video suggerito
video suggerito
4 Novembre 2023
18:00

Chi sono gli okapi e perché sono noti come “giraffe della foresta”?

Gli okapi sono mammiferi artiodattili, che vivono nella foresta che si sviluppa nel bacino idrografico del fiume Congo. Spesso considerati simili alle zebre per via delle striature all'altezza delle gambe e delle natiche, sono in realtà parenti delle giraffe. Per questo e per il loro habitat sono conosciuti anche come "giraffe delle foreste"

15 condivisioni
Immagine

L'okapi (Okapia johnstoni) è un mammifero artiodattilo che vive nella foresta che si sviluppa nel bacino idrografico del fiume Congo, uno dei più grandi del pianeta. Per via delle striature che presenta all'altezza delle gambe e delle natiche, per diverso tempo è stato scambiato per un parente delle zebre, ma la sua testa – dotata di grandi orecchie e di un musso particolarmente allungato e sottile – ha sempre indotto diversi zoologi a credere che fosse un lontano parente delle giraffe, come è poi stato dimostrato sia al livello filogenetico, tramite il sequenziamento del suo DNA, che anatomico, effettuando un confronto scheletrico tra i due animali.

Il loro nome deriva dal termine utilizzato dalla tribù Mbuba, che un tempo viveva al confine tra Congo, Uganda e Kenya, per descrivere questi animali, che fino a qualche secolo fa erano presenti anche lontano dalle foreste centroafricane, fino ad abitare la savana.

L'aumento della competizione con gli altri animali e della pressione antropica provocata dalla crescita demografica umana hanno però spinto le popolazioni di okapi a rifugiarsi sempre più nel settore nord-orientale della Repubblica Democratica del Congo, l'area più protetta del loro antico areale. Sono così diventati più facili da trovare all'interno delle grandi foreste centroafricane. Per questo e per la loro parentela con le giraffe, gli esploratori occidentali hanno cominciato a chiamarli "giraffe delle foreste", in modo anche da avere un metro di paragone con le loro cugine tipicamente di savana.

Che animale è l'okapi?

Immagine
L’okapi

A differenza delle giraffe, gli okapi sono molto più piccoli e proporzionati. Il loro collo infatti non raggiunge dimensioni molto elevate e hanno una lunghezza media di circa 2,5 metri, con 1,5 metri di altezza al garrese. Il loro manto si presenta quasi completamente bruno, escludendo le striature bianche che abbiamo già citato all'altezza degli arti e per delle macchie bianche e rossicce sul capo. Un maschio adulto pesa in media tra i 200 e i 350 kg, ma in determinati periodi dell'anno, come la stagione secca, riducono notevolmente il loro peso per via della carenza di cibo. Talvolta, inoltre, i maschi dispongono di un piccolo paio di brevi corna, che vengono chiamate dagli scienziati ossiconi e servono per il combattimento. Sono ricoperte di pelo e, per quanto misurino meno di 15 cm di lunghezza, possono essere utilizzate efficacemente contro altri maschi e piccoli-medi predatori.

Dal punto di vista ecologico, gli okapi sono dei classici erbivori che si nutrono delle foglie di varie piante ed arbusti e principalmente vivono nelle cosiddette foreste a baldacchino o canopia, che presentano una volta completamente ricoperta dalle fronde degli alberi, ad un'altitudine di 500–1500 m. Principalmente il grosso delle loro popolazioni si trova all'interno dei settori di foresta confinanti i bacini fluviali del Rubi, del fiume Congo, del lago Tele e del fiume Ebola a ovest, con alcuni esemplari che sono stati osservati anche vicino al fiume Ubangi  e all'interno del Parco Nazionale Virunga.

Due altre grosse popolazioni inoltre sono presenti all'interno della foresta Maiko e della foresta Ituri, dove sono presenti diversi scienziati impegnati in vari progetti di conservazione della specie. Secondo infatti l'IUCN, l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, l'Okapia johnstoni è fra le specie più minacciate dell'Africa centrale, venendo classificata all'interno delle Red list come specie in pericolo.

Le sue origini risalgono ad almeno una decina di milioni di anni fa. Per quanto infatti i primi resti di giraffidi siano risalenti al Miocene, con il ritrovamento di animali simili agli attuali cervi, i membri  viventi della famiglia sembrano essere comparsi molto più recentemente.

Secondo la paleontologa dei vertebrati Kathleen Hunt, le attuali specie di giraffe e l'okapi sono comparsi fra 18 e 12 milioni di anni fa, quando dall'antica specie  Samotherium ebbero origine gli ultimi loro antenati in comune. Nel 2016 uno studio genetico ha aggiornato leggermente questa teoria, scoprendo che l'ultimo fenomeno di speciazione che ha dato i natali ai due gruppi (giraffe e okapi) avvenne circa 11,5 milioni di anni fa, ovvero successivamente al periodo proposto dalla Hunt.

Ciò tuttavia non ha cambiato di molto le conoscenze evolutive su questi animali e tutti i paleontologi concordano nell'affermare che molto probabilmente l'okapi deriva da quella ramificazione della famiglia dei giraffidi che non si adattarono pienamente alla costante desertificazione che colpì le foreste africane, durante il Miocene medio.

