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24 Agosto 2022
17:00

Havrita, chiuso il sito per geolocalizzare i randagi in Turchia. «Usato per ucciderli»

In Turchia chiusa una piattaforma online in cui vengono geolocalizzati i cani liberi e che è accusata di essere lo strumento utilizzato da alcuni malintenzionati per ucciderli.

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"Breve pausa, torneremo! Continueremo a far sentire la voce delle vittime #HavritaSalva la vita". Atterrando oggi sulla pagina principale del sito di Havrita, gli utenti turchi leggeranno questo messaggio. Havrita è la piattaforma contro la quale negli ultimi giorni in Turchia si sono scagliate le persone attente al benessere dei cani liberi che nel Paese sono tantissime e che ha generato una grande risonanza sui media locali e poi ha portato alla chiusura da parte delle autorità del sito.

Ma di cosa si tratta? Havrita è un sistema che consente alle persone di geolocalizzare i randagi che  si incontrano su tutto il territorio nazionale, fotografarli e condividere le informazioni con tutti gli altri utenti. Da quando è andato online, però, i media turchi riferiscono che sono sempre di più i casi di uccisioni dei cani liberi che possono essere ricondotti al fatto che la condivisione del luogo in cui si trovano, appunto, consente a chi non li tollera di trovarli e assassinarli.

Del resto la nascita della piattaforma, consultabile solo online e che non ha (ancora) un'app dedicata, non è derivata da un desiderio di censimento e controllo del fenomeno per tutela degli animali e per favorire una convivenza pacifica, ma dalla paura e dall'intenzione di rendere i cani liberi evidenti a chiunque non li tolleri. Havrita infatti invita chi teme di essere aggredito a collaborare ed è nata dopo la morte di un ragazzo che fu ucciso nel 2019 nella provincia di Kayseri a seguito dell'attacco di 25 randagi, così come riportano fonti locali.

Ciò che è accaduto negli ultimi tempi, però, è che alcuni attivisti hanno lanciato la campagna "Chiudi Havrita" dopo che appunto sono stati segnalati dei casi di persone che hanno assassinato, in diverse parti della Turchia, cani che erano stati geolocalizzati proprio attraverso il sito che ad oggi ha segnalazioni taggate su oltre 81 province.

Gülsaniye Ekmekçi, avvocato a capo della Commissione per i diritti degli animali dell'associazione degli avvocati di Istanbul, ha dichiarato all'agenzia di stampa Demirören (DHA) che il sito doveva essere chiuso nella sua interezza, citando l'avvelenamento di 10 cani nel distretto di Muratpaşa, nella provincia meridionale di Antalya dopo che la posizione dei cani era stata appunto referenziata.

Devrim Koçak, altro avvocato che invece è portavoce e tra i fondatori della piattaforma online "contro i pericoli dei cani randagi" ha dichiarato alla stessa agenzia di stampa che nelle loro intenzioni «mai Havrita ha avuto la missione di danneggiare i cani, il nostro sito è nato per il benessere dei randagi e per proteggere le persone dai danni allo stesso tempo che i cani causano».

L'avvocato, comunque, nulla ha potuto rispetto alla decisione presa dall'autorità giudiziaria che ha chiuso il sito. «Ci siamo presi una breve pausa – ha commentato il legale – perché comunque abbiamo riflettuto e non vogliamo che dei malintenzionati possano andare a commettere un massacro. Speriamo che i responsabili escano allo scoperto».

Intanto sono emerse alcune immagini di attacchi ai cani sul sito che Koçak fa però risalire a prima dell'11 maggio del 2022: «E' su tre foto caricate, in particolare, che è stato "pompato" l'attacco alla nostra piattaforma. Senza che nessuno facesse ricerche, i media e le persone hanno subito iniziato a condividerle e a linciarci pubblicamente». Le tre foto mostrano un cucciolo morto, un cane impiccato e un altro bagnato che giace a terra. «L'incidente al cucciolo si è verificato nel 2017 ed è una foto già apparsa su molti canali di notizie e social media – continua l'avvocato nelle sue dichiarazioni rilasciate a un giornale turco – Il cane impiccato è un caso avvenuto ad Akyaka nel marzo 2022. Il soggetto invece fermo per terra e bagnato è il risultato dell'allagamento del rifugio in cui stava. Sono tutte immagini caricate sulla piattaforma da qualcuno appositamente».

