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21 Agosto 2023
13:12

I turisti nel deserto del Negev disturbano il mondo animale: ma la convivenza è possibile

La ricerca ha preso l’acqua come motivo di contrapposizione tra uomini e animali e il suo obiettivo è riuscire a garantire che sia la fauna selvatica sia gli esseri umani possano godere di ruscelli e sorgenti, di cui hanno necessità entrambi, con il minimo disturbo reciproco.

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Iene striate, caracal, asini selvatici e tassi del miele affollano i deserti di Israele ma pochissimi di loro sono stati avvistati dai turisti, altrettanto numerosi, dai quali questi animali stanno ben distanti. Una ricercatrice del Dipartimento di ecologia del deserto dell’Università Ben-Gurion, Einat Zahabian, però, installando delle telecamere nascoste in prossimità delle riserve d’acqua in varie località del Negev (Israele meridionale) è riuscita a catturare immagini spettacolari di una fauna incredibile e variegata.

Il motivo delle riprese realizzate sono dovute a uno studio che la ricercatrice sta portando avanti con i professori David Saltz e Oded Berger-Tal del Blaustein Institutes for Desert Research, che ha l’obiettivo di fornire all'Authority israeliana Parchi e Riserve Naturali nuovi strumenti per ridurre al minimo il conflitto uomo-animale in quell'area.

La ricerca in questione ha preso l’acqua come motivo di contrapposizione tra uomo e fauna selvatica, ovvero in che modo come riuscire a garantire che sia la fauna selvatica sia gli esseri umani possano godere di ruscelli e sorgenti, di cui hanno necessità entrambi, con il minimo disturbo reciproco.

«L’intensa presenza umana vicino a fonti d’acqua, infatti, scoraggia sia i mammiferi che gli uccelli ad avvicinarsi – spiega Zahabian al quotidiano israeliano Haaretz – E così i mammiferi tendono a bere prima dell’arrivo dei visitatori o dopo che se ne sono andati e alcuni di loro addirittura modificano le loro abitudini naturali, per esempio, diventando da animali diurni notturni, cambiamento che li espone a conseguenze negative come dover affrontare molti più predatori».

La scienziata grazie ai video ha potuto ottenere informazioni importanti: quanto tempo impiega un animale a bere, quali sono i suoi atteggiamenti quando è stressato, in che ore è più attivo, quali specie si avvicinano insieme. «Abbiamo analizzato una serie importante di fattori, cercando soprattutto di comprendere se e quando qualcuno di loro mostrasse meno timore degli umani. Abbiamo anche misurato quanto tempo ci vuole perché gli animali osino avvicinarsi all’acqua dopo che gli umani se ne sono andati. Alcune volpi, per esempio, non sembrano scoraggiate dagli umani, invece i caracal arrivano solo nel cuore della notte. Gli animali, a seconda della specie, rispondono in modo diverso».

Lo studio ha provato anche a mettere in atto alcune azioni pratiche per aiutare gli animali: «In alcuni siti, per esempio, abbiamo disposto gli abbeveratoi a 500 metri di distanza dagli specchi d’acqua frequentati dai molti visitatori e abbiamo visto come gli animali ci si avvicinassero con meno timore e, soprattutto, quelli diurni arrivavano alle loro ore consuete».

Zehava Sigal, ecologa dell’Authority Parchi e Riserve Naturali, ha spiegato che «la volontà è duplice: da un lato, che le persone esplorino la natura, dall'altro che la loro presenza non influisca negativamente sul comportamento degli animali» per questo i dati della ricerca di Zahabian sono fondamentali «perché ci offrono l’opportunità di capire e di pianificare soluzioni adeguate per entrambi i mondi».

I video di Zahabian lasciano con sentimenti contrastanti: da un lato fanno venire voglia di cacciare tutti i visitatori da Ein Yorke'am, affinché gli animali possano vivere serenamente nel loro ambiente naturale senza interferenze. Dall'altro lato, le bellissime piscine del Negev fanno venire una grande voglia di visitare quei luoghi pieni di fascino. Ed è esattamente questo il dilemma che Zehava Sigal sta cercando di risolvere.

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Simona Sirianni
Giornalista
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