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5 Gennaio 2023
14:18

Il gatto intrappolato da 13 giorni in un palazzo a Torino è stato liberato. «È in perfetta salute»

Il gatto intrappolato da 13 giorni nel seminterrato dell'ex ospedale Maria Adelaide di Torino è stato salvato. Sta bene, ma non ha il microchip. Ora i volontari cercano il suo umano di riferimento.

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Il gatto che da giorni era intrappolato nei sotterranei dell'ex ospedale Maria Adelaide di Torino è stato recuperato da una volontaria e trasportato al canile sanitario della città. Il salvataggio è avvenuto mercoledì 4 gennaio e la notizia è stata diffusa in serata. «Il gatto è in perfetta salute, è sterilizzato ma non ha il microchip – fanno sapere da Enpa, che gestisce la struttura –  Ora speriamo di riuscire a trovare il pet mate il prima possibile».

Ad intervenire non è stata Enpa, ma un'altra associazione attiva nel torinese che, al momento, preferisce mantenere l'anonimato: «A noi è stato portato ieri sera e non abbiamo alcun merito nel recupero – dichiara a Kodami la volontaria di Enpa – La persona che lo ha salvato, invece, non gradisce la notorietà».

Per quanto riguarda il gatto, invece, le buone notizie non finiscono qui perché Mattia Sillano, l'uomo che per giorni si è occupato di questa vicenda monitorando costantemente la presenza dell'animale sul fondo delle grate, ha contattato Kodami per avvisare di aver ricevuto una telefonata dal possibile pet mate: «Ha saputo descrivere perfettamente i tratti unici del suo mantello e appena possibile si recherà al canile sanitario per verificare che si tratti effettivamente di lui e per portarlo a casa».

Come bisognerebbe intervenire in queste situazioni

Ciò che è accaduto in queste settimane ha evidenziato quanto possa diventare complessa l'operazione di recupero di un gatto e come il comportamento dei passanti, incuriositi e preoccupati per i miagolii, sia stato eterogeneo. In questi giorni, infatti, secondo i racconti dei vicini, molte persone hanno chiamato i Vigili Urbani, i Vigili del Fuoco, oppure hanno fornito cibo al gatto attraverso le grate, senza sapere, però, quale fosse la scelta più adeguata.

Nei giorni che hanno preceduto il salvataggio, i volontari hanno quindi scritto un cartello in cui chiedevano di non telefonare ai Vigili del Fuoco, in quanto erano già intervenuti più volte senza riuscire a recuperare il gatto che, spaventato, si nascondeva. I Vigili Urbani, invece, hanno detto chiaramente che non si trattava di un intervento di loro competenza, in quanto l'animale si trovava in una proprietà privata.

Sonia Campa, esperta di comportamento del gatto e membro del comitato scientifico di Kodami, ci spiega quale può essere il comportamento corretto da tenere se ci si imbatte in una situazione simile.«Non sappiamo se l'ambiente del seminterrato di Torino offrisse o meno un'uscita accessibile per il gatto, quindi è difficile descrivere la soluzione adeguata per questa specifica circostanza. Ciò che invece possiamo dire è che più spesso di quanto si immagini i gatti sono in grado risolversi le situazioni da sé – spiega l'esperta – L'intervento delle forze dell'ordine è un aiuto a cui ricorrere solo quando abbiamo la certezza che non vi sia alcuna soluzione alternativa».

Allo stesso tempo, però, è anche importante non decidere di intervenire autonomamente in maniera emotiva, rischiando così di traumatizzare l'animale. «La situazione di salvataggio più classica è quella del gatto che rimane incastrato sull'albero – spiega Campa – Non appena inizia a farsi notare, generalmente si formano capannelli di persone curiose che si fermano, parlano e intervengono con tentativi approssimativi o addirittura potenzialmente pericolosi. In questi casi bisognerebbe invece pensare a quanto le numerose presenze umane possano, in un momento così complicato, preoccupare ulteriormente l'animale, il quale potrebbe decidere di non scendere dall'albero proprio per evitare il rischio di entrare in contatto con tutti gli sconosciuti che lo aspettano lì sotto».

Secondo l'esperta, quindi, bisogna saper essere estremamente delicati, non urlare e accettare che il salvataggio possa necessitare di molto tempo. «Servirebbe certamente maggiore conoscenza riguardo le necessità dei gatti che, spesso, vengono paragonati erroneamente ai cani ma, rispetto a loro hanno bisogno di attenzioni diverse e percepiscono il mondo che li circonda con uno sguardo differente».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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