Non stanno così le cose, chiaramente, per Ekmekçi, l'avvocato a capo della Commissione per i diritti degli animali che ha ottenuto i blocco del sito. Il legale è certo che i tag sulla mappa non sono messi con «buone intenzioni. Havrita è stato creato da persone che non vogliono cani per strada ma che anzi desiderano che vengano radunati e uccisi. Ci sono state morti violente di cani in luoghi contrassegnati sulla mappa. La gente ci chiama e ci racconta di quegli omicidi».

Il sito e gli account social media di Havrita per gli animalisti hanno «un potere enorme di diffondere l'odio verso gli animali. All'improvviso la nostra società si è divisa in due gruppi – ha sottolineato ancora l'avvocato – gli amanti degli animali e i nemici degli animali. Questa piattaforma è creata per provocare l'opinione pubblica ed è contro la legge e contro i diritti degli animali».

Ekmekçi ha affermato che l'Autorità per le tecnologie e le comunicazioni (BTK) della Turchia, secondo le leggi vigenti, ha svolto il suo compito e applicato la sua autorità nel chiudere il sito che minaccia il diritto alla vita, senza la necessità di una causa. «Gli animali non possono difendersi e solo gli esseri umani possono proteggerli – ha concluso l'avvocato – Continueremo la nostra lotta per una chiusura definitiva e agiremo se la rilanceranno con un altro nome».

Il nome Havrita nasce dalla combinazione in turco delle parole "abbaio" e "cane" e al di là delle finalità mette di fronte il governo locale ancora una volta su quanto sia forte e divisivo il rapporto tra la popolazione umana e quella dei cani liberi. In un Paese che era fino a poco tempo fa citato come buon esempio di convivenza e di rispetto degli animali privi di un riferimento umano costante, già recentemente alcune decisioni di Erdoğan in prima persona erano risultate decisamente poco in linea con il passato fatto di tolleranza e condivisione degli spazi.

Attacchi recenti di cani nei confronti di bambini a Gaziantep, Isparta e Konya hanno portato anche a delle morti e ciò ha causato un aumento della paura da parte dei turchi. Su questo terrore diffuso di pessimo tempismo è stata la cantante Yıldız Tilbe, famosissima in patria, che ha incitato pubblicamente su Twitter le persone ad avvelenare i cani liberi. Misure estreme e del tutto inutili, se solo le autorità competenti e anche la società sapessero di cosa parlano e comprendessero quanto il contenimento dei cani liberi non passa attraverso gli stermini di massa, che mai hanno prodotto risultati a lungo termine e che anzi hanno sempre favorito il ripopolamento di altri cani provenienti da altre zone che così hanno trovato terreno libero e non più protetto dai loro simili massacrati dalla mano di umani incompetenti.

Un recente sondaggio condotto dal ministero dell'Interno turco, inoltre, ha messo in chiaro che la maggioranza dei turchi non trova pericolosi gli animali liberi. Secondo i risultati, solo il 34,3% della popolazione vede i randagi come una minaccia mentre il 45,1% non ritiene che siano un problema. L'indagine ha anche rivelato che gli attacchi da parte di animali randagi sono decisamente rari: alla domanda se fossero mai stati attaccati, il 61,8% dei partecipanti ha risposto "no". Ai partecipanti è stato anche chiesto se i cani liberi dovessero essere lasciati dove si trovano o portati in rifugi: il 39,3% ha affermato che dovrebbero essere prelevati dalla strada mentre il 45,1% ha affermato che dovrebbero essere lasciati dove si trovano.

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