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21 Marzo 2023
18:32

Caos anagrafe canina in Campania. I volontari: «Impossibile registrare gli animali»

L'applicazione in Campania delle nuove linee guida per la registrazione dei cani in anagrafe canina stanno mettendo in allarme le famiglie, e soprattutto i volontari che si occupano di protezione animale sul territorio: «Con nuove regole il numero di cani vaganti avrà una impennata vertiginosa».

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cane randagio

Andare in Asl per fare microchippare il cane ma una volta davanti al veterinario vedersi rifiutata la prestazione e ricevere una sanzione. È quello che si sta verificando nelle ultime settimane negli ambulatori veterinari pubblici e privati della Campania. Lo hanno denunciato a Kodami diversi cittadini e volontari che stanno sperimentando sulla loro pelle e su quella dei loro animali il difficile iter di trasformazione dell'Anagrafe canina da regionale a nazionale.

Abbiamo ricostruito la verità dietro all'avviso che in questi giorni sta circolando nelle chat dei volontari animalisti di tutta la Campania. Nel testo che è rimbalzato in Rete si legge che secondo una nuova normativa ministeriale e regionale è impossibile registrare un cane senza avere anche i dati della madre.

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Il numero di microchip della madre di un cucciolo abbandonato è una informazione impossibile da reperire per chi si occupa di animali vaganti. I volontari chiedono quindi risposte da parte delle istituzioni.

Per fare chiarezza, Kodami ha raggiunto la consigliera campana Roberta Gaeta: «Non c'è stata alcuna modifica recente alla normativa regionale o nazionale, le difficoltà nella registrazione sono dovute all'applicazione di una legge regionale già esistente e alle relative indicazioni che chiedevano di applicarle in maniera rigorosa. Fino a un mese fa, quando ho incontrato i rappresentanti delle associazioni animaliste il tema non era ancora emerso».

La consigliera membro della Commissione Sanità, competente anche per quanto riguarda gli animali, fa sapere di aver ascoltato l'appello dei volontari: «Abbiamo già avviato degli approfondimenti per capire esattamente cosa è successo. Nel frattempo dobbiamo agire immediatamente per risolvere la situazione, è evidente che in questo modo non si può agire sul randagismo nel modo giusto».

Il ruolo svolto dai volontari di strada, e dalle piccole associazioni territoriali è fondamentale per lavorare sul fenomeno: «Impedire ai volontari di registrare gli animali che salvano significa impedire le adozioni – aggiunge – mentre noi invece dovremmo facilitarle. È chiaro che bisogna normare gli aspetti ancora opachi di questa opera, ma salvaguardando le realtà virtuose. L'obiettivo che dobbiamo tenere fermo è sempre quello della tutela degli animali».

I primi problemi della nuova Banca dati nazionale

Per effettuare il passaggio alla Banca dati nazionale degli animali d'affezione sono state messe appunto una serie di linee guida fornite alle Aziende sanitarie locali. Le disposizioni, però, al posto di agevolare rendono estremamente difficoltoso registrare gli animali, come spiegano a Kodami fonti interne all'Asl di Napoli: «In previsione della Banca dati nazionale degli animali d'affezione, il sistema per inserire gli animali in anagrafe è cambiato. Ci vengono chieste informazioni che nei casi di cani randagi spesso non sono reperibili».

A complicare il tutto è un passaggio preciso delle nuove linee guida in cui devono essere immessi i dati della madre del cane che si intende registrare. Non importa da quanto tempo si dichiara di avere il cane in casa, senza queste informazioni il sistema si blocca. Si tratta di dati però impossibili da reperire se l'animale era vagante o abbandonato. «In questi casi – spiegano dall'Asl napoletana – la normativa prevede di allertare la Polizia municipale. Gli agenti portano l'animale nel canile sanitario e poi in quello municipale. E' lì che si dovrà poi andare per adottarlo».

La Legge Regionale 29 dicembre 2022, n. 18, in realtà già prevedeva la necessità di fornire queste informazioni:

Nella Banca dati sono annotati le generalità del proprietario, i dati identificativi del cane e il codice del microchip assegnato il codice fiscale o la partita Iva del proprietario, il numero di microchip della madre e la data di nascita

Ma le cose sono cambiate nei fatti solo con l’unificazione nazionale delle anagrafi degli animali d'affezione, come confermano dall'Asl: «Andiamo verso l'anagrafe canina nazionale e per adeguare i sistemi ci sono diverse problematiche. Non dipende dalle singole Asl perché rispondiamo a sistemi informatici che vengono dalla Regione».

Il nuovo sistema nasce dall'esigenza di avere finalmente un unico data base di riferimento e la sua messa in opera ora si sta scontrando con le difficoltà derivanti dall'esistenza di decine di banche dati diverse che non comunicavano tra loro. Qualche passo in avanti in realtà è già visibile: oggi è possibile avere informazioni su cani registrati in altre regioni, cosa che prima era impossibile.

Il nuovo sistema informatico non pone blocchi se a catturare il cane è l'Asl stessa. Il problema si presenta però per i cani che non sono stati mai microchippati (si pensi ai "padronali" anche) e per quelli che vengono recuperati in strada dai volontari. Per i primi dunque si sta concretizzando una situazione in cui se le persone decidono finalmente di mettere il microchip al cane non riescono a farlo. Per i secondi che fanno poi sempre tutto a spese proprie si sta profilando invece l'ipotesi di recuperare un cane, metterlo in stallo e poi vederselo pure portato via in canile perché non si conosce la storia della madre. 

