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1 Marzo 2023
15:36

La cattività modifica il corpo e il comportamento degli animali rendendo più difficile il loro ritorno in natura

Gli animali allevati in cattività per essere rilasciati in natura possono sviluppare cambiamenti fenotipici nel corpo o nel comportamento che rende più difficile la loro sopravvivenza.

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L'enorme impatto delle attività umane sulla natura e le altre forme di vita ci ha costretti ad adottare misure drastiche per aiutare le altre specie riprendersi ed evitare che spariscano per sempre. Tra queste, ci sono specifici progetti di allevamento in cattività di specie minacciate esclusivamente finalizzati al successivo rilascio in natura. Questi progetti puntano a far tornare gli animali nelle aree in cui sono del tutto spariti oppure servono a rinfoltire le popolazioni ormai in declino e numericamente in forte affanno.

Questo tipo di attività è perciò diventato uno strumento centrale nella biologia della conservazione e le popolazioni in cattività, purtroppo, avranno un ruolo sempre più importante per prevenire nuove estinzioni o per ristabilire comunità selvatiche ormai perdute o in difficoltà. C'è però un ma: gli animali nati in cattività possono sviluppare cambiamenti in parti del corpo, nel comportamento o nello stato di salute che riducono le loro possibilità di sopravvivenza una volta tornati in natura, come dimostrano i risultati di un nuovo studio recentemente pubblicato su Biological Reviews.

Secondo i ricercatori dell'Australian National University, le condizioni di vita e le pressioni che affrontano gli animali in cattività sono quasi sempre molto diverse da quelle a cui sarebbero andati incontro nascendo e crescendo in natura, il che può influenzare la crescita e lo sviluppo degli individui in molti modi differenti. Alcuni di questi cambiamenti sono molto evidenti, mentre altri sono più difficili da rilevare e ciò può mettere in seria difficoltà i programmi di reintroduzione per le specie minacciate di estinzione.

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Le farfalle monarca (Danaus plexippus) nate in cattività perdono tratti comportamentali fondamentali per la migrazione, come le capacità di orientamento.

Questi cambiamenti, noti come cambiamenti fenotipici, possono avvenire in vari modi. Per esempio, i pesci nati negli acquari spesso sviluppo forme e proporzioni del corpo molto diverse da quelle che avrebbero se fossero nati in natura. Oppure, alcune specie migratrici di farfalle, come la monarca, una volta reintrodotte allo stato selvatico non sanno più come migrare. Altri cambiamenti legati alla vita in cattività sono invece più criptici: i leoni che vengono alimentati con cibi morbidi, per esempio, sviluppano mascelle più deboli, mentre i minacciati pappagalli panciarancio crescono con una forma dell'ala diversa e meno efficiente.

Nascere e crescere in cattività, inoltre, può essere molto stressante per alcuni animali adattati a vivere in condizioni ambientali o sociali impossibili da replicare in cattività, come gli uccelli che volano su ampie porzioni di territorio o i mammiferi marini e i cetacei che vivono in grossi gruppi. Questi animali, vivendo in condizioni di stress cronico, sviluppano uno stato di salute precario e questo, ovviamente, riduce di molto le possibilità di sopravvivenza in natura. Non è però ancora del tutto chiaro quanti e quali cambiamenti possono svilupparsi in cattività, né quali siano effettivamente i fattori precisi che determinano queste modifiche.

Questo studio intende quindi sottolineare come l'allevamento in cattività a volte può causare cambiamenti inaspettati che potrebbero svantaggiare gli animali destinati al rilascio in natura, rendendo così vani gli enormi sforzi messi in campo per salvarli. E se gli animali cambiano a tal punto da avere maggiori difficoltà a sopravvivere e riprodursi in natura, allora occorre analizzare in maniera più dettagliata questo problema per capire come risolverlo.

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I minacciati pappagalli panciarancio (Neophema chrysogaster) nati in cattività sviluppano un bordo dell’ala più convesso che rende più difficile volare su lunghe distanze. Foto da Wikimedia Commons

È proprio questo l'obiettivo principale degli autori dello studio, porre l'attenzione su questi cambiamenti e sfruttare l'opportunità per approfondirli e mitigarli il prima possibile per aumentare le chance di sopravvivenza in natura degli animali nati in cattività. Siamo nel bel mezzo della sesta estinzione di massa e le specie stanno sparendo a ritmi innaturalmente veloci. Il rilascio in natura di animali nati in cattività rimane purtroppo uno dei principali strumenti a disposizione degli esperti per tamponare o scongiurare il declino della biodiversità in tutto il mondo.

Affrontare e risolvere tutte queste lacune legate all'allevamento in cattività – concludono i ricercatori nello studio – fornirà importanti spunti per migliorare i progetti di reintroduzione in natura e per affrontare al meglio le complesse sfide della conservazione ed etiche che si profilano all'orizzonte per la biodiversità in un mondo che cambia troppo velocemente.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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