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4 Gennaio 2023
17:13

Gatto intrappolato da 13 giorni in un palazzo a Torino. «I vigili urbani non sono voluti intervenire»

Da oltre 10 giorni si sentono miagolii di un gatto provenire dai sotterranei del vecchio ospedale Maria Adelaide di Torino. I volontari hanno posizionato una trappola, ma al momento non è stato ancora tratto in salvo.

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Da oltre 10 giorni un gatto è intrappolato nel seminterrato del vecchio ospedale Maria Adelaide di Torino, un grande palazzo in disuso da anni. Nonostante l'intervento di molte persone, a 13 giorni dal primo avvistamento, l'animale non è ancora stato tratto in salvo e si attende che la trappola, posizionata da un'associazione animalista del capoluogo piemontese, consenta finalmente il recupero.

A lanciare per primo l'allarme è stato Mattia Sillano, che abita a pochi passi dalla struttura e, lo scorso 23 dicembre, ha intravisto per la prima volta l'animale. Insieme ad altri passanti, l'uomo ha allertato i Vigili del Fuoco.

«Giunti sul posto mi hanno detto che non potevano scendere perché, secondo il parere del capo unità, era un intervento troppo pericoloso. Mi sono arrabbiato molto ma l'agente ha aggiunto che, trattandosi di un gatto in grado di muoversi nello spazio in cui si trova, a suo parere non necessitava di alcun aiuto e poteva essere lasciato lì», racconta Sillano a Kodami.

Deciso comunque ad aiutare l'animale, l'uomo ha contattato anche la custode della struttura, la quale si è dimostrata immediatamente disponibile a trovare una soluzione. «Mi ha aperto le porte dell'ex ospedale e abbiamo raggiunto insieme il seminterrato – racconta l'uomo – Il gatto non si lasciava avvicinare e gli abbiamo lasciato abbondante acqua a disposizione in attesa di un nuovo intervento delle forze dell'ordine. Abbiamo poi verificato la sicurezza dell'ambiente in cui aveva l'opportunità di muoversi, provando a lasciare una sola porta aperta, in modo che potesse individuare la via d'uscita».

Il mancato intervento dei Vigili Urbani e gli avvisi per i passanti

Silloni sperava, quindi, che la vicenda si concludesse così ma pochi giorni dopo il gatto è tornato nuovamente a farsi sentire attraverso la grata. Purtroppo però, erano arrivati ormai i giorni di Natale, quando per via delle festività, nell'ospedale non c'era nessuno di guardia che potesse aprire le porte ai volontari.

«In quei giorni molte altre persone hanno sentito i miagolii provenire dalle grate del Maria Adelaide e i Vigili Urbani hanno ricevuto numerose segnalazioni. Ciò nonostante non sono mai intervenuti perché hanno detto che non possono attivarsi all'interno di una proprietà privata».

Kodami ha contattato la Polizia Municipale locale e la risposta che abbiamo ottenuto è simile a quella raccontata da Sillano: «Non possiamo fare nulla, perché il gatto si trova all'interno di una proprietà privata. Non è nostra responsabilità intervenire in queste situazioni».

Una risposta che, sebbene sia corretta da un punto di vista legale, non riteniamo soddisfacente per quanto riguarda gli aspetti etici che sottende, come sottolinea anche l'avvocato Salvatore Cappai, esperto di diritto civile e di diritti degli animali. «Proprietà pubblica e privata devono essere lasciate da parte di fronte all'esigenza superiore del benessere dell'animale. Purtroppo si tratta di una giustificazione che viene utilizzata spesso in queste situazioni ma, da un punto di vista etico, come si può decidere di lasciare a sé stesso un gatto che sta rischiando di morire, piuttosto che verificare la situazione e, qualora necessario, chiamare i Vigili del Fuoco?».

Dal canto loro, i Vigili del Fuoco sono tornati invece più volte sul posto, svolgendo ulteriori tentativi di salvataggio, senza ottenere, però, i risultati sperati. «Ogni volta che si avvicinavano, il gatto si nascondeva, probabilmente spaventato dalla presenza delle persone», spiega Sillano.

Proprio per via della paura dimostrata durante i tentativi di salvataggio, gli abitanti della zona hanno deciso di attaccare un cartello nei pressi della grata da cui provengono i miagolii, perché a partire dal 23 dicembre, ogni giorno si susseguono piccoli gruppi di persone che osservano il fondo del seminterrato intenti a capire come comportarsi. «Sono già stati allertati i Vigili del Fuoco e ci stiamo organizzando a dovere per impedire che il gatto si spaventi ulteriormente – si legge sul cartello – Non dategli acqua né cibo. Il gatto è spaventato e la situazione è sotto controllo».

L'intervento dei volontari e la possibile salvezza

A 13 giorni dal primo avvistamento, la vicenda sembra però finalmente avvicinarsi ad una conclusione. Le associazioni animaliste, infatti, sono riuscite ad intervenire attivamente e, grazie al posizionamento di una trappola nei sotterranei dell'antico ospedale, si spera che nelle prossime ore il gatto possa essere portato definitivamente in salvo.

Le volontarie dell‘Associazione le Sfigatte, che opera da tempo sul territorio, in accordo con l'Ufficio Tutela Animali del Comune di Torino, si sono recate con Silloni sul posto per posizionare la trappola: «Con nostra sorpresa, però, abbiamo scoperto che un'altra gabbia era già stata posizionata – racconta Sillano – Non sappiamo chi sia stato, perché il custode dell'ospedale non ha chiesto il nome dell'associazione intervenuta. In ogni caso siamo fiduciosi e attendiamo eventuali aggiornamenti per capire se è stato catturato. Chiunque sia stato, lo ringraziamo e speriamo di incontrarci presto».

Al momento i volontari non sanno con certezza se si tratta di un gatto di proprietà o se, prima di entrare nei seminterrati l'animale vagasse già libero sul territorio. Non appena verrà catturato, però, l'intenzione è quella di portato dal veterinario, verificare se è munito di microchip e, in caso di necessità, verrà cercata per lui una famiglia. «Le festività hanno complicato indubbiamente le cose, ma fatta eccezione di alcune persone, abbiamo visto molta voglia di collaborare e interesse verso la salute del gatto, che speriamo possa finalmente uscire da lì nelle prossime ore», conclude Sillano.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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