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23 Febbraio 2023
15:26

È utile utilizzare del cibo per avvicinare un cane timido o pauroso?

Spesso usiamo bocconcini come "premietto" per insegnare qualcosa al cane o gratificare particolari comportamenti. Questa abitudine, però, con un cane timido o pauroso, potrebbe farci ottenere un risultato del tutto opposto, spaventandolo e facendolo allontanare.

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Quando si pensa all’uso del cibo nel nostro rapporto coi cani una delle prime cose che vengono in mente sono i bocconcini per insegnare o gratificare particolari comportamenti. Si ritiene, ad esempio, che con un "premietto" è possibile insegnar loro a mettersi seduti, a terra o anche cose più complesse come il restare fermo mentre noi ci allontaniamo o il camminarci al fianco.

Tuttavia quando ci troviamo davanti un cane timido o pauroso, tutto questo può diventare una pura utopia. Addirittura, alle volte, se proviamo ad insistere nei nostri tentativi potremmo ottenere un risultato del tutto opposto ed arrivare anche a spaventarlo e farlo allontanare, minando così il rapporto di fiducia.

Quando infatti proponiamo al nostro amico del cibo con l’intento di fargli una richiesta noi staremo allo stesso tempo esercitando su di lui una pressione sociale che, specialmente con quei cani che sono intimoriti dagli esseri umani, potrebbe risultare troppo onerosa se non addirittura insostenibile. Ma possiamo da questo desumere allora che in generale non è mai utile usare del cibo quando ci troviamo di fronte ad un cane timoroso?

Per dare una risposta a questa domanda è necessario fare alcune premesse che riguardano tanto la soggettività del cane che abbiamo davanti quanto gli obbiettivi e le finalità che ci proponiamo con l’uso di questa importantissima risorsa.

La soggettività del cane

Riguardo il primo punto dobbiamo considerare che quando parliamo di cani, benché vi possano essere caratteristiche comuni dovute all’appartenere tutti ad una stessa specie oppure ad una particolare razza, questo non deve mai farci dimenticare che ci troviamo sempre davanti a un singolo individuo che sempre sarà diverso da ogni altro e che sarà unico nella sua particolarità.

Per questo le prime domande che dovremo porci in merito all’uso o meno di cibo nel nostro lavoro saranno: quanto è importante per lui questa risorsa? Fin dove è disposto a spingersi per ottenerla? La risorsa alimentare, in quanto primaria, ha infatti e in generale una grande importanza agli occhi di un cane e a volte potremmo essere sorpresi da cosa alcuni individui sarebbero in grado di fare pur se molto spaventati da altre cose. In altri casi invece potremmo accorgerci che per qualche soggetto così non è o che comunque vi sono altri fattori che lo preoccupano di più di quanto l’interesse per il cibo possa stimolarlo

È dunque sempre meglio effettuare dei tentativi di offrirgli qualcosa di buono per testare quale importanza quel cane attribuisce al cibo. Potremmo inoltre provare a offrirgli cose diverse per provare a capire quali sono i suoi gusti e se abbia dei cibi preferiti o per i quali è disposto a investire un maggiore impegno.

Quali obbiettivi porsi

Questo ci porta alla seconda questione di cui accennavamo, ovvero quella dei nostri fini e obbiettivi. Come si diceva l’uso del cibo viene in genere associato al fatto di richiedere o insegnare particolari comportamenti. In realtà questa è una modalità piuttosto recente nella lunga storia della nostra relazione con i cani. Va fatta risalire soltanto al secolo scorso quando, prima con gli studi di Pavlov e poi con quelli di Skinner, si arrivò a elaborare le teorie del condizionamento e del rinforzo.

Queste teorie, abitualmente insegnate in molte scuole di formazione e spesso utilizzate da molti professionisti cinofili nel loro lavoro si sono imposte in questi anni mettendo in ombra ogni altro uso del cibo nella relazione coi cani. In realtà quella di offrire del cibo ad altre specie animali è un’abitudine antica per noi umani e potrebbe essere collegata direttamente con il processo stesso di domesticazione. Non possiamo infatti dimenticare che una delle principali ragioni per cui i cani si avvicinarono agli insediamenti degli uomini fu proprio quella di nutrirsi di ciò che noi scartavamo.

