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15 Gennaio 2024
15:55

I pipistrelli che mangiano solo frutta possono aiutarci a capire qualcosa in più sul diabete

I pipistrelli che si nutrono di frutta, come le volpi volanti, hanno un metabolismo e un meccanismo genetico che li rende molto più resistenti di noi umani alle alte concentrazioni di zuccheri nel sangue.

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Alcuni pipistrelli sono voraci divoratori di frutta e possiedono una delle diete più zuccherine in assoluto. Alimentarsi esclusivamente con un tipo di alimento in teoria dovrebbe rivelarsi dannoso per la loro salute, ma per quanto ingurgitino ogni giorno quantità spaventose di carboidrati questi animali non soffrono di diabete.

Per questa ragione, un team di scienziati dell'Università della California a San Francisco ha deciso approfondire i segreti del loro metabolismo, con la speranza di trovare qualcosa che possa aiutare i medici e i biologi a capire perché noi esseri umani, invece, soffriamo se abbiamo elevati livelli di zucchero nel sangue.

In teoria i carboidrati sono il carburante biologico perfetto. Sono più semplici da utilizzare rispetto al grasso e dal punto di vista cellulare sono più efficienti per la produzione di energia e calore. Il nostro corpo, però, a differenza di altri primati e degli stessi pipistrelli che mangiano la frutta, non è adattato ad accumulare in massa grandi quantità di zuccheri, tanto che giunto a un certo livello il nostro metabolismo cerca di disfarsene, attraverso la sudorazione o la minzione. Nei casi più gravi, il corpo umano non riesce però più a regolare le sue concentrazioni, una condizione che fa da preludio al diabete e alle sue complicazioni.

Secondo però lo studio effettuato da Nadav Ahituv, autore principale dell'articolo sui pipistrelli pubblicato su Nature Communications, il nostro problema si troverebbe non tanto a livello metabolico, ma più in profondità, a livello genetico, in quei complessi meccanismi che regolano la concentrazione degli zuccheri nel sangue e all'interno delle cellule. I pipistrelli hanno infatti un vero e proprio sistema genetico che controlla i livelli degli zuccheri che è molto più raffinato di quello della nostra specie, che si basa comunque sempre sull'insulina.

«Con il diabete, il corpo umano non è in grado di produrre o rilevare l'insulina, con conseguenti problemi nel controllo dello zucchero – ha affermato lo scienziato che lavora come direttore dell'Istituto di genetica umana dell'UCSF. – I pipistrelli della frutta, invece, non hanno questi problemi e hanno un sistema genetico che regola più efficacemente il ruolo dell'insulina nel metabolismo».

L'insulina è uno dei due ormoni peptidici prodotti dal pancreas e che regola il comportamento delle cellule dell'organismo a secondo dei livelli di zuccheri disciolti nel sangue. Insieme infatti al glucagone, regola il passaggio degli zuccheri dal sangue ai tessuti, che li utilizzano come fonte di energia.

Sarebbe molto bello, secondo gli scienziati, riuscire a riprodurre questo sistema genetico all'interno delle cellule umane, magari tramite l'ingegneria genetica, ma al momento c'è ancora da capire meglio quali sono i processi che permettono ai pipistrelli di essere molto più bravi di noi nella regolazione e nell'assunzione degli zuccheri, così da realizzare delle terapie migliori che non prevedano molte sperimentazione sugli animali e gli stessi pazienti umani.

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In particolare, il team di Ahituv si sta concentrando sull'evoluzione degli organi che sono molto importanti per il controllo degli zuccheri in tutti i mammiferi. Questi sono il pancreas e i reni, seppur anche il cervello svolge un ruolo chiave nel metabolismo di un essere umano o di un pipistrello. Hanno così scoperto che il pancreas di un pipistrello abituato a mangiare molta frutta è parecchio diverso rispetto a quello delle specie insettivore o di un essere umano, visto che contengono un maggior numero di cellule produttrici di insulina e glucagone. Le cellule del loro intero organismo, inoltre, dispongono di alcuni adattamenti genetici che li aiutano a processare una quantità davvero spaventosa di zucchero proveniente dalla frutta.

Secondo alcuni calcoli, i pipistrelli studiati, ovvero la specie Artibeus jamaicensis, processano in un giorno così tanti zuccheri che nel caso in cui questo livello venisse osservato nella nostra specie, il soggetto in questione verrebbe ricoverato immediatamente in un ospedale. I reni dei pipistrelli si sono inoltre adattati per garantire che gli elettroliti vitali, sali utili per il funzionamento del metabolismo di tutti i tessuti, vengano trattenuti, permettendo comunque agli zuccheri di finire nelle urine qualora ne siano stati ingeriti un po' troppi e ci sia il rischio di provocare danni a vari organi.

Gli scienziati sottolineano anche come l'espressione genetica delle cellule pancreatiche di un pipistrello insettivoro, come quelle degli esseri umani, si è invece adattata per gestire una dieta basata soprattutto sulle proteine – che ricordiamo possono essere sia di origine animale che vegetale – ed è per questo che hanno un ridotto numero di cellule che producono insulina e glucagone. Le cellule del fegato e del pancreas di tutti i pipistrelli sono in generale però anche più capaci di percepire le variazioni nella concentrazione degli zuccheri. Questo gli permette di reagire meglio ad alti livelli di carboidrati nel sangue, anche quando un individuo produce poche quantità di ormoni.

Questo rende i pipistrelli molto più resilienti e resistenti a una dieta esclusivamente basata sugli zuccheri e ci permette di capire perché la nostra specie rischia maggiormente di soffrire il diabete. «Il nostro corpo non si è evoluto pensando di dover assimilare esclusivamente zuccheri semplici. Ci siamo adattati per avere una dieta variegata e che presenta maggiori quantità di proteine, non per forza provenienti dalla carne – concludono i ricercatori. – I pipistrelli invece sono come dei supereroi, ognuno con il proprio incredibile superpotere. Ci sono specie capaci di sfruttare l'eco localizzazione, altre che succhiano il sangue e altri ancora mangiano costantemente frutta senza contrarre il diabete».

Forse però l'insegnamento principale che è stato possibile ottenere da questa ricerca non è tanto una possibile soluzione alla malattia che affligge milioni di persone in tutto il mondo, ma è capire che ogni specie presenta un adattamento specifico alla sua dieta naturale e che la nostra dovrebbe cominciare a mangiare in maniera molto più sana e con alimenti poveri di zuccheri complessi.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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