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25 Ottobre 2023
17:00

I volontari israeliani non abbandonano i loro animali

In Israele le associazioni stanno cercando di fare il più possibile per portare in salvo i cani e i gatti feriti e sopravvissuti agli scontri e ai razzi. In pericolo anche le mucche degli allevamenti da latte.

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Giornalista
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Le immagini delle stragi compiute da Hamas in Israele nell’ormai storico 7 ottobre 2023 mostrano, oltre alle centinaia di uomini donne e bambini massacrati, anche decine e decine di animali domestici uccisi dai miliziani durante gli assalti nei kibbutz israeliani al confine con Gaza. Ma non sono gli unici animali che hanno sofferto, o stanno soffrendo, in questi giorni di guerra.

Tra Israele e Palestina, nei terrori di Gaza e Cisgiordania, migliaia di animali sembrano vivere in balia di loro stessi: improvvisamente randagi quando hanno perso i loro familiari; feriti, affamati e disidratati, senza nessun aiuto se non quello dei volontari delle associazioni locali. A Gaza Saaed Al Err, con il suo Sulala Animal Rescue, si sta prendendo cura di oltre 500 cani e gatti. In Israele sono soprattutto gli attivisti di Let the Animals Live e di Brothers in Arms a cercare di tenere testa ad una situazione che diventa ora per ora sempre più ingestibile.

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Un gatto accanto ai resti di un razzo in Israele (credits@LetTheAnimalsLive)

Let the Animals Live, la più grande organizzazione israeliana di salvataggio animale, solo pochi giorni fa ha inviato quattro veicoli verso il sud carichi di cibo per cani e gatti, con una squadra di soccorritori e veterinari, per aiutare quanti più animali possibile. «Abbiamo distribuito cibo per cani e gatti in tutto il sud. Ci siamo incontrati con i volontari di Brothers in Arms – un'associazione di ex veterani che si dedica all'assistenza in più campi –  e abbiamo dato loro cibo per cani e gatti da distribuire nell’area di Gaza e in luoghi che non possiamo raggiungere. E abbiamo salvato un cane che era stato abbandonato e lo abbiamo restituito alla sua famiglia. Continueremo a fare tutto il possibile per aiutare quanti più animali possibile».

L’associazione sta cercando di prendersi cura di qualunque animale in difficoltà, non soltanto cani e gatti. «Abbiamo trasferito cibo per capre, asini e galline che sono state evacuate dalle loro case – raccontano sui social con cui tengono informati i loro sostenitori creando anche una rete di collegamento per il ricongiungimento degli animali andati persi con le loro famiglie. – Un cane solitario e affamato che vagava sotto i missili è stato salvato dalla zona di combattimento. Un cane terrorizzato è stato restituito alla sua famiglia a Netivot. Alcuni gatti feriti gravemente sono stati salvati e portati nella nostra clinica. Tre cani del canile di Sderot sono stati trasferiti nel nostro rifugio a Kfar Ruth».

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Un cane rirportato alla sua famiglia (credits:@Lettheanimalslive)

Sembrano azioni da poco in un contesto così drammatico in cui, ancora ogni giorno, continua ad aumentare costantemente il numero delle vittime, come se non ci fosse possibilità di fermare l’odio e la distruzione. Ma anche piccole azioni come il ricongiungimento con un animale amato e perduto possono diventare un’ancora di salvezza nella disperazione di chi ha perso tutto, anche intere famiglie. Il resto delle energie se lo prende il tentativo di far adottare il più possibile gli animali che affollano i rifugi. «La nostra squadra è là fuori senza sosta. Stiamo riscontrando sempre più cani e gatti con ustioni, ferite aperte, arti rotti e l'elenco potrebbe continuare all'infinito. Le adozioni aiutano a fare spazio a ulteriori salvataggi. Più di 250 cani e gatti ti stanno aspettando a Kfar Ruth, Ramat Gan, Giv'atayim, Petah-Tikva, Moshav Herut, Adanim, Beit El'azari e Tiv'on».

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Nora Lifschitz porta in salvo un tacchino da un’area sotto attacco (@TheIsraeliBatSanctuary)

In alcuni drammatici casi, i cani si sono trasformati nei salvatori delle loro famiglie, a volte sacrificandosi fino alla morte. «Conosciamo alcuni casi in cui i cani hanno salvato famiglie da miliziani che tentavano di entrare nelle loro case. Alcuni di loro hanno pagato con la vita, ma hanno salvato vite umane – ha raccontato Etty Altman di Let The Animals Live che continua a recuperare cani e gatti dalle fattorie collettive dei kibbutz i cui umani sono stati uccisi o evacuati dopo i massacri di Hamas».