Cosa succede a chi non ha registrato il cane di famiglia

Il microchip e la registrazione nell'anagrafe canina regionale sono obbligatori per legge da oltre 30 anni, da quando è stata emanata la Legge 281 del 14 agosto 1991, eppure moltissime persone hanno continuato a vivere con i loro animali senza mai legalizzarne la posizione. Una scelta sbagliata in termini di legge e anche pericolosa per il benessere del cane poiché le possibilità di ritrovarlo in caso di smarrimento o rapimento diminuisce di molto senza il microchip.

Prima, tuttavia, si poteva sanare la situazione recandosi dal veterinario che provvedeva a registrare il cane. Per spronare le persone a formalizzare la situazione con i propri compagni animali, inoltre, nel corso degli anni le Asl campane hanno organizzato periodicamente giornate di microchippatura gratuite e itineranti. Kodami è anche andata a raccogliere le storie delle persone che hanno beneficiato di questo servizio pubblico. Tra loro c'è chi ha trovato cani abbandonati di una cucciolata casalinga, chi per scarsa conoscenza delle leggi non sapeva di dover affrontare questo passo. Storie diverse, e vissuti diversi, ma tutti accomunati dalla volontà di compiere un gesto di cura per il loro compagno animale.

Adesso invece simili iniziative, se non si provvede a modificare questo passaggio delle linee guida, sono destinate a sparire del tutto, fagocitate da un iter che non tiene conto della realtà delle adozioni in Campania e di come funziona il mondo dei volontari di protezione animale.

L'allarme dei volontari: «Così cresce il randagismo»

Lo conferma anche Gianna Senatore, presidente dell'Associazione zoofila nocerina, che la scorsa settimana è stata ascoltata in Regione insieme ad altre realtà campane per parlare proprio delle nuove regole. Sulla carta, le nuove disposizioni servono per favorire la tracciabilità dei cani disincentivando così abbandono e randagismo incontrollato ma gli effetti pratici, secondo chi questo mondo lo vive, sono ben diversi: «Fino ad ora abbiamo fatto comodo perché la gestione del randagismo è tutta sulle nostre spalle – dice Senatore a Kodami – Ma se si realizzasse davvero quello che hanno concepito nel nuovo regolamento allora il numero di cani vaganti avrebbe una impennata vertiginosa».

Fino a poche settimane fa, quando un volontario trovava un cane vagante aveva la possibilità di portarlo all'Asl competente per farlo registrare per poi di darlo in adozione nel caso avesse già trovato una famiglia affidataria oppure metterlo in un rifugio o stallo temporaneo. Il cane seguendo questa prassi è legalmente registrato e può essere seguito dai volontari. «Così semplicemente – aggiunge la volontaria – si evita che i cani finiscano nei canili lager oppure in canili molto affollati come quelli comunali dove la qualità della loro vita e il loro indice di adottabilità diminuiscono sensibilmente».

La rigorosa applicazione della nuova regolamentazione non è destinata a impattare solo sul benessere animale ma anche sulle casse dei Comuni campani: «A entrare nei canili municipali o convenzionati saranno molti più animali – conferma Senatore – Le amministrazioni si troveranno quindi nel 2024 una voce di spesa maggiore rispetto a quella che pagavano gli anni precedenti per i loro cani se si continua su questa strada. Sembrerà che la popolazione dei vaganti sia aumentata in un anno mentre invece non è così. Se siamo andati in Regione è anche per tutelare i sindaci, anche se loro ancora non lo sanno».

Mentre la macchina politica e burocratica, sollecitata dai volontari, cerca di mettersi in moto nella direzione corretta, i volontari delle piccole associazioni territoriali stanno già combattendo, come racconta Teresa Testa: «Dovevo microchippare tre cani di una cucciolata casalinga, ma la veterinaria dell'Asl di Benevento, alla quale mi rivolgo sempre per regolarizzare gli animali, mi ha detto che questa volta non avrebbe potuto farlo perché era necessario portare anche la madre dei piccoli. La loro adozione quindi probabilmente salterà». Il destino di questi cuccioli è quindi quello di restare in un affollatissimo canile comunale, nell'anonimato più totale.

Kodami aveva già incontrato Teresa Testa per raccontare com'è la vita di un cane libero e accudito, si trattava di Pippo, divenuto ormai il cane simbolo di Avellino.

Pippo vive da anni in strada, accudito dai volontari, pur continuando ad essere ignorato dal sindaco, Gianluca Festa, che nonostante le reiterate promesse non ha mai fatto di lui ufficialmente un cane di quartiere.

Quello della fittissima la rete di volontari animalisti che cercano una famiglia è un lavoro che va a beneficio di tutta la comunità, umana e animale. Molte volte dalle pagine del nostro magazine abbiamo esortato le amministrazioni locali a prendersi cura degli animali che vivono sul loro territorio, provvedendo alla registrazione e alla sterilizzazione di quanti vivono liberi. Nel vuoto lasciato da Sindaci e Governatori, i volontari sono diventati l'unico supporto alla gestione dei cani e gatti vanganti. Tolti loro, il sistema è destinato a crollare.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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