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19 Aprile 2023
11:53

Gli orsi e il Tar: cosa succederà a JJ4

Il Tar di Trento ha rigettato l'istanza presentata dalla Provincia Autonoma per l'udienza relativa alla sospensione dell'ordinanza di abbattimento dell'orsa Jj4. Non è la prima volta che la giustizia amministrativa blocca le ordinanze di morte del presidente Fugatti.

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Il Tar di Trento ha rigettato l'istanza presentata dalla Provincia Autonoma per l'udienza relativa alla sospensione dell'ordinanza di abbattimento dell'orsa Jj4. Il Tribunale amministrativo ha confermato che la camera di consiglio in cui si deciderà il destino dell'orsa JJ4 rimarrà il prossimo 11 maggio, e non potrà essere anticipata al 20 aprile come aveva chiesto il presidente della Provincia autonoma Maurizio Fugatti.

Sentito da Kodami, il deputato Sergio Costa si dice felice della pronuncia di sospensione da parte del Tar. Quando era Ministro dell'Ambiente fu proprio Costa a dare a JJ4 il nome di Gaia: «L'ho fatto perché sono animali e devono essere trattati come tali, non come cose – ci spiega – Il tema ora è gestire la popolazione di questi animali, un'azione che non può più essere fatta a colpi di ricorsi. Siamo felici per tutti gli orsi, ma adesso è ora che si faccia qualcosa di concreto».

La vicenda che oggi coinvolge Gaia viene infatti da molto più lontano, e affonda le sue radici in un monitoraggio da parte della Provincia che si è rivelato molto meno attento rispetto a quanto indicato, ben 3 anni fa, dall'autorità giudiziaria.

L'ultima sospensione del Tar

Il provvedimento preso oggi dal Tar di Trento arriva poco dopo la notizia della cattura di Gaia attraverso una trappola a tubo, nel quale sono finiti anche due dei tre cuccioli che erano con lei. Il Tar ha inoltre chiesto all'Ispra di depositare il parere formale relativo all'abbattimento dell'orsa, o il possibile trasferimento «in altro sito senza spese per la Provincia di Trento». Un'apertura che potrebbe aprire nuovi scenari per il plantigrado, dato che la Lav ha trovato per lei un rifugio all'estero, uno scenario molto diverso dal Centro Faunistico di Casteller dove è stata portata oggi.

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Casteller

Il Tribunale regionale amministrativo di Trento ha accolto le motivazioni presentate da Lega antivivisezione (Lav) e Lega Abolizione Caccia (Lac) e ha deciso di prendere più tempo e valutare le motivazioni alla base dell'ordinanza con la quale era stata decretata la rimozione di Gaia.

Un provvedimento preso dall'amministrazione di Trento ancora prima di venire a conoscenza dell'identità dell'orso responsabile della morte di Andrea Papi, il 26enne che nella notte tra il 5 e il 6 aprile è stato trovato morto nella malga di Grom, non lontano dalla sua abitazione di Caldes. In quell'occasione, Fugatti fece sapere di voler abbattere non solo l'orso responsabile, poi identificato come JJ4, ma tutti gli orsi problematici in Trentino.

Nonostante le richieste di autonomia avanzate, però, la Provincia di Trento non può decidere di uccidere un orso senza prima aver ricevuto l'autorizzazione del Ministero dell'Ambiente, preso sulla base del parere dell'Ispra. È proprio quest'ultimo passaggio che secondo i giudici è mancato. Fugatti ha infatti acquisito il parere dell'Ispra solo per le vie brevi, non c'è ancora la relazione formale che motivi l'abbattimento di Gaia.

Ispra, proprio poco prima della sospensione decisa dal Tar, in poche righe aveva spiegato il perché dell'assenso all'abbattimento: «L’esemplare di orsa, nata nel 2006 è risultata, dalle analisi genetiche condotte, la responsabile dell’attacco mortale sul Monte Peller dello scorso 5 aprile. Già in passato, tra il 2020 e il 2022, era stata responsabile di tre eventi, non mortali. La provincia di Trento ha emanato in data 8 aprile 2023 un’ordinanza per l’intervento di rimozione dell’orso, con espresso richiamo alle competenze in materia di incolumità e sicurezza pubblica, che ISPRA ha ritenuto coerente con le indicazioni del PACOBACE».

