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13 Settembre 2023
18:04

Gli squali che vivono in un lago all’interno di un campo da golf in Australia

In Australia un gruppo di squali leuca è rimasto intrappolato all'interno di un lago in un campo da golf, dove secondo un nuovo studio alcuni individui hanno vissuto tranquillamente per almeno 17 anni.

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Vicino a Brisbane, in Australia, c'è un golf club piuttosto famoso che da anni fa parlare di sé, non tanto per le sue buche ma per alcuni particolarissimi animali che ospita tra i sui prati e i suoi stagni. E non stiamo parlando di grossi alligatori, cervi affamati o tartarughe acquatiche, ma bensì di squali. È almeno dagli anni 90, infatti, che un piccolo gruppo di squali leuca è rimasto intrappolato nel laghetto del Carbrook Golf Club, dove secondo un notevole studio pubblicato sulla rivista Marine and Fishery Sciences sembrano passarsela piuttosto bene.

Tutto è cominciato tra il 1991 e 1996, quando violente e ripetute inondazioni dei vicini fiumi Logan e Albert, hanno spinto alcuni squali all'interno del lago. Quando poi le acque si sono ritirate, gli squali sono rimasti bloccati, circondati solo da prati verdi e giocatori di golf incuriositi. Sebbene la data esatta del loro arrivo e il numero di squali entrati inizialmente siano ancora sconosciuti, le prime segnalazioni certe risalgono almeno al 1996.

Successivamente, giornali e media locali hanno più volte riportato nuovi avvistamenti nel lago, soprattuto fino agli anni 2000. Alcuni sono sicuramente riusciti ad uscire nel frattempo e sono scomparsi, ma secondo questo studio sarebbero almeno sei gli individui che dal 1996 al 2013, quindi per ben 17 anni, sicuramente hanno vissuto tranquillamente tra le acque del lago. Ma come è possibile?

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Il lago del Carbrook Golf Club dove vivono gli squali

Lo squalo leuca (Carcharhinus leucas) – conosciuto anche come squalo Zambesi o erroneamente squalo toro dall'inglese bullshark – vive in mare e quindi in acqua salata, ma è piuttosto noto per la sua capacità di sopravvivere a bassi livelli di salinità. Diversamente dalla maggior parte degli altri squali, frequenta infatti molto spesso estuari e fiumi, dove i giovani esemplari più piccoli trascorrono probabilmente le fasi più critiche dei primi anni della loro vita lontani da predatori più grandi.

Man mano che crescono, poi, solitamente intraprendono lunghe migrazioni, ripercorrendo anche per centinaia di chilometri fiumi e corsi d'acqua dolce, compreso il Rio delle Amazzoni, il Mississippi e lo Zambesi, per poi ritornare definitivamente in mare. Non è la prima volta che questi squali vengono avvistati in un lago, succede per esempio al Lake Saint Lucia, in Sudafrica, e al lago Bayano, a Panama. Tuttavia, nonostante questa elevata capacità di tollerare bassi livelli di salinità, nessuna immaginava potessero vivere così tanto a lungo all'interno di un campo da golf.

Questo studio, infatti, evidenzia non solo un nuovo record di tolleranza alla bassa salinità di questa specie, ma è la prima evidenza del fatto che potenzialmente gli squali leuca potrebbero vivere la loro intera vita in acqua dolce. Si stima infatti che uno squalo leuca possa vivere mediamente circa 30 anni, e considerando che alcuni di questi esemplari – entrati giovani e poi diventati adulti – sono sopravvissuti per almeno 17 anni (il record più lungo mai registrato per questa specie in ambiente a bassa salinità) quasi sicuramente potrebbero viverci per tutta la vita.

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Una domanda sorge però spontanea, cosa mangiavano questi squali per sopravvivere? Sicuramente gran parte della loro dieta era costituita dai pesci già naturalmente presenti nel lago. Occasionalmente, però, lo staff del club lanciava carne all'interno del lago, un po' per aiutare gli squali un po' per incoraggiarli a farsi vedere. Anche se l'idea di condividere un lago con gli squali potrebbe spaventare molti, i golfisti e i gestori del club hanno apprezzato molto la loro presenza, tant'è che lo stesso logo del Carbrook Golf Club è rappresentato da uno squalo.

Attualmente non si sa se quanti squali siano ancora all'interno del lago. L'ultimo avvistamento certo risale al 2015 e non è nemmeno chiaro al momento se siano arrivati ​​nuovi individui oppure no durante l'ultima inondazione, avvenuta nel 2022. L'autore dello studio durato ben 17 anni, Peter Gausmann, si augura di poter ancora avvistare e studiare ancora a lungo questi squali, magari marcandoli per poterli seguire negli anni ancora meglio.

Questa specie sta infatti affrontando numerose minacce a causa dei cambiamenti globali, della distruzione degli habitat costieri, dell'antropizzazione eccessiva di fiumi ed estuari e le solite forti pressioni legate alla pesca eccessiva e alle catture accidentali. Come tanti altri squali, la specie è infatti in serio rischio estinzione ed valutata come Vulnerabile all'interno della Lista Rossa della IUCN, ma nonostante sia conosciuta come uno degli squali più aggressivi verso gli umani, sono loro quelli davvero in pericolo, non noi.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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