L'okapi: più simile alla zebra o alla giraffa?

okapi

Per molto tempo l'okapi è stato considerato distrattamente come un parente degli equini, poiché le prime descrizioni naturalistiche della specie che raggiunsero l'Europa si focalizzavano soprattutto sul chiaro contrasto delle strisce nere su sfondo bianco, che si potevano osservare soprattutto negli arti posteriori. I primi europei che giunsero in Africa inoltre spesso si trovarono di fronte ad una situazione ambientale molto difficile, che impediva letteralmente di effettuare grosse spedizioni. Il più delle volte dovevano anche confidare nella traduzione di interpreti non molto esperti, per raggiungere il cuore della foresta centroafricana, e fra i primi racconti che giunsero alle loro orecchie vi fu la descrizione di un particolare animale, definito dai locali come "simile ad una zebra", che in gergo gli antichi mercanti arabi chiamavano "l'unicorno africano".

Va da sé quindi che all'inizio gli esploratori occidentali, mentre cercavano di descrivere l'animale nei loro taccuini, preferissero riferirsi ad esso considerando la sua somiglianza con una zebra, rispetto a tener conto del nomignolo mitologico con cui li avevano descritti gli arabi. Questo però portò ad una notevole confusione quando le prime pellicce di okapi raggiunsero gli scienziati, anche grazie agli articoli scritti dal rinomato giornalista-esploratore inglese Henry Morton Stanley, che nel 1887 si trovò per la prima volta davanti ai resti di un okapi (scambiato all'inizio per un asino), poco dopo una macellazione effettuata dai popoli aborigeni.

I disegni presenti all'interno degli articoli di Stanley fecero il giro dell'impero britannico e indussero qualche anno dopo il commissario speciale britannico dell'Uganda, Sir Harry Johnston, a chiedere a dei pigmei di aiutarlo ad identificare l'animale, che lo rifornirono di altre pelli e di un teschio perfettamente conservato, con tanto di ossiconi. Tramite questo cranio, lo zoologo Philip Lutley Sclater riuscì definitivamente a classificare l'okapi come una nuova specie e nel 1901 la definì formalmente come Equus johnstoni, dedicandola a Johnston che si era impegnato tanto per trovarne un esemplare in vita.

Fu però solo grazie a Ray Lankester se l'anno dopo gli scienziati si resero conto che l'animale era più un parente della giraffa e che quindi necessitava di una revisione. Per quanto infatti le strisce riportassero alla mente la superficie delle zebre, effettuando delle comparazione scheletriche fu chiaro che la sua struttura scheletrica dell'animale, gli ossiconi e in generale il lungo collo erano un indizio che ricollegava questa specie alle giraffe. Lankester quindi ribattezzò il genere Okapia, anticipando le scoperte filogenetiche del 1986, che indussero gli scienziati a riconoscere definitivamente questa parentale sulla base di analisi cladistiche.

Perché l'okapi è conosciuto come giraffa della foresta?

Immagine

Le ragioni che hanno spinto gli scienziati e gli attuali abitanti del Congo a definire gli okapi "giraffe delle foresta" sono molto semplici. All'inizio del Novecento, la grande maggioranza degli scienziati e degli appassionati di zoologia aveva delle difficoltà ad imparare il termine apparentemente complesso per la pronuncia anglofona con cui si definiva la specie, ovvero la parola Okapi. Così scelsero di usare genericamente una descrizione dell'animale in grado di far capire subito a tutti di cosa si stesse parlando.

Visto che secondo la revisione di Lankester l'animale era imparentato con una giraffa, si cominciò a definirlo come tale, riportando anche la sua caratteristica peculiare, ovvero che, a differenza delle altre specie della famiglia, l'Okapi era un animale prettamente boschivo, che aveva abbandonato da tempo le praterie e le aree aperte della savana africana, dove poteva risultare la preda perfetta per fin troppe specie.

Quando inoltre successivamente gli zoo americani e inglesi cominciarono ad acquistare e ad allevare okapi in cattività – come lo zoo di Londra o il più moderno Disney's Animal Kingdom di Bay Lake, in Florida – i gestori di queste strutture preferirono inserirli all'interno dei loro tour definendoli come "giraffe di foresta" piuttosto che con il loro nome scientifico, seguendo una lunga tradizione tipica degli antichi circhi che risaliva agli ultimi decenni del diciannovesimo secolo.

Solo recentemente, grazie ad una maggiore divulgazione scientifica e al lavoro di moltissime associazioni ambientaliste, il termine "okapi" ha cominciato a essere maggiormente usato anche all'esterno delle istituzioni scientifiche, per quanto si continui a definirli come giraffe di foresta per questioni di praticità. Anche perché, sotto un aspetto strettamente scientifico, gli okapi non sono altro che questo: uno degli ultimi rami rimasti dell'albero evolutivo dei giraffidi, un tempo ben distribuiti in tutto il globo.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views