Questa fu probabilmente una delle cause principali del fatto che, diversamente da altre specie, essi arrivarono prima a ridurre notevolmente le loro distanze di allerta e poi anche a stringere una relazione. Ed anzi il fatto di arrivare a prendere cibo direttamente dalle nostre mani potrebbe essere stata una delle prime forme in assoluto di contatto fisico tra le nostre specie.

Oltre dunque all’uso del cibo per richiedere particolari comportamenti dobbiamo considerare che vi è un altro modo estremamente importante di impiegare questa risorsa, ovvero quello dell’offerta libera e disinteressata col solo fine di dar loro un momento di piacere o di condivisione di tempo e spazi.

Questo modo di utilizzare il cibo, se impiegato con criterio, può essere estremamente importante nel costruire un rapporto di reciproca fiducia, in cui sono chiari gli intenti e dove non vi sono forzature nel fare qualcosa che non si è pronti a fare o che non si apprezza.

Fatte queste premesse possiamo ora analizzare alcune modalità in cui il cibo può essere utile nel lavoro con cani timidi, diffidenti o paurosi.

Ridurre le distanze

Uno dei primi modi in cui il cibo può essere utile è quello di favorire un semplice avvicinamento o la condivisione di uno spazio. In questo caso il nostro obbiettivo non deve essere, o non deve essere soltanto, quello di toccare o accarezzare il cane.

Offrirgli una risorsa può infatti essere anche soltanto un modo per far sì che quel soggetto impari che può tranquillamente ridurre le distanze da noi senza correre alcun pericolo. Offrirgli una risorsa può aiutarlo a comprendere più chiaramente quali sono le nostre finalità, che non vogliamo minacciarlo e che da noi può aspettarsi qualcosa di positivo. In molti casi ripetendo questa ritualità nel tempo si potrà arrivare a stringere un vero e proprio patto di fiducia, basato sul riconoscimento reciproco, sulla conoscenza dei gesti e sul comprendere meglio il modo di essere e di comportarsi dell’altro. Questo può contribuire grandemente ad abbattere le barriere della paura e consentire, in un secondo momento, di chiedere la fiducia dell’altro anche in altri campi.

C’è una sola attenzione che dobbiamo tenere: non tradire mai la fiducia appena conquistata! Se per esempio noi approfitteremo del fatto che un cane ha deciso di fidarsi di noi avvicinandosi e proveremo subito di toccarlo o anche ci muoveremo improvvisamente verso di lui potremmo dargli l’impressione di avergli teso un tranello e dunque di volerlo imbrogliare. Questo potrebbe essere estremamente controproducente e minare il rapporto fin dalla radice. Attenzione dunque a non approfittarci mai della fiducia accordataci perché questa si basa principalmente sul sapere cosa aspettarsi da noi e sul poter in qualche modo prevedere ciò che noi vogliamo o che faremo.

Il rito alimentare

Un altro aspetto, collegato al precedente, è quello della costruzione del rito alimentare. Il momento del pasto può essere per un cane uno dei momenti più importanti della giornata. Oltre infatti al piacere in sé del riempirsi la pancia e dell’appagare un proprio bisogno fisiologico, esso è anche scandito da una forte ritualità data dalla regolarità degli orari e da tutta una serie di procedure (come ad esempio il momento della preparazione e quello della somministrazione) che possono favorire molto la creazione di una aspettativa e finanche di un desiderio da parte dell’altro. Per comprendere meglio questo aspetto possiamo fare due esempi. Il primo è quello di molti volontari che si occupano di sfamare animali randagi. In tantissimi casi si crea un vero e proprio rapporto di riconoscimento e fiducia con queste persone.

