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18 Ottobre 2021
11:45

Gli iconici Horti Lamiani di Roma tornano a vivere nel Museo del Ninfeo

Di proprietà del console Lucio Elio Lamia, nel 33 d.C. passarono sotto l'egida del demanio imperiale diventando la residenza privata di numerosi imperatori e principi di Roma. Venuti allo scoperto durante gli scavi per la costruzione della sede dell'Enpam, gli Horti Lamiani adesso aprono al pubblico a partire dal 6 novembre.

horti lamiani
Credit: Enpam

Uno dei luoghi iconici della storia di Roma è pronto a rivivere: dopo oltre 10 anni di lavori aprirà al pubblico il 6 novembre il Museo Ninfeo, lo spazio in cui rivivono gli Horti Lamiani, i meravigliosi giardini considerati un paradiso terrestre per la varietà di piante e animali che ospitavano, diventati anche la residenza privata favorita di molti imperatori e principi di Roma.

Il Museo Ninfeo si inaugura con due open day il 30 e 31 ottobre per poi aprire al pubblico dal 6 novembre. Realizzato dalla Soprintendenza Speciale di Roma insieme con l’Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri (Enpam), deve la sua nascita proprio  all’eccezionale ritrovamento avvenuto nell’area di piazza Vittorio Emanuele, all’Esquilino, durante i lavori per la costruzione della sede dell’Enpam.

Cosa sono gli Horti Lamiani

Gli Horti Lamiani prendono il nome dal primo proprietario, il console Lucio Elio Lamia, nel 3 d.C. amico personale di Tiberio e discendente da una nobile stirpe che faceva risalire le sue origini al mitico Lamo, eroe greco fondatore di Formia. Una famiglia importante che seguì Mecenate nel recupero urbanistico dell’Esquilino, fino ad allora occupato da un sepolcreto.

Nel 33 d.C gli Horti Lamiani passarono al demanio imperiale guadagnandosi la fama di luogo mitico, un “giardino degli dei” amatissimo sopratutto da Caligola, che ne fece una sorta di Domus Aurea ante litteram. Scrigno di lusso sfrenato e testimonianze artistiche senza prezzo, sono stati anche la casa di numerosissime specie vegetali rare e animali, anche esotici, come dimostra il ritrovamento di ossa e denti di leone, orso e cerbiatto.

Il Museo del Ninfeo

Lo spazio è venuto alla luce tra il 2006 e il 2009, emergendo dal sottosuolo della Capitale, e grazie al lavoro della Soprintendenza speciale di Roma e dell'Enpam sono rinati grazie al Museo del Ninfeo, che offre testimonianze e reperti fin dal periodo Giulio-Claudio. Ogni epoca ha lasciato il segno, e nel corso dei lavori di scavo e realizzazione del museo sono stati rinvenuti oltre 1 milione di reperti selezionati nel laboratorio segreto realizzato in collaborazione con ricercatori specializzati in varie discipline: esposti 3.000 oggetti, che in 13 sezioni restituiscono la suggestione della vita nell’Antica Roma. In mostra tantissimi oggetti di uso comune, tra anfore, vasellame e utensili, e anche i resti di animali, non soltanto esposti per il piacere degli imperatori ma con tutta probabilità sfruttati anche per replicare i Giochi del Colosseo.

Lungo le scale che conducono all’area archeologica è stata inoltre installata una stele elettronica ricorda i nomi di tutti i medici caduti lottando contro il Covid-19: «È il risultato di un ottimo esempio di archeologia preventiva, che coniuga l’esigenza di tutelare e preservare il patrimonio archeologico – ha detto il ministro della Cultura, Dario Franceschini – Questo luogo di bellezza, inoltre, onora simbolicamente tutti i medici vittime della pandemia. Va loro il nostro pensiero in questa giornata inaugurale».

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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