cambiamento attraverso la ricerca, l’informazione e l’educazione. Infatti, per riuscire a porre fine alle sofferenze di migliaia di orsi e assicurare la loro sopravvivenza, è necessario ridurre ed eradicare la domanda di prodotti a base di bile d’orso, visto che oltretutto, sono disponibili ormai alternative erboristiche e sintetiche, altrettanto efficaci e a basso costo. Ma le tradizioni, si sa, sono dure da vincere.

Nel 2000 Animals Asia Foundation è riuscita a concludere un accordo a dir poco storico con il Governo Cinese il quale ha accettato di liberare 500 orsi dalle fattorie lager e di chiudere progressivamente  tutti gli allevamenti. Da allora sono state chiuse 40 strutture e tutti gli orsi all’intento affidati alle cure dell’organizzazione nell’oasi di Chengdu. Più recentemente Animals Asia ha firmato un accordo esclusivo con il governo vietnamita per chiudere definitivamente le fattorie della bile presenti nel Paese e portare al sicuro i 438 orsi rimasti in cattività.

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Simona Sirianni
Giornalista
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