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30 Novembre 2022
11:18

Gregge attaccato dai lupi sulla Murgia: perché non va incentivata la caccia al predatore

Coldiretti ha denunciato in Puglia un altro episodio di attacco di greggi da parte di lupi. La colpa, però, non è necessariamente del predatore.

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L’attacco a danno di un gregge avvenuto ad Altamura. L’allarme lanciato da Coldiretti Puglia sulle predazioni compiute dai lupi. Che cosa accade realmente nelle aree adibite al pascolo? Dopo l’ennesima presa di posizione di quella che forse è la principale associazione di categoria del mondo agricolo abbiamo provato a dare una chiave di lettura diversa al fenomeno, di cui, per carità, non neghiamo l'esistenza ma sul quale, probabilmente, sarebbe necessaria un’analisi un po' più approfondita. Anche per evitare lo scatenarsi di una ingiustificata caccia al predatore, con episodi come quello del lupo decapitato in Valchiavenna.

Un quadro della situazione ce lo ha fornito in tempi recenti anche l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione Animale, che ha mappato sul territorio nazionale la presenza di circa 3.307 lupi. All’interno del rapporto sull’impatto del lupo sulle attività zootecniche in Italia viene fornita anche un’analisi approfondita sugli eventi di predazione relativi al periodo 2015-2019. A livello nazionale sono 17mila gli eventi registrati in questo quinquennio per i quali, va sottolineato, la legge prevede degli indennizzi in favore degli allevatori. Del totale delle predazioni indennizzate, solo il 54,2% è stato attribuito direttamente al lupo. Se si fa riferimento poi al territorio pugliese, luogo della recente denuncia di Coldiretti, il dato relativo sempre al quinquennio oggetto di indagine è di appena 548 eventi per un totale di 1.557 capi di bestiame predati, per una media di 389 capi ogni anno, perlopiù ovicaprini. Anche qui a fronte sono stati previsti come da norma i relativi indennizzi. Lo stesso studio riconosce di fornire una immagine solo parziale del fenomeno. E questo dipende soprattutto della mancata denuncia da parte degli allevatori, che rinunciano anche di fronte alla possibilità di ottenere dallo Stato un indennizzo, ma già questo deve apparire come un elemento di indagine.

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In buona sostanza, dunque, possiamo ritenere che il dato sulle predazioni sia realmente allarmante così come affermato da Coldiretti? Non secondo Rocco Sorino, allevatore e docente a contratto in gestione dei sistemi agropastorali presso l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”: «Le mortalità causate da lupi non sono più alte di quelle che avvengono per cattiva gestione di stalle o ovili – spiega a Kodami – è chiaro che la predazione faccia più clamore ma, considerato il livello dell’allevamento da vacca e della pastorizia qui in Puglia e in particolare sull’Alta Murgia, si potrebbero fare ben altri discorsi».

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«Dalle nostre parti l’allevamento avviene principalmente allo stato semi brado, la mattina all'esterno e il pomeriggio in ovile – continua a dirci – le predazioni, se avvengono, sono al pascolo. Gli episodi spesso portati agli onori delle cronache andrebbero analizzati con maggiore precisione. Per esempio c’è da chiedersi se, quando il lupo ha attaccato, c’era una guardiania o il gregge era sguarnito. Il pastore era adeguatamente attento? Oggi i pastori trascorrono moltissimo tempo con il telefonino. Spesso sono lavoratori stranieri che sfruttano quel momento di lunghe attese al pascolo per connettersi con familiari e amici e perdono di vista quel che accade. Poi bisogna chiedersi se l’azienda ha fornito per quel gregge un numero adeguato di cani per la guardiania. Oltre a considerare che tipo di educazione è stata data a quegli animali. Per un gregge in media servirebbero dai 3 ai 7 cani. E soprattutto devono essere cani che lavorano e che non stanno ai piedi del pastore a chiedere da mangiare. Spesso accade che gli animali siano viziati. Il pastore dovrebbe avere un altro rapporto con questi animali. Infatti capita di vedere il cane sempre molto vicino al pastore invece di stare ben distribuiti con le pecore».

Il docente ci tiene a sottolineare: «Si intenda, non parliamo di cani addestrati. Il loro comportamento con le pecore dipende dal rapporto che il pastore ha con il cane. Questi cani sono innanzitutto territoriali, non devono essere coccolati e accarezzati, il rapporto deve essere ridotto all'essenziale. Il cane non deve trovare compagnia nell'uomo ma nelle pecore. Una volta raggiunto questo modo di non rapportarsi all'uomo sapremo come si comporta con la pecora. Aggiungiamo un altro aspetto e cioè che, se il gregge è composto da 3-400 pecore, quando queste si aprono al pascolo, il fronte può essere lungo anche 300 metri. Quindi, senza un adeguato controllo, la pecora più lontana è come se fosse già in bocca al lupo. Ecco perché è importantissimo il ruolo dei cani al pascolo. Allo stesso modo lo è quello del pastore: lui deve essere sempre vigile. Altrimenti deve cambiare lavoro. Si può pensare che i lupi agiscano di notte mentre invece molte predazioni avvengono proprio di giorno. Il lupo, dal canto suo, fa il lupo. È un predatore e attende il momento opportuno per agire. Se trova il gregge sguarnito lo attacca velocemente».

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L’analisi compiuta da Rocco Sorino va anche sul ruolo che possono avere le organizzazioni di categoria: «La presenza dei pastori sui nostri territori è fondamentale – conclude – ma anche loro vanno educati. Serve fare didattica, sensibilizzazione. Lanciare questi allarmi dà solo adito all’uccisione dei lupi. Ci sono regioni in cui va a finire che questi animali vengono impiccano ai pali sulla strada, o in alcuni casi vengono donati al sindaco. Che azioni sono queste? Sono gesti di una barbarie che non va incentivata. Come si fa, del resto, a parlare di tutela della biodiversità se poi si inneggia all’uccisione di una specie che caratterizza questa biodiversità? Dai soggetti che rappresentano gli agricoltori mi aspetterei un supporto per chi subisce dei casi di predazione. Far capire, per esempio, al pastore come chiedere il risarcimento. Sono passaggi burocratici difficili per se lavori tutto il giorno con gli animali non puoi o non sai come fare domanda e alla fine rinunci. Questo, dunque, sarebbe un buon modo per sostenere gli allevatori».

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Il lupo, ad oggi, rientra ancora tra quelle specie protette. A dirlo sono sia la Legge sulla caccia n. 157 del 1992 sia la Direttiva “Habitat”. Tuttavia è di pochi giorni fa l’approvazione da parte del Parlamento europeo di una proposta di risoluzione che mira ad aprire la caccia ai lupi, sulla scia di un sentimento provenienti dal molti paesi dell’Unione. Una soluzione ampiamente criticata da molte organizzazioni che si occupano a vario titolo di tutela degli animali.

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Roberto Maggi
Giornalista
Sono nato a Bari nel 1985. Sono un giornalista, fotografo e videomaker. Amo raccontare storie di animali sia con le parole che con le immagini. Sono laureato in giurisprudenza e da anni seguo la cronaca locale in Puglia. Amo tutti gli animali, ma in particolar modo i gatti. Faccio spesso amicizia con loro quando viaggio con la mia moto.
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