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25 Aprile 2023
18:00

Grazie a nuove tecnologie possiamo studiare il grooming nei babbuini senza mai osservarli

Una nuova tecnologia permette agli scienziati di studiare il comportamento dei primati, senza nemmeno doversi osservare.

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Fino a qualche decennio sarebbe stato difficile immaginare che le tecnologie avrebbero permesso di osservare e analizzare il comportamento degli animali in assenza di un osservatore umano e di una telecamera. Questo enorme passo in avanti si è dimostrato però possibile e ha di recente un'interessante applicazione nello studio del grooming, l'attività di spulciamento reciproco degli animali sociali.

Il grooming è uno dei comportamenti più suggestivi praticato dai primati e da molti altri mammiferi. Consiste nella pulizia e nello spulciare la pelliccia degli altri individui, ma è utile anche per l'istituzione di profondi legami affettivi e sociali che si realizzano all'interno di un gruppo. È così importante che in diverse specie tale comportamento precede la riappacificazione dopo lunghi conflitti ed è per questa ragione se negli ultimi decenni gli etologi hanno cercato di individuare un nuovo metodo non invasivo che potesse monitorarlo nelle popolazione selvatiche.

Secondo alcuni biologi, come Jared Diamond o Desmond Morris, il grooming è così importante per la storia evolutiva dei primati che sarebbe addirittura ancora presente all'interno della nostra specie, tramite i diversi comportamenti  – dal massaggio reciproco fino ad arrivare alle terapie sanitarie – che è possibile osservare nelle differenti società umane. Lo studio pubblicato però sulla rivista Royal Society Open Science si è concentrato però sui babbuini neri (Papio ursinus) ed è il primo a calcolare con successo le ore trascorse nella toelettatura in questa specie, utilizzando degli accelerometri montati su dei collari.

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Lo studio ha avuto infatti come protagonisti i componenti di alcune famiglie di babbuini (12 animali in tutto) che naturalmente vivono all'interno della Città del Capo, in Sudafrica. Queste tecnologie hanno permesso di quantificare le attività generali di questi animali, indicando le ore di riposo, le ore di camminata, della corsa eccetera, nell'arco della giornata. L'uso dei collari si era dimostrato d'altronde necessario anche per la tutela degli stessi gruppi di babbuini, che sfortunatamente spesso nelle periferie delle città africane cadono vittima di incidenti, quando per esempio assalgono i carrettini pieni di frutta che arrivano dalle campagne.

Gli etologi hanno così pensato di poter sfruttare l'applicazione di questi collari per testare un algoritmo di apprendimento automatico capace di individuare il comportamento dell'animale a secondo dei suoi movimenti e senza l'ausilio esterno di un osservatore umano. Per raggiungere questo obiettivo, hanno chiesto così aiuto agli ingegneri della Swansea University, che hanno prodotto dei speciali chip, montati all'interno dei collari, capaci di abbinare i dati provenienti dagli accelerometri alle registrazioni video dei babbuini che compiono le diverse attività, dalla toelettatura alla corsa.

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Il risultato è stato sorprendente. L'autrice principale del progetto, la dott.ssa Charlotte Christensen dell'Università di Zurigo, ha infatti dichiarato che seppure esistessero delle perplessità, tali collari si sono dimostrati molto efficaci nel compiere le giuste descrizioni dei comportamenti dei babbuini. «Non eravamo sicuri se un sensore in un collare sarebbe stato in grado di rilevare un comportamento che comporta movimenti così sottili, ma ha funzionato. I nostri risultati hanno importanti implicazioni per lo studio dei movimenti sociali nei primati non umani».

L'interesse nei confronti dello studio dimostrato dagli altri ricercatori sparsi per il mondo, dimostra come questa tecnologia possa aprire nuove entusiasmanti aree di indagine, non solo nel campo dell'etologia dei primati, ma anche in altre aree del sapere. Permette infatti di sfruttare molteplici tecnologie e conoscenze e di applicarle dove gli scienziati non avrebbero mai pensato di guardare, almeno fino a poco tempo fa.

La dott.ssa Ines Fürtbauer della Swansea University ha infatti dichiarato che «Questo è qualcosa che il nostro team desiderava fare da anni. La capacità di raccogliere e analizzare dati continui sulla toelettatura nelle popolazioni selvatiche consentirà ai ricercatori di riesaminare domande di vecchia data e affrontarne di nuove, riguardante la formazione e il mantenimento dei legami sociali, nonché i meccanismi alla base del rapporto socialità-salute-fitness».

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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