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22 Aprile 2024
17:21

Il mio cane sa se sto mentendo?

I cani sanno quando gli stiamo mentendo? Secondo alcuni studi sì e ci valutano in base al nostro comportamento: dopo aver ricevuto un'informazione falsa da parte di una persona, tendono a non fidarsi più di lei.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Molte persone si chiedono se i loro cani siano in grado di comprendere che gli si sta mentendo. Ebbene ci sono studi che ci dicono di sì e che dipende dalla sviluppatissima intelligenza sociale di cui sono dotati. Sappiamo infatti quanto i cani siano bravi a trarre informazioni dalle nostre espressioni, per esempio, e anche che sono in grado di fiutare il nostro stato emotivo. Ma è meglio approfondire questo tema per chiarire bene cosa sappiamo ad oggi dei nostri compagni canini.

Come fanno i cani a capire che stiamo mentendo

In realtà quello che è stato osservato in alcuni studi, come per esempio quello condotto dal team del professor Akiko Takaoka dell’Università di Kyoto in Giappone, forse il più citato in merito, non ci dice che il cane riconosca che stiamo mentendo, ma che dopo aver ricevuto una informazione falsa da parte di una persona tendono a non fidarsi più di questa.

In pratica, come si legge nello studio, se una persona ha indicato loro un contenitore che avrebbe dovuto nascondere del cibo ma che poi si è rivelato vuoto – quindi quella persona ha “detto” il falso – ecco che i cani valuteranno le sue successive indicazioni come potenzialmente false e non si fideranno più di lui.

Questo studio non mostra che i cani sanno quando mentiamo ma che se gli mentiamo anche una sola volta, e loro ne vivono l’esperienza diretta, ecco che sceglieranno di non cascarci di nuovo. E come biasimarli?

Il punto importante è che mentire ad un cane non significa certo dire delle bugie a parole, ovviamente, ma dargli informazioni sbagliate o ingannarlo attraverso il nostro comportamento e atteggiamento e anche indurlo a fare esperienze negative intenzionalmente. Tutto ciò il cane è in grado di comprenderlo grazie alla sua spiccata intelligenza sociale che si esprime in molteplici modi, soprattutto nelle sue abilità cognitive preposte alla comprensione del nostro linguaggio del corpo e delle espressioni facciali, oltre che alla capacità di “annusare” il nostro stato emozionale.

Tutte queste informazioni fanno sì che i cani possano trarre delle conclusioni sul nostro comportamento “morale” nei suoi confronti e che sono in grado di anticipare le nostre intenzioni grazie ad una spiccata facoltà cognitiva, di cui hanno dato ampiamente prova, ossia l’inferenza (la deduzione che si basa su esperienze pregresse).

Come reagiscono i cani quando gli mentiamo?

La fiducia, dicevamo, è uno degli elementi fondanti della relazione tra individui. Questo vale per noi quanto per i cani. Ci sono naturalmente individui che tendono ad essere più fiduciosi, positivi nelle interazioni, molto pro-sociali e resilienti, altri che lo sono molto meno.

Nel caso in cui abbiamo un cane ben disposto ad accordarci fiducia, lascerà correre malintesi e “menzogne” – ovviamente fino ad un certo punto – continuando a fidarsi di noi. Altri individui invece potrebbero non essere così ben disposti, essere diffidenti di per sé, e metterci molto tempo a dare fiducia a qualcuno. Ciò dipende da una moltitudine di fattori. Ancora una volta possiamo parlare di genetica, ambiente e soprattutto profilo caratteriale influenzato dalle esperienze vissute da quell’individuo. In questo caso avremo un cane che non sarà disponibile nel darci una seconda chances. Ecco che allora tenderà a guardarci con sospetto, alle volte solo in determinate situazioni, in contesti specifici, che gli possono far presagire un possibile ulteriore inganno da parte nostra, ma in altri casi estenderanno questa emozione negativa nei nostri confronti generalizzandola. Una volta persa la fiducia precedentemente accordataci, dunque, sarà molto difficile recuperare. Anche se i cani, lo diciamo per esperienza, hanno dimostrato di essere più pazienti e comprensivi di moltissimi esseri umani, e questo ha portato alcuni ad approfittarsi di questa loro dote.

È possibile che, una volta persa la fiducia in noi e nelle nostre intenzioni, il cane cerchi di evitarci, di non rispondere ai nostri inviti, o ingaggi, nemmeno nelle attività che anche a lui piacciono, come per esempio il fare un gioco che apprezza. In realtà non è che non apprezzi più quel particolare gioco, è che il fare un gioco sociale, che implica cioè l’interazione tra due individui, necessita della fiducia reciproca. Non si può giocare e divertirsi con qualcuno di cui si diffida, che ci si aspetta che prima o dopo ci possa ingannare nuovamente.

Ovviamente ogni cosa andrebbe pesata con la giusta bilancia, che però in questi casi non può essere generalizzata in modo universale. Intendiamo dire che dipende anche dalla gravità dell’inganno agito nei confronti del cane, e dall’intensità della relazione in essere. Il fatto è però che lo stesso tipo di comportamento ingannevole da parte nostra viene misurato dalla soggettività e dalle caratteristiche del cane che lo subisce. Per dire: mentire indicando la presenza di un premietto in cibo in modo ingannevole è un conto, far credere al cane che stiamo per fare qualcosa di bellissimo prima di immobilizzarlo per spingerlo a forza per esempio in uno spazio a lui non gradito è ovviamente un’altra.

Il giudizio morale dei cani

In merito a questa tematica, ossia a quello che potremmo definire giudizio sulla condotta morale di un individuo da parte dei cani, sono stati fatti degli studi, come per esempio quello pubblicato dall’Università di Kyoto nel 2015 dal titolo: “I cani evitano le persone che si comportano negativamente nei confronti dei loro proprietari”.

In questo studio emerge che i cani attuano valutazioni sul comportamento delle persone anche quando non sono direttamente coinvolti. In sostanza, quello che i ricercatori Takaoka, Maeda, Hori, & Fujita hanno osservato è che se una persona estranea assumeva un comportamento d’aiuto nei confronti del loro umano di riferimento quando questo aveva una qualche difficoltà allora erano ben disposti nei suoi confronti e aperti all’interazione successiva con lui, se invece la persona estranea si rifiutava di assistere il loro compagno umano ecco che allora i cani lo evitavano nei suoi tentativi di interazione, persino nelle sue offerte di cibo.

Tutto ciò ci fa comprendere quanto complessa possa essere la mente del nostro compagno a quattro zampe e quanto siano raffinate le sue facoltà di comprensione della situazione sociale, soprattutto per quanto concerne la lettura del comportamento umano. Dovremmo tenerne più conto se il nostro obbiettivo è quello di instaurare una relazione profonda e di fiducia con i nostri quattro zampe, e forse, a questo punto, è proprio il caso di dire che: alla fin fine l’onestà paga sempre, no?

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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