Ora però gli esperti sono chiamati ad ampliare queste valutazioni per dare una visione approfondita ed estesa delle ragioni che rendono necessaria l'uccisione dell'animale, o anche un possibile trasferimento all'estero. Sull'eventualità però che Gaia possa essere trasferita fuori dall'Italia le autorità della Provincia si sono dimostrate più volte ostili. «L'autorizzazione al trasporto di un orso all'estero deve essere validata dal Cites e ancora nessuna proposta è arrivata in questo senso», ha detto Raffaele De Col, dirigente del Corpo forestale.

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Fugatti, invece, si è dimostrato molto più duro: «Noi avremmo voluto abbatterla sul posto», ha detto senza mezzi termini oggi in conferenza stampa. E ha ribadito che per JJ4 non esiste l'ipotesi di trasferimento: «Ci sono altri 70 orsi che dobbiamo portare via. Prendano quelli». Il messaggio è chiaro: per l'orsa Gaia esistono solo l'eutanasia o il carcere a vita.

Il primo no del Tar nel 2020

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JJ4 alla sua prima cattura

Non è la prima volta che JJ4 è al centro del braccio di ferro tra la Provincia e il Tar di Trento. La diatriba dura dal giugno 2020, quando si rese protagonista di un attacco a due persone, padre e figlio, a caccia sul monte Peller, lo stesso dove stava correndo Andrea Papi il 5 aprile. In quell'occasione non si trattò di un episodio mortale, ma la Provincia di Trento, sempre guidata da Fugatti, emise comunque un'ordinanza  contingibile e urgente volta alla rimozione dell'animale.

Il provvedimento però fu prima sospeso e poi annullato dalle autorità giudiziarie alle quali si erano appellate le associazioni animaliste. A Gaia furono applicati sia il radiocollare che le marche auricolari di colore rosso che ne hanno permesso il riconoscimento durante la cattura di stanotte.

All'epoca, il Tar riteneva che il monitoraggio con il radiocollare fosse sufficiente per controllare l'orsa. La Provincia avrebbe quindi dovuto proseguire in questo senso, anche intensificando l'attività. L'amministrazione provinciale rispose però che «il fatto che l’orsa sia tuttora dotata di radiocollare e monitorata in modo intensivo, va ribadito, non è sufficiente a contenere in modo adeguato il rischio di ulteriori incontri ravvicinati e di possibili relativi incidenti, dal momento che tale strumentazione e tale monitoraggio non possono di fatto impedire che ciò avvenga».

L'incidente alla fine è accaduto. Ma l'orsa non era «monitorata in modo intensivo» come avrebbe dovuto essere. È stato proprio Giovanni Giovannini, responsabile del Servizio Faunistico provinciale del Trentino, a dichiarare in una conferenza stampa di poco precedente alla cattura che «non sapevano se l'orsa aveva dei cuccioli o meno». Il dato non solo non era stato diffuso alla cittadinanza, ma non era neanche in possesso delle autorità che avevano il compito di vigilare sull'animale.

L'areale delle orse è limitato rispetto a quello dei maschi, come ha spiegato la Provincia stessa più volte, per questo le due fototrappole posizionate dai forestali si sono rivelate subito efficaci: conoscevano le zone in cui l'orsa si muoveva. Tuttavia non è stata seguita la medesima logica nell'eseguire il controllo di un animale giudicato come «pericoloso», e che per questo avrebbe avuto bisogno di ancora maggiori attenzioni in presenza dei cuccioli.

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In rosa l’areale di JJ4 nel 2020, lo stesso di oggi (Fonte: Provincia autonoma di Trento)

Anche durante l'aggressione del 2020, infatti, nel report Grandi Carnivori stilato dall'amministrazione provinciale si evince che «si è trattato quindi, con ogni probabilità, di un comportamento ascrivibile alla fattispecie "Attacco (con contatto fisico) per difendere i piccoli…"».

Solo con la cattura di oggi è emerso che anche in occasione dell'incontro con Andrea Papi, Gaia aveva dei cuccioli di due anni. Se davvero questa informazione fosse stata sconosciuta a chi doveva monitorare intensivamente l'animale, si aprirebbero nuovi scenari per le istituzioni che erano state chiamate chiamate a vigilare dall'autorità giudiziaria.

Una ipotesi che era già filtrata dalle parole dei familiari di Andrea che più volte, anche in occasione del funerale del giovane, avevano richiamato le istituzioni alle loro responsabilità. «Voglio chiarire una cosa – aveva detto Franca Ghirardini, la madre di Andrea – la colpa non è di mio figlio e neanche dell'orso.  La colpa va ricercata nella cattiva gestione fatta da chi ha gestito, nel tempo, il progetto Life Ursus, che ormai è sfuggito di mano».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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