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Ancora un rapace vittima del bracconaggio. Questa volta si tratta di un giovane astore, colpito dai pallini sparati da un bracconiere e precipitato al suolo: a ucciderlo è stato proprio il trauma provocato dalla caduta, e a nulla sono valsi i tentativi dei veterinari di salvarlo.
A condividere la storia del rapace sono stati gli operatori del Centro Recupero per la Fauna Selvatica che la Lipu gestisce a Roma. Una scelta ponderata, perché come spiegano loro stessi, «per noi è sempre molto difficile parlarvi di un animale che muore: preferiamo raccontarvi storie di guarigione e rinascita, per dare speranza a voi che ci seguite e a noi che, tutti i giorni, con la sofferenza degli animali facciamo i conti. A volte, però, è importante parlare anche di chi non ce la fa».
«Il nostro lavoro è fatto anche di battaglie perse – proseguono dal CRFS Lipu – E ci sono alcune morti che hanno tanto (anche forse di più) da insegnarci sulla nostra relazione con la fauna selvatica, quanto le straordinarie storie di sopravvivenza che amiamo raccontarvi».
L’astore ucciso dai bracconieri, secondo le stime degli esperti, aveva pochi mesi di vita. È stato colpito da una fucilata, e dopo essere stato recuperato e portato al centro è stato sottoposto a un esame radiografico che ha rilevato un pallino di piombo nella zampa: «Probabilmente, a causare le gravi condizioni in cui versava quando è arrivato, è stata la rovinosa caduta in seguito al colpo subìto – confermano gli operatori della Lipu, amareggiati e addolorati – Abbiamo fatto del nostro meglio, ma per lui non c’è stato niente da fare: è morto per le conseguenze del grave trauma cranico riportato».
L’astore, un rapace diurno molto simile allo sparviere ma di dimensioni più grandi, è una specie protetta dalla legge 157/92, ed è assolutamente vietato cacciarlo. Il bracconaggio, unito alla deforestazione e alla distruzione del suo habitat, lo ha però messo in serio pericolo. Il numero di individui maturi nella popolazione italiana è stimato dalla IUCN in circa 1000-1600 individui, anche se il trend, nel nostro paese, è considerato stabile, e la specie è ancora considerata come specie a Minore Preoccupazione (LC).
Va detto però che le ultime rivelazioni risalgono al 2012, e che in dieci anni lo scenario è mutato. Da qui la scelta degli operatori della Lipu di condividere la storia del giovane esemplare ucciso e sensibilizzare sull’importanza di combattere il bracconaggio e la caccia illegale: «È stato amaro lasciarlo andare, com’è amaro raccontarvi questa storia, ma speriamo che anche storie come questa siano utili a farci assumere una maggiore consapevolezza dell’impatto, spesso fatale, che l’uomo ha sulle altre specie».