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22 Agosto 2021
15:00

I cuccioli di pipistrello farfugliano come i neonati umani

Un nuovo studio, pubblicato recentemente su Science, dimostra che i cuccioli di pipistrello della specie Saccopteryx bilineata, originaria dell'America centrale e del Sud America, producono dei balbettii che presentano molte caratteristiche in comune al farfugliamento dei neonati umani. Inoltre, i giovani pipistrelli passavano il 30% della giornata a balbettare.

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Avete presente quei balbettii teneri e divertenti che il neonato ogni tanto emette, del tipo googoo-gagas o altri suoni impronunciabili? Bene, non siamo l'unica specie a farlo: oltre a alcuni uccelli, due specie di uistitì e forse alcuni delfini e beluga, un nuovo studio, pubblicato recentemente su Science, dimostra che anche i cuccioli di pipistrello Saccopteryx bilineata, originario dell'America centrale e del Sud America, li producono, mostrando molte caratteristiche simili al farfugliamento dei neonati umani.

Lo studio: i cuccioli di pipistrello balbettano in maniera simile all'uomo

I ricercatori hanno registrato e analizzato le vocalizzazioni emesse da 20 cuccioli di pipistrelli Saccopteryx bilineata in natura, precisamente in Costa Rica e Panama tra il 2015 e il 2016, dell'età di uno – tre mesi. Hanno poi confrontato le caratteristiche di questi suoni con quelle emesse dai neonati umani, grazie alla conversione delle vocalizzazioni in spettrogrammi. Dopo aver analizzato ben 55.000 sillabe hanno scoperto che queste presentano ben otto caratteristiche in comune con quelle dei neonati umani, compresa la ritmicità. Hanno inoltre rivelato che circa il 30% della giornata di un cucciolo di pipistrello è impegnata nel balbettio, ognuno dei quali dura mediamente sette minuti. Un caso in particolare però ha richiamato la loro attenzione: un esemplare ha farfugliato per ben 43 minuti, un tempo davvero lunghissimo.

Infine, i ricercatori hanno scoperto che tra tutte le sillabe pronunciate dai cuccioli, non tutte quelle presenti nel repertorio degli adulti venivano prodotte, suggerendo così che i piccoli continuano ad apprendere nuovi suoni dopo lo svezzamento. Per ultimo, sia i maschi che le femmine riuscivano abbastanza rapidamente a imparare i canti dei maschi adulti utilizzati per il corteggiamento o per la difesa del territorio, ma solo i maschi li riproducevano in futuro. Le femmine invece, probabilmente li memorizzavano solo per poter poi giudicare la bravura dei maschi: insomma, un po' come imparare un compito di matematica e poi vedere se un altro è abbastanza bravo a svolgerlo correttamente.

Farfugliare per esplorare la propria voce

I neonati umani utilizzano il balbettio non solo per richiamare l'attenzione della mamma, o di chi si sta prendendo cura di loro, ma anche per esercitare e esplorare la loro voce. Allo stesso modo, suggeriscono i ricercatori, fanno i pipistrelli osservati nello studio. La condivisione inoltre di alcune componenti nel balbettio, tra umani e pipistrelli, mostra che i meccanismi dell'apprendimento vocale potrebbero essere simili in diversi mammiferi e spalancano le porte a studi futuri sulle funzioni adattative di questo comportamento.

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