I cani imparano a riconoscere già il suono della loro automobile e al loro arrivo cominciano a radunarsi. Ma spesso queste sono anche le uniche persone a cui questi cani si avvicinano e con le quali strutturano un rapporto e dalle quali si lasciano anche avvicinare senza timore. Un altro esempio è quello degli operatori che lavorano nei canili. Anche in questo caso il fatto di essere questi coloro che regolarmente somministrano il pasto fa sì che si crei con queste figure un rapporto privilegiato che difficilmente si può osservare verso altre figure, dato dalla continuità, dalla regolarità, dal diventare un riferimento stabile e dall’appagamento dato dall’essere parte di un importante momento delle giornate.

L'esplorazione di cose o luoghi

Il cibo può poi essere molto utile anche nella conoscenza e nella perlustrazione di ambenti o oggetti nuovi. Potrebbe ad esempio essere utile per aiutare il cane a varcare l’ingresso di una stanza non conosciuta o a perlustrare più a fondo un ambiente nuovo. In questi casi, spinto dal piacere di trovarvi qualcosa di gradito, il cane potrebbe prendere coraggio di avventurarsi verso luoghi che altrimenti avrebbe evitato perché sconosciuti o imprevedibili, oppure di avvicinarsi a oggetti presenti in essi e che per lui sono fonti di timore o paura. Questo tipo di lavoro può essere molto utile perché ha riflessi importanti sulla fiducia in sé e sulla capacità di mettersi in gioco per raggiungere un proprio obbiettivo. Inoltre anche la fiducia in noi potrebbe aumentare nel momento in cui il cane capirà che gli proponiamo esperienze alla sua portata e che non lo mettono in pericolo.

Anche in questo caso dovremo avere molta attenzione a che non accada nulla di imprevisto e che possa spaventarlo mentre è impegnato nell’esplorazione perché potrebbe minare la sua fiducia e rendere molto più difficile riproporgli in futuro esperienze simili.

Comprendere il suo stato emozionale

Vi è infine un ultimo aspetto che può avere importanza e che ci può servire per capire come il nostro amico si sente in un dato momento. Il fatto che accetti o meno di mangiare qualcosa può infatti essere un utile indicatore del suo stato emozionale. Una delle prime risposte a uno stato di disagio può essere data dallo smettere improvvisamente di mangiare ciò che gli offriamo e questo può essere un importante indicatore su quale è l’impatto dell’esperienza che gli stiamo proponendo. Questo può essere importante per renderci conto di quando stiamo esagerando e dunque se è il caso di fermarci. Sappiamo infatti che quando le emozioni sono troppo forti anche la capacità di apprendere ne risulta compromessa e dunque una situazione potrebbe rivelarsi inutile se non dannosa.

Inoltre osservare in tali situazioni quando il cane ricomincerà a mangiare qualcosa ci può dare un’idea sia di quali sono i suoi tempi di recupero sia di quanto quell’esperienza è stata forte. Se ad esempio vedremo che già pochi minuti dopo riprende a mangiare potremo supporre che non ne abbia avuto un grosso trauma; se invece vedremo che i tempi si allungano di molto dovremo supporre che essa ha avuto su di lui un forte impatto emotivo e dunque dovremo mantenere precauzioni molto maggiori.

Insomma, a patto di uscire dalla semplicistica idea che il cibo sia soltanto un modo per richiedere al cane un particolare comportamento o pensare che soltanto con questo sarà disposto a farsi toccare e spupazzare a nostro piacimento, l’uso della risorsa alimentare può essere un importantissimo strumento di lavoro. E, se ben gestito e usato con criterio, può rappresentare una leva importantissima per costruire un rapporto di fiducia e accreditamento nei nostri confronti, nonché uno strumento attraverso cui il nostro amico può imparare a credere di più in se stesso e nel mondo che lo circonda.

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Francesco Cerquetti
Esperto in etologia applicata e benessere animale
Laureato in Filosofia a partire dal 2005 ho cominciato ad appassionarmi di cinofilia approcciando il mondo dei canili. Ho conseguito il Master in Etologia Applicata e Benessere animale, il titolo di Educatore Cinofilo e negli IAA.
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