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5 Settembre 2022
9:00

Il gatto è davvero pigro?

Il gatto è considerato un animale pigro, anche perché dorme fino 16-18 ore al giorno. Ma è realmente così, o forse non conosciamo bene come funziona il sonno in questa specie?

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Nella narrazione comune, il gatto è considerato un animale pigro anche perché, ci dice la scienza, può dormire fino 16-18 ore al giorno. Ma è realmente così o dovremmo forse separare il concetto di pigrizia dalle caratteristiche del ritmo sonno-veglia di questa specie?

Che il gatto sia un animale pigro e tendenzialmente nullafacente, è un’idea estremamente diffusa. Mi è capitato di sentir esclamare amici o sconosciuti che vorrebbero essere dei gatti così potrebbero non fare niente tutto il giorno e avrebbero chi pensa a riempire loro la ciotola e pulire la toilette. Quando si pensa alla pigrizia, il gatto diventa una sorta di animale totem, soprattutto se lo si contrappone al cane il quale, invece, è associato ad un’immagine di attività (spesso di iperattività), di passeggiate, di corse, di nuotate al mare o al fiume.

Una storia che non regge

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Eppure, a ben guardare, il gatto tutto è tranne che un animale biologicamente “equipaggiato” per la stasi e la pigrizia. Se lo osserviamo da un punto di vista biologico, scopriamo che ha tutta una serie di dotazioni fisiche che gli consentono, piuttosto, di essere sempre in allerta, attivo, scattante.

Ha un udito finissimo e molto più sensibile del nostro, che gli consente di sentire il fruscio dei passi prodotti da una preda molto più piccola di lui a diversi metri di distanza. E l’orecchio è direttamente collegato con la bassissima soglia attentiva: ogni sollecitazione, ogni rumore, ogni minima ipotesi di novità nell'ambiente, lo mette in attenzione, gli fa orientare le orecchie scattanti in direzione della fonte e lo predispone all’azione.

Anche da un punto di vista fisico, il gatto può essere paragonato ad un centometrista sempre ai blocchi di partenza. La sua muscolatura, supportata da un sistema scheletrico e, soprattutto, una colonna vertebrale flessibili ed estensibili, serve un corpo estremamente atletico, con un senso dell’equilibrio eccezionale. Nel corpo del gatto tutto parla del cacciatore che è: veloce, fulmineo, sempre attento, silenzioso, solitario.

Una dotazione costosa

Questo equipaggiamento altamente performante ha dei costi dal punto di vista biologico. Il dispendio energetico richiesto per le attività di monitoraggio, di predazione e motorie richiedono che il piccolo felino si "ricarichi" spesso e, quindi, che faccia frequenti pause. Ed è qui che nasce (erroneamente, come si vedrà) l'immagine di animale "pigro".

Il ritmo sonno-veglia

Noi esseri umani tendiamo ad aspettarci che un animale “attivo”, dorma 8-9 ore durante la notte e si muova durante il giorno perché questo è esattamente quello che facciamo noi. Ma, proprio per le dotazioni di cui sopra e, quindi, per la selezione genetica che l'ha reso tale, il gatto ha un ritmo sonno-veglia che prevede di fare tanti brevi “pisolini” nell’arco delle 24 ore.

Il sonno del gatto

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Il ciclo di sonno del gatto è caratterizzato dall'alternanza di fasi di veglia a fasi di sonno, variabile per qualità. All'inizio del ciclo il micio è in condizione di vigilanza che si trasforma in un addormentamento leggero (fase non-REM). Il gatto in fase non-REM si sveglia facilmente, può muovere le orecchie per seguire dei rumori o sussultare se viene toccato. Dalla fase non-REM può passare, quindi, ad una nuova fase di vigilanza oppure ad fase REM, caratterizzata dal rapido movimento degli occhi sotto le palpebre e movimenti muscolari repentini di zampe, muso e orecchie. Si pensa che in questa fase il micio sia persino in grado di sognare.

In uno studio pubblicato su Experimental Neurology, è stato calcolato (seppur in condizioni di laboratorio) che fanno un pisolino ogni 104 minuti, mediamente. Inoltre, sono animali crepuscolari, ovvero sono più attivi la sera e la notte che durante il giorno.

Perché lo pensiamo pigro

In barba a queste enormi differenze biologiche, tendiamo a giudicare il fatto che il gatto si conceda numerose dormite anche durante il giorno e lo etichettiamo come "pigro", senza tenere conto né della qualità, né del fatto che per lui i ritmi siano necessariamente differenti.

Vita indoor

Un altro motivo che ci spinge ad etichettare i gatti come pigri ed indolenti è dovuto, a mio avviso, al diverso stile di vita che viene loro imposto oggi. Sempre più spesso, infatti, i gatti fanno vita esclusivamente indoor e, tolti i piccoli che si divertono davvero con qualunque cosa si muova, i più grandi non è che abbiano sempre un gran che da fare in un appartamento umano. Ciondolare tra il divano e la ciotola diventa per molti uno stile di vita indotto dall’ambiente, più che un desiderio o un modo di essere. A volte nemmeno l’impegno di solerti pet mate riesce ad essere sufficientemente stimolante a causa della prevedibilità dei giochi e la mancanza di sfida.

Vita indoor/outdoor

In effetti, chi la il privilegio di vivere con gatti con godono di un accesso all’esterno, fa fatica a riconoscere nei loro amici questo ritratto di animale indolente e impigrito: nell’arco delle 24 ore, infatti, li si vede entrare, uscire, fare un pisolino di un paio d’ore sul divano e poi nuovamente entrare, uscire, appostarsi su un albero, appisolarsi al sole, scovare una lucertola, entrare, dormire sulla sedia in cucina, uscire, litigare col gatto del vicino e così via. Anche gli studi sul comportamento eseguiti monitorando l’attività dei gatti tramite GPS hanno rivelato una intensa attività esplorativa nei dintorni. I momenti di riposo restano frequenti ma il punto è che un animale che ha bisogno di dormire spesso nelle 24 ore non è necessariamente un animale pigro.

Come l’ambiente condiziona la pigrizia e la nostra percezione

La conclusione, quindi, è che – al netto delle propensioni individuali – ciò che modella il comportamento del gatto e la sua tendenza alla pigrizia e la stasi è l’ambiente. Se il gatto vive in un ambiente stimolante e ricco di fonti di interesse per lui, lo si vedrà differenziare le sue attività, alternando il pur necessario sonno tra un impegno e l’altro. Al contrario, se un gatto vive in un ambiente statico e poco interessante farà più fatica a restare attivo e troverà nel languore del riposo, invece, un modo facile e sempre accessibile con cui trascorrere il tempo.

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Sonia Campa
Consulente per la relazione uomo-gatto
Sono diplomata al Master in Etologia degli Animali d'Affezione dell'Università di Pisa, educatrice ed istruttrice cinofila formata in SIUA. Lavoro come consulente della relazione uomo-gatto e uomo-cane con un approccio relazionale e sono autrice del libro "L'insostenibile tenerezza del gatto".
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