1 Agosto 2021
18:00

Isole Farne, nel santuario ornitologico il Covid e l’assenza di visitatori hanno cambiato le abitudini degli uccelli marini

Le isole Farne, situate al largo della costa del Northumberland, all’estremità nord-orientale dell’Inghilterra, sono un vero e proprio santuario ornitologico gestito dal National Trust, associazione che attualmente sta portando avanti alcuni studi per scoprire in che modo il ritorno dei turisti influenzerà le nuove abitudini degli uccelli.

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Sterne artiche, edredoni, marangoni dal ciuffo, pulcinelle di mare, gazze marine, gabbiani e urie. Le isole Farne, situate al largo della costa del Northumberland, all’estremità nord orientale dell’Inghilterra, a ridosso del confine scozzese, sono un vero e proprio santuario ornitologico che ospita circa 100.000 coppie di uccelli marini nidificanti.

La gestione di questo patrimonio inestimabile è affidata al National Trust, organizzazione che ha il compito di conservare e proteggere l'eredità naturale e storica di Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord, e che oggi si vede impegnato in una nuova osservazione di questo paradiso dell'avifauna post pandemia.

Pandemia e lockdown hanno cambiato le abitudini anche degli uccelli marini

Infatti, se il Covid ha cambiato tutte le abitudini degli essere umani, i lockdown e l’assenza di visitatori sulle isole hanno cambiato molto anche le abitudini degli uccelli, i quali, sfruttando il momento di solitudine hanno sperimentato nuovi comportamenti, soprattutto spostando i loro punti di nidificazione. È ciò che spiegano sul Guardian i ranger dell’associazione che stanno appunto portando avanti alcuni studi per scoprire in che modo il ritorno dei turisti influenzerà le nuove abitudini degli uccelli.

L’assenza degli escursionisti e dei ranger, dicono i ricercatori, è stata un vantaggio per alcune specie, ma ha reso la vita più difficile per altre. Come per esempio per le sterne, le quali si sarebbero spostate perché non difese dal personale del National Trust, i quali, per le restrizioni e i blocchi non hanno potuto essere presenti come sempre sulle isole a respingere i loro predatori.

Come il ritorno degli escursionisti influenzerà l'avifauna selvatica

Le isole hanno riaperto ai visitatori il 21 giugno dopo una chiusura di 18 mesi: «Una delle conseguenze più affascinanti del non avere avuto visitatori nelle isole nell'ultimo anno e mezzo, è stato l'effetto che sembra aver avuto sulla fauna selvatica», ha affermato Harriet Reid, ranger del Farne Islands National Trust.

Dagli ultimi monitoraggi, nonostante il conteggio degli uccelli marini di quest'anno sia ancora in corso, i primi segnali mostrano che, per esempio, le pulcinelle di mare, pur soffrendo a causa del maltempo che ha distrutto diverse tane, hanno avuto una stagione riproduttiva positiva, con molte nascite nelle ultime settimane, conferma Reid. Secondo cui, anche fulmari, tridattili, urie e marangoni dal ciuffo hanno avuto un’ottima stagione.

Le isole Farne, scenario ornitologico senza paragoni

Le Farne sono 28 isolotti non più grandi di uno scoglio conosciute e visitate dagli appassionati di natura per l’infinita quantità di uccelli che vi nidificano e per la possibilità di osservare tutti gli animali presenti da molto vicino. Qui, infatti, si trovano in numero rilevante quasi tutti gli alcidi nidificanti della Gran Bretagna, con la sola eccezione dell’uria nera. C’è un un’importante colonia di foca grigia, circa 4000 esemplari e si possono vedere le pulcinelle di mare, ce ne sono circa 55mila coppie.

C’è l’uria, 30mila coppie, e  la Gazza marina anche se in numero minore, circa 300 coppie. Tra le specie di gabbiano, si può osservate il comune, il reale nordico, lo Zafferano, il Mugnaiaccio e il Tridattilo. E poi naturalmente le bellissime sterne che arrivano e si fermano sull’arcipelago per deporre le uova, dopo aver volato per migliaia di chilometri.

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Simona Sirianni
Giornalista
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