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21 Maggio 2021
12:06

Che impatto ha la permanenza in canile? Il questionario dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie

L'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie propone un questionario diretto a tutte le figure che operano in canile. L'obiettivo è quello di comprendere quali siano i comportamenti da tenere per aumentare la possibilità che i cani ospitati nelle strutture possano accompagnare gli umani negli interventi diretti al miglioramento della salute e del benessere delle persone.

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L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSV), in collaborazione con un gruppo di ricerca del Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione (BCA) dell’Università degli Studi di Padova, supportato dal Ministero della Salute, ha pubblicato un questionario diretto alle figure che, a vario titolo, lavorano all'interno dei canili e dei rifugi su tutto il territorio nazionale. I dati ottenuti dal questionario anonimo permetteranno ai ricercatori di comprendere l'impatto della permanenza in canile sul comportamento del cane e di studiare inoltre in che modo le caratteristiche del canile possano influenzare tale impatto.

I cani dei canili e gli interventi assistiti con gli animali

«Il questionario fa parte di un progetto più ampio chiamato "Il canile/rifugio e il reinserimento sociale del cane" – spiega la dottoressa Lorena Filugelli del Laboratorio di benessere animale dell’IZSV – L'obiettivo è quello di arrivare a conoscere meglio le realtà italiane in modo da mettere le basi per una metodologia funzionale ad orientare i cani ospiti di canili e rifugi a svolgere un ruolo socialmente utile come cani per gli Interventi assistiti con gli animali (IAA), tutto ciò nel pieno rispetto del loro benessere».

Nel 2005, il Comitato Nazionale di Bioetica ha evidenziato per la prima volta l’opportunità del coinvolgimento di cani ospitati nei canili in progetti diretti al miglioramento della salute e del benessere delle persone. Le linee guida Nazionali del 2015 però, prevedono che per impiegare i cani dei rifugi nei progetti di IAA, sia necessario un percorso di rieducazione e socializzazione coordinato da un medico veterinario esperto in comportamento animale: «Il nostro studio rappresenta un primo passo utile a orientare la definizione di tali percorsi al fine da massimizzarne la probabilità di successo – spiega Filugelli – Inoltre, tramite il progetto vogliamo favorire un circuito virtuoso di interazione tra chi si occupa di IAA e coloro che sono direttamente coinvolti nella gestione di canili e rifugi».

Il questionario è rivolto a tutte le figure del canile: «Gettiamo le basi per un network tra le strutture»

Le figure che operano all'interno dei canili sono molteplici e vanno dagli operatori (senza specifica formazione), agli educatori e istruttori. Comprendono i veterinari, i veterinari comportamentalisti e i direttori: «Ognuna di queste figure, con le sue risposte ci permetterà di raggiungere alcuni dei nostri obiettivi più importanti come quello di gettare le basi per un network tra le strutture in modo da creare comunicazione e collaborazione, nell'ottica di aumentare le adozioni e il reinserimento nella società umana dei cani ospitati nei canili e nei rifugi».

Ovviamente, per partecipare al questionario vi sono anche delle limitazioni: «I partecipanti devono avere almeno 18 anni e parlare italiano. Inoltre, devono aver frequentato la struttura almeno una volta alla settimana negli ultimi sei mesi ed avere complessivamente almeno sei mesi di esperienza nel settore – spiega Filugelli – Non ci rivolgiamo inoltre a coloro che frequentano esclusivamente il canile sanitario, inteso come la struttura di prima accoglienza e ricovero temporaneo, dove gli animali si fermano per il periodo strettamente necessario all'osservazione e ai trattamenti sanitari».

I primi risultati: «Solo il 20% di chi ha già compilato svolge un lavoro retribuito»

Per lo sviluppo del progetto i ricercatori hanno bisogno di un gran numero di risposte: «Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per portare a termine lo studio – spiega la ricercatrice – Al momento non abbiamo dati sufficienti per fare un'analisi adeguata. Possiamo però anticipare che fino ad ora hanno compilato il questionario direttori di canile, istruttori cinofili e operatori e solo il 20% circa di essi svolge un’attività retribuita all'interno della struttura. Hanno partecipato canili e rifugi dislocati in diverse regioni italiane (Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Provincia autonoma di Trento, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto) e le regioni con il maggior numero di partecipanti, ad oggi, sono Lombardia, Emilia Romagna e Veneto».

Il questionario è composto di 43 domande ed è compilabile online da tutte le figure interessate in un tempo di circa 20 minuti in forma anonima.

I risultati saranno resi accessibili attraverso un report che sarà a disposizione del pubblico e attraverso pubblicazioni su riviste scientifiche. I report dedicati verranno inoltre prodotti per i canili coinvolti.

Canili e rifugi interessati a collaborare con il progetto possono rivolgersi direttamente alla mail lfilugelli@izsvenezie.it

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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