«Questi cani sono stati salvati mentre erano traumatizzati, dopo aver trascorso giorni in condizioni terribili, alcuni senza cibo e altri abbandonati a sé stessi. Molti arrivano ai rifugi tremanti e con un disperato bisogno di cure – ha detto Jordan Dota, un artista attivista. – Oltre a prendersi cura dei cani salvati e a trovare loro una casa permanente nel prossimo futuro, ci sono due iniziative simultanee in corso. Una prevede la raccolta di donazioni di sangue per cani feriti, con le famiglie dei cani che contribuiscono generosamente a riempire le banche del sangue. Allo stesso tempo, c’è uno sforzo sostanziale per accelerare i permessi di ingresso nelle comunità che sono state sigillate, consentendo il salvataggio dei cani bisognosi».

A raccontare del lavoro che stanno svolgendo gli attivisti di Brothers in Arms è invece una storica animalista israeliana, Ellen Moshenberg, che da Tel Aviv scrive «Brothers in Arms ha creato una stazione di primo soccorso nel kibbutz Beit Kama. Mandano i soccorritori sui luoghi dei massacri per raccogliere gli animali sopravvissuti, portarli per il triage alla loro stazione e poi trasferirli alle cliniche o ai santuari. Mia figlia, una veterinaria, ha fatto volontariato lì e ha detto che un gran numero di cani massacrati sono stati trovati nella zona colpita». Anche Nora Lifschitz, fondatrice dell’unico santuario israeliano per la salvaguardia dei pipistrelli, l'Israeli Bat Sanctuary, in questi giorni si è distinta per gli aiuti portati agli animali in difficoltà, tra cui un numeroso gruppo di tacchini che sono stati trasferiti nella fattoria didattica Natural Bonds. “Bat Woman” come era stata denominata nel documentario “Nora” che racconta la sua vita e il suo lavoro e che ha vinto il festival DocAviv di Tel Aviv, ha fondato il santuario israeliano nel 2016 «per curare e riabilitare i pipistrelli feriti e rilasciare nella natura quelli abbastanza in forma da sopravvivere». In questi giorni, con la sua macchina, si sposta giornalmente per portare aiuti e cibo agli animali abbandonati e per raccogliere notizie e foto degli animali scomparsi destinati alle famiglie che non riescono più a trovare i loro.

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Un ex veterano di Brothers in Arms con uno dei cani salvati

Ma che ne è stato delle migliaia di animali, tra cui polli, bovini da latte, capre, gatti e cani, che si ritiene fossero presenti nei collettivi agricoli dei kibbutz Be'eri e Kfar Aza? L'amministratore delegato dell'Associazione israeliana dei produttori di latte, Lior Simcha, ha spiegato: «Abbiamo abbandonato i caseifici nei kibbutz a cui l'esercito non ci dà accesso. Stiamo cercando di inviare aiuti per prenderci cura delle mucche nei kibbutz come Mefalsim, ma l'esercito non ci permette di avvicinarci a loro. I caseifici di Nahal Oz, Alumim e Be'eri – tutti colpiti da Hamas il 7 ottobre 2023 – sono finiti. Stiamo parlando di migliaia di mucche. Alcune sono morte e altre lo saranno. È un disastro».

Navit Zomer ha riferito al quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth che l’industria lattiero-casearia ha subito un duro colpo. «L'Israel Dairy Council ha affermato che, dopo diversi giorni senza mungitura nelle comunità circostanti Gaza a causa di pesanti combattimenti, i produttori di latte sono riusciti a tornare in alcuni allevamenti e valutare i danni. I danni sono enormi: gli animali sono rimasti feriti. Stabilimenti lattiero-caseari distrutti e crivellati di proiettili. Edifici e attrezzature sono stati lanciati in giro, saccheggiati o dati alle fiamme. Al momento, 11 delle 16 comunità produttrici di latte intorno a Gaza che sono state attaccate stanno producendo una certa quantità di latte».  In altre cinque comunità, secondo quanto raccontato da Zomer, «i danni causati alle infrastrutture e alle mucche non consentono la produzione di latte”.

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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