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16 Ottobre 2023
13:30

Il commercio illegale di zanne di mammut mette a rischio l’ambiente e gli elefanti africani

Lo scioglimento dei ghiacciai in Siberia sta rendendo sempre più facile trovare zanne e altri resti di mammut fossilizzati, che finiscono sul mercato nero. Ma scavare nel permafrost è altamente inquinante e molte zanne di mammut vengono vendute illegalmente alimentando anche il mercato dell'avorio di elefante.

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Per colpa dello scioglimento dei ghiacciai provocato dal surriscaldamento globale, in alcuni luoghi della Terra, e in particolar modo in Siberia, è diventato più semplice trovare i resti dei mastodontici mammut. Questa però non è una buona notizia poiché, a differenza di quanto si possa pensare, gran parte dei ritrovamenti recenti di mammut non vengono effettuati da studiosi o resi pubblici e finiscono per alimentare il mercato nero del cosiddetto "avorio dei ghiacci" legato alla commercializzazione illegale delle loro zanne.

Questo mercato, secondo diversi esperti, tra cui Caroline Cox e Luke Hauser, autori di un interessante studio recente, è inoltre altamente dannoso sia per l'ambiente che persino per gli elefanti africani, che solitamente vengono considerati la materia prima da cui i bracconieri attingono l'avorio con cui alimentare il loro commercio. Scavare per esempio nel permafrost alla ricerca dei resti di mammut è infatti altamente inquinante, visto che accelera la liberazione di metano e di altri gas serra conservati negli strati superficiali di suolo congelati da migliaia di anni, da quando cioè il ghiaccio cominciò a ricoprire buon parte della Siberia.

Per limitare questo fenomeno e ridurre anche le emissioni di gas serra, alcuni paesi come il Regno Unito hanno promulgato alcune leggi come l’Ivory Actche hanno vietato del tutto la vendita di avorio. L'obiettivo ovviamente non era solo quello di impedire agli acquirenti di comprare le zanne provenienti dagli scavi siberiani illegali, ma anche quello di proteggere tutte le specie viventi che (chi più chi meno) vengono coinvolte in questi traffici, tra cui anche l’elefante africano, l'ippopotamo, il tricheco, il narvalo, l’orca e il capodoglio.

La dottoressa Cox, ricercatrice capo dell'Ivory Project dell'Università di Portsmouth, già responsabile nel 2018 di un'inchiesta che ha portato il Regno Unito a vietare la vendita di avorio, proprio sugli aspetti più nascosti del contrabbando ha dichiarato «Ci sono prove che i commercianti stanno cercando di sostenere il mercato illegale dell'avorio con zanne di mammut, etichettando intenzionalmente l'avorio proveniente dalla Siberia come avorio di elefante africano». Questo ha portato i contrabbandieri stessi a farsi la guerra e a esigere maggiori quantità di prodotto dalle loro fonti di guadagno, poiché sul mercato illegale l'avorio di elefante viene visto in generale di maggiore qualità, ma di difficile identificazione.

L'avorio ottenuto dalle zanne di mammut, d'altronde, secondo gli esperti alla prima vista può sembrare del tutto equiparabile a quello degli elefanti attualmente viventi, se non per il colore e per alcune piccole differenze che possono essere osservate al microscopio: come le linee Schreger, che sono caratteristiche strutturali dell'avorio che permettono di distinguere le diverse specie.

Per quanto i governi stiano lottando da decenni contro la vendita illegale di avorio, sfortunatamente gli ultimi dati relativi a questo mercato sono molto sconfortanti. Oggi gran parte delle zanne di mammut e di elefante viene venduto sul dark web, quando non circola attraverso canali e gruppi social specializzati. Il commercio illegale di prodotti di originale naturale vale del resto complessivamente ogni anno tra i 15 e i 22,5 miliardi di dollari e con le restrizioni aumentano sempre di più anche le vittime umane, come ranger e guardie che cercano di difendere la vita degli animali o la salvaguardia dei reperti conservati.

E mentre le zanne di mammut continuano a essere molto richieste soprattutto dagli abitanti di alcuni paesi dell'Estremo Oriente, coloro che scavano nel ghiaccio per estrarre l'avorio in generale sono per lo più abitanti della Yakutia che vivono in condizioni socio-economiche proibitive, e che spesso subiscono pressioni e violenze fisiche per svolgere questo lavoro, molto difficile e rischioso. Non sono infatti pochi i cacciatori di zanne in Siberia che sono morti per le esalazioni prodotte dagli scavi o per le difficili condizioni climatiche o legate alla sicurezza. Del resto, quando recuperano i resti di un mammut vengono raccolte solo le zanne e abbandonano all'aperto tutto il resto, sottraendo inoltre alla scienza preziosi reperti e importanti informazioni.

«La legge della Federazione Russa afferma che possono essere raccolte solo le zanne di mammut che emergono in superficie, solitamente a causa dello scioglimento del permafrost – chiarisce Cox – Ma in realtà, la maggior parte dei minatori accelera questo processo utilizzando tubi ad alta pressione che sparano acqua bollente per far saltare il permafrost».

L'unica soluzione, secondo gli autori dell'articolo pubblicato sul Journal of International Wildlife Law and Policy è dunque quello di ampliare le collaborazioni internazionale e vietare in tutto il mondo la vendita delle varie tipologie d'avorio per proteggere animali, resti fossili ma anche le persone spesso costrette a estrarlo.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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