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15 Maggio 2023
17:37

Il cucciolo di capriolo che non andava “salvato”. L’appello del Centro Animali Non Convenzionali di Grugliasco

Qualcuno ha portato al Centro Animali non Convenzionali di Grugliasco nel torinese un cucciolo di capriolo, pensando si trovasse in difficoltà. Un’azione sicuramente fatta in buona fede, ma che va evitata quasi sempre, così come ripetono per l'ennesima volta i volontari del Centro di recupero.

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L’immagine postata su Facebook dal CANC, Centro Animali Non Convenzionali di Grugliasco in provincia di Torino, fa una grande tenerezza perché mostra un cucciolo di capriolo con le sue lunghe zampe ancora troppo fragili per tenerlo in piedi. Qualcuno lo ha portato al Centro pensando si trovasse in difficoltà.

Un’azione sicuramente fatta in buona fede e con un obiettivo nobile ma che va evitata la maggior parte delle volte. A ripeterlo sono proprio i veterinari e i volontari del Centro di soccorso torinese che affianco alla foto del capriolo, hanno scritto un lungo post per ricordare quanto male può fare all’animale selvatico essere prelevato, soprattutto da cucciolo, dal suo ambiente naturale.

«Nonostante lo ripetiamo in continuazione e per quanto sia scritto ovunque su internet che i piccoli di capriolo o cervo non vanno presi quando trovati, qualcuno ha pensato bene di portarcelo!» scrivono, ricordando ancora una volta che si tratta di un'azione che non va fatta perché «se non c'è una madre morta vicino, non sono MAI abbandonati».

Infatti, questi piccoli individui, essendo ancora tremolanti sulle gambe per seguire la madre o scappare a un predatore che, ricordano i volontari del CANC «difficilmente assale una preda immobile, mentre insegue ciò che scappa», rimangono immobili nell'erba dove sono stati partoriti. Non hanno una tana, ma giacciono nell'erba, mentre la madre è in giro a mangiare o scappa cercando di attirare lontano dal suo piccolo i predatori.

«Quando vi avvicinate – evidenzia ancora il CANC – i predatori per lei siete voi e scappa sperando di attirarvi lontano dal suo piccolo. Se rimanete vicino non tornerà MAI… non ha armi per difendere il suo piccolo. Il piccolo, più state vicino, più starà immobile e inerme sperando di farvi credere di essere morto…SIETE DEI PREDATORI».

Quindi, sollecitano dal Centro «allontanatevi il prima possibile, inutile nascondersi lì vicino, la madre vi fiuterebbe… lasciate che possano ricongiungersi senza volere a tutti i costi salvare chi non ne ha bisogno. Se vicino alla strada, spostatelo a qualche centinaia di metri da essa in mezzo al verde: è una leggenda metropolitana che se toccati la madre non li accetta più. La mamma trascorrerà ore a leccarlo per pulirlo, ma se lo riprenderà felice di non averlo perso».

Inoltre, chiedono i volontari «non portatelo a casa lasciandolo ore digiuno o dandogli il latte del commercio (non va bene e possono morire di diarrea..). Anche nei centri preparati e specializzati come al CANC non tutti sopravvivono… non digeriscono il latte di capra che diamo loro, si ammalano… e anche se sopravvivono devono poi fare un lungo percorso di reinselvatichimento (oltre un anno) prima di poter essere pronti alla vita libera».

E, infine, concludono i volontari «non allevatevi il "Bambi" in casa lo destinereste a un recinto tutta la vita e andreste incontro a procedimenti penali visto che detenere animali selvatici (legge 157/92) è vietato dalla legge. Quindi: non tocchiamoli mai e accorriamoli solo ed esclusivamente se sono feriti o orfani con la madre è morta accanto loro».

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Simona Sirianni
Giornalista
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