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1 Febbraio 2023
11:31

Cinghiali a Roma, l’assessora Alfonsi: «Arrivano in città in cerca di cibo, attirati dalle ghiande»

L'assessora all'Ambiente e Rifiuti di Roma Capitale interviene sul tema nel corso di una commissione dedicata al Giubileo. Nel Municipio XII, intanto, si è discusso del caso di Villa Pamphilj.

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cinghiali

A una decina di giorni dal caso della cattura e dell'abbattimento dei cinghiali a Villa Pamphilj, polmone verde tra i più grandi di Roma, il tema dei cinghiali a Roma torna nuovamente e prepotentemente di attualità e finisce in una più ampia commissione dedicata al Giubileo cui ha partecipato anche l'assessora all'Ambiente e ai Rifiuti di Roma Capitale, Sabrina Alfonsi. Interpellata sulle strategie da adottare per far fronte alla questione, ha riassunto così il problema: «Sono troppi».

L’assessora Alfonsi: «I cinghiali arrivano in cerca di cibo»

«Gli ungulati nella Capitale sono un problema di ecosistema: sono troppi», ha detto nel corso della commissione Alfonsi che ha imputato alla ricerca di cibo le incursioni ormai praticamente quotidiane in città, non più soltanto in zone periferiche ma anche in alcune molto centrali. I cinghiali sono infatti stati avvistati anche a piazzale Clodio, nei pressi della Città Giudiziaria, a Monteverde, quartiere di residenza del sindaco Gualtieri (e di Villa Pamphilj), e anche a Trastevere, nei pressi di piazza Trilussa.

«È stato provato che i cinghiali non entrano in città per i rifiuti ma per il cibo. Vanno a piazza Mazzini non per i cassonetti, ma perché è piena di ghiande», ha sottolineato Alfonsi, che ha poi partecipato a una riunione in Prefettura insieme con il commissario governativo per il contenimento della peste suina, Angelo Ferrari. L'assessora ha quindi ricordato che Roma è appunto ancora in regime "peste suina", alla luce del focolaio scoppiato a maggio 2022: «Questi sono i mesi peggiori, perché in questo periodo i cinghiali non trovano da mangiare per un problema importante nei parchi fuori Roma legato all’alimentazione, e quindi si spingono in città per il cibo. Inoltre, le femmine sono incinta e hanno ancor più bisogno di cibo».

Sulle dichiarazioni di Alfonsi è intervenuta l'Oipa, che le ha duramente criticate: «L’assessore continua a negare l’evidenza e continua a non farsi carico delle sue responsabilità – ha detto la delegata dell’Oipa di Roma, Rita Corboli Roma ancora è vittima di una raccolta rifiuti insufficiente e inadeguata, che attira i cinghiali nell’abitato. Per Alfonsi ora la colpa sarebbe delle ghiande capitoline, che attirerebbero gli ungulati i quali le preferirebbero a quelle dei boschi e delle campagne».

L'associazione ha quindi ribadito come il problema vada ricercato nelle mancanze in tema di smaltimento rifiuti: «Aspettando tempi migliori per la raccolta rifiuti a Roma, e per i cinghiali, torniamo a sottolineare che il non corretto smaltimento dei rifiuti in alcune zone di Roma è l’unica causa dell’arrivo degli ungulati in città e che laddove si è adottato il sistema di raccolta porta a porta il problema della presenza dei cinghiali nelle zone urbanizzate non si presenta».

Il presidente di Municipio: «Abbiamo agito come da protocollo»

La questione, pur di respiro decisamente più ampio, è poi approdata anche in consiglio municipale, nello specifico di quello del Municipio XII, territorio in cui ricade Villa Pamphilj. Il consigliere Giovanni Picone, capogruppo della Lega in Municipio, ha infatti chiesto un consiglio straordinario per chiedere al presidente Elio Tomasetti e alla sua giunta chiarimenti sulla presenza e sul controllo dei cinghiali, aprendo un tema con cui Roma fa i conti ormai da tempo e che è diventato di estrema attualità alla luce dell’aumento delle incursioni urbani degli ungulati e dell’epidemia di peste suina africana.

«Il tema passa abbastanza sopra le nostre teste per moltissimi motivi, è molto delicato e colpisce particolarmente la sensibilità dell’opinione pubblica – ha detto Tomasetti – A Villa Pamphilj era stata avvistata una famiglia di 7 cinghiali, tanto da portare a una prima chiusura di due o tre ingressi la domenica. I cinghiali inizialmente si sono allontanati, ma il mercoledì mattina, in ottica di attuazione di un protocollo, gli enti preposti con l’ausilio della nostra Polizia Locale, sono intervenuti per cercare di individuare i sette cinghiali diventati poi undici. Noi abbiamo agito sulla base di due passaggi normativi che inquadrano le operazioni attinenti ai cinghiali: la nomina di un commissario governativo per il contrasto alla peste suina, che consente di adottare ordinanze per contenere il numero dei cinghiali, e un nuovo protocollo che inasprisce i provvedimenti da adottare anche alla luce dell’epidemia di peste suina e dell’altissima presenza di cinghiali in città».

Il protocollo, ha spiegato Tomasetti, prevede che gli enti preposti a occuparsi della sedazione in contesto urbano dei cinghiali sono la Polizia della Città Metropolitana e il personale Asl: «I cinghiali vengono portati, così come accaduto a Villa Pamphilj e anche nella Cassia, nelle strutture veterinarie specialistiche in cui, in alta percentuale, vengono abbattuti. Noi attuiamo il protocollo: mi rendo conto del dibattito, legittimo, che si è creato, mi rendo conto anche della considerazione di moltissime realtà associative, ma noi abbiamo il dovere di adeguarci al protocollo. Per come si sta ponendo la situazione a Roma, partendo dal caso di Villa Pamphilj, abbiamo da un lato il diritto delle persone, anziani e bambini, di passeggiare in sicurezza in un parco pubblico e il dovere di garantirlo, e dall’altro il diritto di vedere che passeggino cinghiali all’interno di Villa Pamphilj: per me la scelta è abbastanza semplice».

Ispra: «Abbattimenti di cinghiali aumentati del 45%»

Secondo l'ultimo report dell'Ispra, intanto, gli abbattimenti di cinghiali sono aumentati del 45%, raggiungendo un numero di circa 300 mila all'anno, per un totale di circa 1,8 milioni di animali uccisi nei 7 anni presi in considerazione. Lo studio riporta inoltre una stima dell'importo dei danni all’agricoltura riconducibili a questa specie, quantificati in una media annuale pari a circa 17 milioni di euro.

Secondo Ispra il complesso quadro espresso dal report evidenzia la necessità di un rapido intervento di gestione del fenomeno su scala nazionale. Un provvedimento che preveda una raccolta dei dati e che integri anche le informazioni sui metodi di prevenzione e riguardo gli incidenti stradali, con l'obiettivo di favorire un monitoraggio della specie in tempo reale: «Bisognerà assicurare, inoltre, prelievi selettivi e pianificati coerentemente, con l’obiettivo prioritario della riduzione dei danni», si legge nel testo dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Tuttavia, come avevamo già sottolineato in occasione dell'intervento dell'opinionista Mauro Corona avvenuto a #cartabianca, quello dei cinghiali urbani è un fenomeno in crescita estremamente più complesso di come solitamente raccontato, che genera forti tensioni e discussioni, ma che non può certamente essere risolto esclusivamente tramite abbattimenti, che sono spesso persino controproducenti.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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