ANIMALI INCREDIBILI
episodio 13
30 Maggio 2024
18:04

Sembra una zebra, ma è “parente” delle giraffe: ecco che animale è l’Okapi

Per via delle sue strisce potrebbe sembrare una zebra, ma in realtà fa parte della famiglia Giraffidae. Stiamo parlando dell'okapi, detto anche "giraffa delle foreste"

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L’okapi è un mammifero artiodattilo che vive nelle foreste del settore nord-orientale della Repubblica Democratica del Congo. Per via del suo aspetto, potrebbe sembrare un mix tra tante specie diverse, ma in realtà fa parte della famiglia Giraffidae, di cui è l’unica specie vivente assieme alle giraffe.

Per via delle striature sulle zampe e sulle natiche, per lungo tempo è stato scambiato per un parente delle zebre ed è stato avvolto dal mistero fino a praticamente qualche anno fa.

Quali sono le differenze tra okapi e giraffa?

A differenza delle loro cugine giraffe, gli okapi sono più piccoli e proporzionati: il collo è più corto e l’altezza è simile a quella di un cavallo, ovvero 1,50 metri al garrese, dunque misurati a partire dalle prime vertebre dorsali.

La differenza fisica tra gli okapi e le giraffe è dovuta al modo in cui si sono adattati ai cambiamenti del loro habitat. I paleontologi, infatti, ritengono che molto probabilmente l’okapi derivi da quella ramificazione della famiglia dei giraffidi che non si adattarono pienamente alla desertificazione che colpì le foreste africane durante il Miocene medio. Quindi, mentre in alcuni individui c’è stato l’allungamento delle vertebre cervicali che permetteva loro di adeguarsi alle nuove condizioni ambientali più secche della savana, in altri questo non è avvenuto.

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Nei millenni, poi, l’aumento della competizione con gli altri animali e la presenza sempre più ingombrante dell’uomo hanno spinto le popolazioni di okapi a rifugiarsi in quella che era l'area più protetta del loro antico areale, cioè nel settore nord-orientale della Repubblica Democratica del Congo, unica area del Pianeta in cui tutt’ora si trovano allo stato selvatico.

L’okapi è la giraffa della foresta

Dopo lo spostamento degli okapi verso l’area nord-orientale della Repubblica Democratica del Congo, era diventato più semplice incontrarli nelle grandi foreste centrafricane piuttosto che nella savana: è proprio da qui che deriva il loro secondo nome, ovvero “giraffe della foresta”. Ma non solo: questo nome permetteva anche di distinguerli dalle loro cugine che invece non avevano abbandonato le praterie e le aree aperte della savana africana.

“Okapi”, invece, era il nome che che gli avevano dato le tribù di pigmei Mbuti, cioè quelle tribù locali che abitavano un tempo al confine tra Congo, Uganda e Kenya, e che quindi convivevano da sempre con questo animale.

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Quando è stato scoperto l'okapi?

L’okapi è un animale molto schivo e furtivo, che spesso si nasconde nelle foreste e dunque è molto difficile avvistarlo. Per questi motivi, è complicato studiarlo all'interno del suo habitat naturale e lo era ancor di più in passato, quando non si riusciva facilmente a raggiungere le foreste.

Attorno all’okapi, infatti, c’è sempre stato un alone di mistero: fino al 1900 nessuno aveva pensato di dargli un nome perché effettivamente nessuno lo conosceva davvero. Furono i primi europei che arrivarono in Africa nel XX secolo che sentirono parlare di un animale molto particolare, definito dalle popolazioni locali come “simile a una zebra” e chiamato "unicorno africano” dai mercanti arabi.

Il primissimo a fornire le informazioni più accurate fu l’esploratore inglese Henry Morton Stanley, che dopo un viaggio in Africa nel 1890 riportò nel suo libro i racconti delle tribù locali che avevano più volte avvistato l’animale misterioso. Ma poi fu Sir Harry Johnston a impegnarsi con tutte le sue forze per riuscire a ottenere dei frammenti di pelle e riuscire a identificare definitivamente la specie.

Dapprima come Equus johnstoni, solo nel 1901 l’okapi fu definito con il nome con cui lo conosciamo oggi, ovvero Okapia johnstoni.

Le caratteristiche dell'okapi

Il peso dell’okapi si aggira tra i 200 e i 300 chili. La femmina solitamente è più grande rispetto al maschio, ma questa non è l’unica differenza tra i due sessi: i maschi, infatti, si riconoscono soprattutto dalle due sporgenze che hanno sulla testa chiamate ossiconi. Sembrano delle “corna” ricoperte di pelle, sono molto simili a quelle delle giraffe e vengono utilizzati durante i combattimenti.

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La sua lingua è molto particolare, poiché è lunga 45 centimetri e ha un duplice scopo: il primo è quello più scontato, ovvero viene usata in modo prensile per raccogliere le foglie dagli alberi e quindi per mangiare. L’okapi, inoltre, la utilizza anche per pulire orecchie, naso e occhi come se fosse un cotton fioc.

Il corpo dell’okapi è completamente marrone, tranne le zampe e un po’ la testa che riporta qualche macchia bianca o rossiccia. Sulle zampe e sulle natiche ci sono delle strisce nere su sfondo bianco. È proprio questo il motivo per cui per lungo tempo l’okapi è stato scambiato per un parente delle zebre.

Queste striature sono uniche per ogni esemplare e hanno un ruolo ben preciso: permettono all’animale di mimetizzarsi tra gli alberi, ricreando il gioco di luci e ombre che viene a crearsi nelle foreste a baldacchino. In questo modo è come se l’okapi svanisse nell’ombra.

Inoltre, le striature sembrano avere anche un ruolo specifico nel rapporto tra la mamma e il piccolo: sembra infatti possano aiutare il cucciolo a non perdere di vista la sua mamma quando camminano uno dietro l’altra nella foresta.

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I cuccioli di okapi

Le mamme okapi hanno un periodo di gestazione di 15 mesi e il nuovo arrivato nasce già ben formato, infatti può pesare anche 30 chili e dopo mezz’ora dalla nascita è in grado di stare in piedi.

Una volta nato, però, il piccolo rimane nascosto nella fitta foresta e la madre torna a trovarlo solo di rado per allattarlo. Questo è un meccanismo di protezione messo in atto dalla mamma nei confronti del piccolo, il quale sarà praticamente invisibile ai grossi predatori come il leopardo.

Inoltre, il piccolo okapi non defeca per più di un mese dalla nascita, cominciando a farlo con regolarità soltanto quando uscirà dal nascondiglio e comincerà a muoversi nella foresta, quindi verso le 6-9 settimane di vita. Non sono ancora state comprese appieno le motivazioni di questo ritardo, ma è indubbio il fatto che si tratti di un fenomeno evolutivo con un valore adattivo, per cui le ipotesi principali sono due: o consente una crescita più veloce oppure permette un occultamento ancora maggiore contro i predatori. Oppure un mix di entrambe queste ipotesi.

L’okapi è in pericolo?

L’okapi è una specie considerata a rischio di estinzione ed è minacciata da tantissimi fattori. Il primo tra questi è la perdita dell’habitat dovuta al disboscamento e agli insediamenti umani, compresa l’occupazione illegale di aree protette: infatti, nel settore nord-orientale della Repubblica Democratica del Congo, che è l’unica area del Pianeta in cui gli okapi vivono allo stato selvatico, ci sono molte aree destinate alla protezione della specie, che ad oggi sono occupate da gruppi armati illegali che impediscono un’efficace azione di conservazione, favorendo il bracconaggio e il disboscamento.

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