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20 Settembre 2022
17:42

Cosa ci insegna l’incontro tra il cervo Bambi e l’uomo che l’ha allevato

L'incontro recente tra il cervo Bambi e l'uomo che lo ha allevato, ci ricorda quanta strada c'è ancora da fare per una corretta interazione con gli animali selvatici.

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Due anni fa Giovanni Del Zoppo aveva trovato un cucciolo di cervo appena nato nel bosco, aveva aspettato un po’ per controllare che la madre tornasse, ma lei non si era fatta viva. A quel punto aveva deciso di portarlo a casa dove il piccolo è cresciuto, è diventato dipendente dall'uomo e si è affezionato a tutta la famiglia. C'è però un problema in questa storia: Bambi, così è stato ribattezzato, è un animale selvatico che non può essere in alcun modo sottratto al suo habitat e tenuto in casa da un privato.

E così il cervo, ormai cresciuto, lo scorso agosto è stato trasferito in una struttura più idonea a Dazio, vicino a Morbegno, in Valtellina. La famiglia Del Zoppo ha ovviamente sofferto molto per la separazione e così andata più volte a trovarlo, come testimoniano alcuni video pubblicati di recente su Facebook.

L'incontro è certamente commovente e il mammifero sembra riconoscere la mano che lo ha cresciuto, tuttavia questa situazione ci ricorda quanta strada occorre ancora fare per raggiungere una corretta interazione con i selvatici, anche quando si agisce in buona fede, perché si rischia di creare molti danni.

Tutte le specie selvatiche appartengono allo Stato e non possono ovviamente essere tenute in cattività da privati. Spesso però i cittadini che si trovano di fronte a un animale ferito o in difficoltà non sanno bene come comportarsi e, purtroppo, improvvisano. Pur essendo un gesto lodevole e mosso dalle più nobili intenzioni, intervenire recuperando un selvatico senza alcun tipo di esperienza o competenza significa, quando va bene, condannarlo purtroppo a una vita intera in cattività, proprio com'è successo a Bambi.

Trovandosi davanti a un animale selvatico in difficoltà, la vera domanda da porsi dovrebbe essere: sto facendo il suo bene? Perché, purtroppo, la maggior parte delle volte così non è. Nella stragrande maggioranza dei casi gli animali selvatici non hanno bisogno né di cure né di aiuto da parte dell'uomo. Prelevarli invece dal loro ambiente, come a volte si è spinti a fare pensando che il piccolo sia stato abbandonato, li condanna invece a passare tutta la loro vita chiusi in un recinto.

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Un maschio di cervo come Bambi

In particolare, per quanto riguarda cuccioli di cervi, caprioli o daini, Kodami da tempo si è unita agli appelli di molti centri di recupero e associazioni di settore che ricordano ogni anno che i piccoli di cervidi non andrebbero mai avvicinati o toccati. L'intervento umano rischia di compromettere le tracce odorose del cucciolo, che potrebbe non essere riconosciuto o ritrovato dalla mamma e finire per essere abbandonato. I cuccioli quindi non vanno mai toccati né tantomeno raccolti, a meno che non ci siano evidenti situazioni di pericolo o emergenza.

In questi casi, prima di intervenire, sarebbe buona norma però contattare i Carabinieri Forestali o i Centri di Recupero per Animali Selvatici, le uniche strutture autorizzate a soccorrere e ospitare fauna selvatica in difficoltà. Sia chiaro, nonostante ciò non bisogna condannare all'estremo l'altruismo e le azioni del l'uomo che – ricordiamo – ha agito in totale buona fede e negli interessi dell'animale, almeno dal suo punto di vista.

La parola d'ordine in casi come questi non è quindi reprime, ma educare e diffondere soprattutto quali devono essere i comportamenti da tenere per una corretta interazione con un qualsiasi selvatico, che si tratti di una volpe in un bosco o di un comune gabbiano in città.

Lo scriviamo senza condannare o disapprovare episodi particolari come questo che invece possono aiutare a diffondere maggiore consapevolezza.

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I cuccioli di cervidi non andrebbero mai raccolti o toccati, in caso di emergenza occorre chiamare Carabinieri Forestali e CRAS

La storia tra Del Zoppo e Bambi, tra l'altro, potrebbe non essere finita qui. La famiglia ha infatti presentato richiesta di autorizzazione per tenerlo in cattività in un recinto dotato di tutti i requisiti e gli spazi necessari e ora la Provincia vaglierà la documentazione. Ciò che però possiamo e dobbiamo imparare da tutta questa storia, è che non bisognerebbe mai arrivare a questo punto e in questo occorrerebbe una maggiore sforzo nell'educazione ambientale e nel rapporto con i selvatici da parte delle istituzioni.

Un selvatico non sarà mai domestico ed giusto che sia così. I pericoli per gli animali e per le persone che si troveranno a interagire con loro, sono altissimi perché l'anima selvatica imprevedibile di un cervo, una volpe o di qualsiasi altro animale può venire fuori da un momento all'altro. L'unico vero obiettivo quando ci troviamo di fronte a un selvatico dovrebbe perciò essere sempre quello di conservare e agire negli interessi della sua selvaticità, limitando al minimo il contatto e lasciando che siano persone esperte e competenti a occuparsi di lui per far sì che il suo futuro sia libero e in natura.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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