La vita in un rifugio per animali al confine romeno raccontata dai volontari

La volontaria Alexandra Sava del rifugio per animali Sava's Safe Haven in Romania. L'associazione di Sava è partner di Oipa International dal 2016 e sin dai primi giorni del conflitto in Ucraina si occupa di fornire assistenza agli umani e ai loro animali che fuggono dalla guerra.

22 Marzo 2022
17:34
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Alexandra Sava

«Ho paura. Paura che tutto precipiti, paura che non saremo in grado di aiutare chi arriva dal confine e che molti animali siano lasciati indietro senza alcun conforto». Così la volontaria Alexandra Sava inizia il suo racconto a Kodami della quotidianità del suo rifugio per animali in Romania, non lontano dalla frontiera con l'Ucraina.

Alexandra nel 2012 ha fondato insieme alla sua famiglia il "Sava's Safe Haven", un rifugio per animali a Galati, città nel sud della Romania. L'associazione di Sava è partner di Oipa International dal 2016 e sin dai primi giorni del conflitto si occupa di fornire assistenza agli umani e ai loro animali che fuggono dalla guerra.

Il Sava’s Safe Haven sorge in una posizione strategica, non solo perché si trova a soli 60 km dalla dogana romena di Isaccea, uno dei varchi di fuga dall'Ucraina, ma anche perché dista circa 200 km dall'ucraina Odessa.

Odessa ospita la contraerea più importante del Paese e dall'avvio del conflitto è diventata il bersaglio di numerosi raid via cielo. Inoltre, la sua ubicazione, quasi a metà della costa ucraina affacciata sul Mar Nero, rende i viaggi ancora più difficoltosi. Tutto questo rende fondamentale l'appoggio messo a disposizione da Sava nei pressi di Isaccea.

«La nostra piccola squadra di volontari è composta da me, mia madre, mio padre e mio fratello – racconta Sava – e questa guerra ha cambiato drammaticamente la vita all'interno del rifugio e anche il nostro lavoro: alle consuete attività abbiamo aggiunto ore di guida per andare in contro ai rifugiati e ai loro animali. Le persone corrono qui in Romania per salvare la propria vita e anche quella degli affetti che si spostano insieme a loro».

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Dal giorno dell'inizio dell'invasione russa, il 24 febbraio 2022, le associazioni e i rifugi che operano nei paesi al confine con l'Ucraina hanno acquisito un nuovo ruolo e un'importanza decisiva per dare supporto ai rifugiati. Spesso fungono da approdo intermedio che permette il coordinamento delle sempre più complesse staffette umanitarie e dell'approvvigionamento dei viveri nelle zone dove sono presenti i militari di Putin.

Il loro lavoro non si limita più alla semplice accoglienza, conferma Sava: «Stiamo accogliendo i rifugiati alla frontiera con vari aiuti: casse per animali, vitamine, guinzagli, collari, imbracature, cibo, ciotole e anche aiuti umanitari! – dice Sava – La maggior parte degli animali che arriva qui non è preparata: non hanno i trasporti adatti, e nella fuga spesso non hanno oggetti fondamentali come le ciotole. Tutti beni che dobbiamo fornire noi».

Il Sava's Safe Haven, attraverso alla la raccolta fondi “Emergenza Ucraina” promossa dall’Oipa International, ha ricevuto 15.000 euro di donazioni per l’acquisto di cibo, trasportini, ciotole, coperte, guinzagli, medicinali, integratori, pettorine e anche una unità mobile riscaldata.

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Oltre al supporto materiale i volontari offrono anche aiuto nella compilazione dei documenti per la movimentazione degli animali che arrivano al rifugio: «La barriera linguistica è una delle maggiori sfide per noi, ma alla dogana ci sono volontari disposti ad aiutare», racconta Sava.

Sono 250 gli animali ospiti del rifugio di Sava, ma cani e gatti non sono i soli ad essere accolti: «Cani e gatti restano gli animali domestici più numerosi, ma abbiamo visto anche tanti uccelli, conigli e criceti al seguito dei rifugiati».

I sette scatti risalenti alla Seconda Guerra Mondiale che abbiamo raccolto su Kodami mostrano che le persone sono sempre scappate con i loro animali. E anche durante questo conflitto, molto più mediatico rispetto alle guerre del secolo breve, i profughi non rinunciano a spostarsi con i loro compagni a quattro zampe: «Mi ha davvero commosso una signora che è arrivata qui in Romania da Odessa con 12 cani. Lei ha perso tutto in Ucraina e nessuno voleva aiutarla e trasportarla con tutti i suoi animali. Noi eravamo lì e l'abbiamo portata in un posto sicuro a Bucarest, è stato toccante».

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Non tutti sono così fortunati da riuscire a portare a termine un viaggio lungo migliaia di chilometri tra una nazione e l'altra, racconta Sava: «È forse l'aspetto più terribile. Le persone che arrivano dall'Ucraina sono sopraffatte, non hanno risorse per loro stessi e per gli animali. Inoltre, molte persone sono arrivate ad abbandonare i loro cani durante la guerra, alcuni li hanno chiusi in casa e sono scappati».

«Inoltre è molto difficile per noi trovare volontari in Ucraina disposti a prendere animali che altre persone non erano in grado di portare con sé. Ogni giorno riceviamo molte richieste da persone che ci chiedono di salvare gli animali che hanno chiuso in casa dall'Ucraina, è terribile!»

Oltre ai profughi che si spostano con i loro animali ci sono anche molti cani e gatti che non hanno umani di riferimento, perché li hanno abbandonati, perché sono morti, oppure perché vengono dai rifugi dell'Ucraina. Per loro la situazione è ancora più complessa: «È molto difficile per noi trovare volontari in Ucraina disposti a recuperare animali che altre persone non erano in grado di portare con sé», dice Sava.

E i problemi per loro non finiscono neanche dopo aver raggiunto i rifugi di frontiera. Anche paesi come l'Italia, che consentono l'ingresso degli animali privi di passaporto europeo, hanno detto no all'accoglienza di cani e gatti randagi o provenienti dai rifugi. Una scelta che ha fatto insorgere le associazioni nazionali e che non trova giustificazione sanitaria viste le stringenti procedure sanitarie adottate dalle organizzazioni più serie anche nelle zone di confine.

«Tutti i nuovi cani e gatti che arrivano da noi vengono testati per le malattie, vaccinati, e trattati con anti-parassitari e sterilizzati – conferma Sava – Ci sono molti animali adottabili provenienti dall'Ucraina nel nostro rifugio, ma saranno disponibili dopo almeno 6 settimane di ricovero qui, non li faremmo mai adottare senza prima aver effettuato un adeguato controllo veterinario, cure e vaccinazioni».

«Noi e Oipa International stiamo lavorando duramente per aiutare tutti gli animali che sono stati evacuati e anche quelli che sono ancora lì», conclude Sava prima di tornare al suo lavoro.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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