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12 Settembre 2023
16:48

Allarme formica di fuoco in Italia, primo avvistamento in Sicilia. L’esperto: «Possibile minaccia per la biodiversità»

La formica di fuoco, una delle specie più invasive del mondo, è arrivata in Italia. A lanciare l'allarme alcuni scienziati italiani, che hanno trovato almeno 88 colonie in Sicilia. La specie prende nome dal suo morso, che provoca una forte sensazione di bruciore misto a dolore, e che può causare in soggetti predisposti uno shock anafilattico, pericoloso per la vita. Secondo l’entomologo Schifani, uno degli autori della scoperta, può essere una minaccia per la fauna endemica.

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La formica di fuoco (Solenopsis invicta) è una delle specie più invasive del mondo ed è anche uno dei 5 animali che provocano più danni economici ed ambientali sul Pianeta. L'origine del suo nome deriva dal suo morso, che lascia sulla carne delle vittime una sensazione di bruciore misto a dolore, che può essere prolungato o portare i soggetti più sensibili anche a subire uno shock anafilattico, pericoloso per la vita. Proprio per questo motivo quindi alcuni scienziati italiani hanno da poco lanciato un'allarme: la specie è arrivata in Italia, con almeno 88 colonie trovate nell'entroterra siciliano.

Ad effettuare questa scoperta sono stati Mattia Menchetti dell'Istituto di Biologia Evolutiva di Barcellona e Enrico Schifani dell'Università di Parma, che nel novembre scorso insieme a Antonio Licata, dell'Università di Catania, erano stati attratti da diverse segnalazioni di alcuni abitanti della provincia di Siracusa, che da circa 4 anni testimoniavano il costante aumento di alcune colonie di formiche particolarmente mordaci, che poi si sarebbero rivelate proprio le temibili Solenopsis invicta.

Già prima però della pubblicazione del loro studio su Current Biology, la situazione in Sicilia sembrava essere abbastanza evidente, hanno chiarito gli entomologi. Giunti in Sicilia, Menchetti e Schifani sono stati infatti raggiunti da diversi vecchi racconti di cittadini che testimoniavano i danni provocati da questi animali a cose e persone. Molti proprietari terrieri, infatti, sono stati morsi all'interno dei loro orti e giardini e alcune aree del siracusano, ricche di corsi d'acqua, sembrano essere divenute territorio esclusivo di queste formiche.

I morsi di questi animali, infatti, inducono la fuga delle altre specie. E ci sono molte altre ragioni che spingono i ricercatori a temere con una certa moderazione la loro futura espansione demografica. «Il nostro infatti è solo il primo avvistamento ufficiale di una popolazione stabile per quanto riguarda l'Europa e gli ambienti mediterranei – ha spiegato Schifani a Kodami, sottolineandone il pericolo dal punto di vista conservazionistico – Non sappiamo se questi insetti si sono infatti stanziati anche in altre aree della Sicilia o se la loro popolazione è ancora più grande di quanto abbiamo potuto appurare al momento. Sappiamo però che possono risultare una minaccia per la fauna endemica».

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Dopo questa scoperta, tutto dovrà cambiare, affermano infatti con chiarezza anche gli altri entomologi, se vogliamo tutelare la biodiversità locale o lasciarla integra il più a lungo possibile. La formica di fuoco è infatti capace di alterare profondamente gli ecosistemi e nel corso degli anni ha provocato diversi disastri in giro per il mondo.

Originaria del Sud America, questa specie ha raggiunto tramite le spedizioni mercantili come primi paesi la Cina e gli Stati Uniti a partire dalla prima metà del Novecento, per poi diffondersi anche in Malesia, Nuova Zelanda, Australia e in alcune regioni dell'Africa solo più recentemente, entrando subito in competizione con le altre specie e provocando delle piccole estinzioni locali, che non hanno fatto altro che destabilizzare gli habitat già sofferenti per via degli incendi o del cambiamento climatico.

Anche però gli esseri umani sono da annoverare fra le sue vittime, visto che diverse persone negli ultimi 70 anni sono morte a causa dello shock procurato dal loro morso o per via degli effetti combinati di alcune malattie del sangue e del loro veleno. Il fatto che le formiche di fuoco sembrano essere inoltre attratte dall'elettricità e dalle onde elettromagnetiche non aiuta. Negli Stati Uniti, per esempio, diversi incidenti sono stati provocati da alcune colonie che si erano insidiate nelle centraline elettriche degli edifici o dei semafori.

Tornando alla Sicilia, per Enrico Schifani è ancora un po' presto per determinare quali potrebbero essere nello specifico gli animali minacciati dall'arrivo di questa specie. Né sa ancora se esiste qualche animale in Sicilia in grado di respingere questa specie. Di certo, però, diversi studi in passato hanno confermato che le formiche di fuoco provocano in generale danni a tutti gli invertebrati e anche ad alcuni vertebrati.

Per esempio, scacciano dal loro territorio un gran numero di coleotteri o di nematodi e hanno anche l'abitudine di formare delle isole galleggianti, con cui attraversano fiumi e paludi. Queste isole però spesso vengono in contatto con pesci e rettili, fra cui carpe e alligatori, che hanno subito dei gravi crolli demografici in America centrale e latina per via di una incidentale e letale ingestione di questi insetti.

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Una delle colonie scoperte in Sicilia (foto in concessione di Enrico Schifani)

Anche i nidi dei caimani, delle tartarughe, di diverse specie di uccelli o dei serpenti risultano in pericolo, quando le formiche si espandono così tanto nella loro ricerca di cibo da raggiungere gli alberi o i loro territori. In questo caso gli incidenti avvengono durante la schiusa. Le colonie di formiche possono infatti raggiungere i nidi (scacciando i genitori) e convivere con le uova per settimane, finché i piccoli non cominciano a infrangere la loro superficie levigata e a spuntare dalla superficie. In quel momento, sentendosi in pericolo, le formiche attaccano i piccoli appena nati, uccidendo qualsiasi essere vivente incontrano.

«Non dobbiamo però pensare che il futuro della Sicilia sia così fosco» chiarisce Schifani. Il territorio arido e secco dell'isola – soprattutto in estate – potrebbe infatti limitare l'espansione demografica di questi animali, che prediligono le zone umide e ricche di cibo. Ciò però non deve illuderci. «Dobbiamo continuare a studiare l'ecologia di queste formiche alle prese con l'ambiente mediterraneo, per capire quali danni possono provocare, anche tramite l'intervento diretto dei cittadini».

I mezzi per contrastarli ci sono ed è anche per questo se la Regione siciliana deve accelerare gli iter burocratici utili per limitare i danni economici, da loro provocati all'agricoltura come anche alle persone o alle reti elettriche. Anche perché, come spiega Menchetti, lo studio indica anche che circa il 7% della superficie europea e il 50% delle città europee presenta le condizioni ambientali adatte per la diffusione della specie. «Secondo i risultati del nostro modello ecologico – spiega Menchetti – le principali città adatte ad ospitare Solenopsis invicta, in Italia come nel resto d’Europa, sono principalmente le grandi città costiere, per via del loro legame al trasporto marittimo e al commercio».

Secondo gli esperti, infine, il cambiamento climatico accelererà l'insediamento di questi animali in Italia come nel resto del Mediterraneo. Un fenomeno abbastanza preoccupante, che spingerà molte aziende agricole a munirsi di veleni, necessari per la loro eradicazione non sempre garantita.

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Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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