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23 Ottobre 2023
17:54

Gli zoo privati con animali selvatici sono il nuovo status symbol dei narcotrafficanti sudamericani

Possedere degli zoo privati con animali selvatici di ogni specie, soprattutto grandi felini, è diventato uno status symbol per i narcos colombiani. E dalla Colombia ora la moda sembra essersi diffusa anche nel vicino Ecuador.

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Per i narcos colombiani possedere degli zoo privati nelle proprie lussuose proprietà con animali selvatici di ogni specie, soprattutto grandi felini, è diventato un simbolo di potere, uno status symbol, esattamente come lo era per il defunto “barone della cocaina” Pablo Escobar. L'usanza sembra essersi diffusa anche nel vicino Ecuador, dove sono sempre più frequenti i sequestri di questo genere di animali all'interno delle ville dei trafficanti.

A maggio, la polizia ecuadoriana ha scoperto due giaguari, animali peraltro in via di estinzione, appollaiati su un tronco d’albero del grande giardino della villa di Wilder Sanchez Farfan, detto “el Gato”, un sospetto narcotrafficante legato al cartello messicano Jalisco New Generation, ricercato negli Stati Uniti e arrestato in Colombia a febbraio. Oltre ai giaguari, nel suo ranch la polizia ha trovato anche pappagalli e altri uccelli esotici: gli agenti ritengono che gli animali siano stati importati dalla Cina e dalla Corea del Sud, ovviamente illegalmente. Secondo il capo dell'unità di protezione ambientale della polizia ecuadoriana, si tratta di un fenomeno relativamente nuovo e coinciderebbe con l'aumento del traffico di droga nel paese negli ultimi anni.

Incuneato tra Colombia e Perù, grandi produttori di cocaina, l’Ecuador è recentemente passato dall’essere una semplice tappa di transito a un centro di traffico di droga, con un’esplosione della criminalità. In questo ricchissimo luogo di biodiversità, uno dei maggiori al mondo, nel 2022 sono stati sequestrati nel Paese più di 6.800 animali selvatici e quasi 6.000 nel 2021 nel Paese. I giaguari e gli uccelli rinvenuti nella proprietà “el Gato” sono stati portati in centri di riabilitazione perché, come sappiamo, nella maggior parte dei casi, il ritorno al loro habitat naturale è impossibile.

«Possedere un animale è un simbolo di status sociale. Dimostra il rango di un individuo all'interno di una rete di criminalità organizzata – spiega un rappresentante della Wildlife Conservation Society, una fondazione statunitense per la tutela della vita naturale – Possedere una tigre, ad esempio, è solitamente il primo passo, ma avere un giaguaro è molto più prestigioso, così come possedere grandi proprietà, auto di lusso, opere d'arte, gioielli e circondarsi di donne bellissime».

All'Ospedale per animali selvatici Tueri di Quito vengono curati grandi felini, scimmie, istrici, pappagalli e gufi vittime della tratta. Molti di loro arrivano malnutriti o feriti e, secondo il personale della clinica, solo uno su cinque si riprende abbastanza da tornare al proprio habitat naturale. Molti non sopravvivono alla dura prova. Gli altri, non potendo vivere in natura, finiranno i loro giorni nei rifugi. «I trafficanti – conclude il funzionario – non si rendono conto del danno che fanno alla natura».

Il torbido mercato illecito di animali selvatici e dei trafficanti di natura, vale dagli 8 ai 10 miliardi di dollari l’anno secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine  e tra i 7 e i 23 miliardi secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, cifre talmente alte da generare guadagni che pongono questo commercio al quarto posto per valore economico, subito dopo quelli di sostanze stupefacenti, armi e traffico di esseri umani.

Che sia per ragioni culturali o di sussistenza, tuttavia, all’animale o alla pianta di turno importa poco. Ciò che resta sono pezzi di tigre congelati, pinne strappate agli squali, zanne strappate agli elefanti. E chiaramente, fatto altrettanto grave, il numero degli esemplari che calano a picco. Un danno alla biodiversità ma anche, come abbiamo imparato a capire, nei confronti dell'essere umano a causa del rischio che viene a crearsi dovuto alla prossimità eccessiva con animali che non sono stati plasmati dalla natura per vivere specificatamente a contatto con la nostra specie.

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Simona Sirianni
Giornalista
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