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6 Novembre 2021
16:00

Cinghiali: crescita incontrollata, le Regioni chiedono di rafforzare gli abbattimenti

La crescita dei cinghiali in Italia è diventata «incontrollata» e sta provocando «danni all’agricoltura», oltre che sta aumentando il numero di incidenti stradali e sta esponendo a «rischi di carattere igienico sanitario legati alla propagazione di epizoozie, come la peste suina africana, mettendo a repentaglio l’intero comparto zootecnico». I rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nel corso della recente riunione della Commissione Agricoltura della Camera, fotografano così una situazione. Il Parlamento sta esaminando tre proposte di legge, uno che vede come primo firmatario il deputato Paolo Russo (Forza Italia), uno di Maria Cristina Caretta (Fratelli d’Italia), e uno della Regione Friuli Venezia Giulia.

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La crescita dei cinghiali in Italia è diventata «incontrollata» e sta provocando «danni all’agricoltura», oltre che sta aumentando il numero di incidenti stradali e sta esponendo a «rischi di carattere igienico sanitario legati alla propagazione di epizoozie, come la peste suina africana, mettendo a repentaglio l’intero comparto zootecnico». I rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nel corso della recente riunione della Commissione Agricoltura della Camera, fotografano così la situazione, rafforzando un piano di abbattimenti. Il Parlamento sta esaminando tre proposte di legge, uno che vede come primo firmatario il deputato Paolo Russo (Forza Italia), uno di Maria Cristina Caretta (Fratelli d’Italia), e uno della Regione Friuli Venezia Giulia.

All’audizione hanno partecipato Cristiano Corazzari, assessore all’Assessore al Territorio, Cultura, Sicurezza, Flussi migratori, Caccia e pesca, della Regione del Veneto, Nicola Caputo, assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Enrica Onorati, assessore all’Agricoltura, Foreste, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo, della Regione Lazio, Marco Protopapa, assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte.

Per Corazzari, che ha parlato in rappresentanza della Commissione politiche agricole della Conferenza, «è urgente definire adeguati strumenti di intervento perché il quadro normativo nazionale è superato e deficitario. Bisogna rendere più efficaci le norme della Legge n. 157/1992 e della Legge Delrio per consentire un effettivo ripristino degli equilibri ambientali che la situazione di incontrollato sviluppo della fauna selvatica degli ultimi anni ha sostanzialmente compromesso».

Sette gli interventi che sono stati proposti: la modifica della legge 157/1992 per introdurre la figura del coadiutore di cui possa avvalersi la polizia provinciale per attuare i piani di controllo (inserendo anche i dipendenti delle amministrazioni provinciali o regionali con licenza di caccia e le associazioni di protezione civile in campo faunistico). Poi, propongono di rafforzare ed estendere il prelievo contenitivo degli ungulati anche nelle zone protette e in quelle oggetto di incendi. La Conferenza chiede anche una adeguata copertura assicurativa con l’inclusione di questo tipo di responsabilità nell’ambito delle polizze assicurative per Responsabilità civile obbligatoria, di rafforzare i corpi di polizia provinciale, trasferire integralmente alle Regioni che sopportano gli oneri della gestione della fauna selvatica, approvare il decreto per indennizzi al 100%. Tra le iniziative, la riattivazione del Comitato tecnico faunistico nazionale.

Secondo quanto si legge nella relazione introduttiva della pdl presentata da Caretta, nel 2017 sono stati 155 gli incidenti che hanno visto il coinvolgimento di animali (in 138 casi di animali selvatici e in 18 casi di animali domestici) con persone gravemente ferite (205 persone, delle quali 14 decedute).

Nei primi dieci mesi del 2018 sono stati registrati 118 eventi gravi (10 morti e 155 feriti). Ai rischi stradali vanno aggiunti anche i danni all'agricoltura in termini di raccolti distrutti, di cedimenti delle infrastrutture e di perdita di biodiversità dovuta alla scomparsa di specie alloctone e soprattutto i rischi sanitari. Stime ufficiali parlano di 100 milioni di euro di danni all'anno, nel 2017 solo la Regione Lazio ha subito 7 milioni di euro di danni.

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