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22 Novembre 2023
16:27

Biden risparmia i tacchini per il Thanksgiving, ma non è per una scelta etica

Ogni anno lo porta in tavola nel giorno del Thankgiving circa il 95 per cento degli americani. In contro tendenza il Presidente USA Joe Biden che, invece, ha graziato due grandi tacchini, evitando loro la sorte di finire in forno per il pranzo festivo del 23 novembre. La tradizione continua.

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Non saranno tantissimi gli americani che risparmieranno la vita ai tacchini nel giorno del Thanksgiving, tanto che la stima di coloro che ogni anno lo portano in tavola è circa il 95 per cento della popolazione. A non uccidere il povero pennuto, in contro tendenza, sarà invece Joe Biden: il Presidente, infatti, ha graziato due grandi esemplari, evitando loro la sorte di finire in forno per il pranzo festivo del 23 novembre.

Il gesto del numero uno degli Usa, però, non è stato fatto per una scelta etica sulla scia di una rinnovata sensibilità nei confronti degli animali, ma semplicemente per una tradizione che vige nel Paese da anni: la cerimonia della “grazia” dei tacchini che segna l'inizio ufficioso delle vacanze per il Ringraziamento, che i Biden trascorreranno da domani a domenica a Nantucket, l'isola dei balenieri raccontata anche in Moby Dick.

L’usanza del cosiddetto “turkey pardon”, secondo alcune fonti, venne inaugurata da Lincoln, il primo Presidente a salvare un tacchino su richiesta del figlio, ma l'abitudine si affermò, poi, con l’arrivo di John Fitzgerald Kennedy che il 19 novembre 1963, tre giorni prima del suo assassinio, rispolverò la tradizione salvando la vita di uno dei suoi volatili dichiarando che sarebbe stato il suo regalo del Ringraziamento. A rendere, poi, ufficiale la tradizione della grazia fu George H.W.Bush nel 1989.

Liberty e Bell, sono due maschi e pesano una ventina di chili di peso ciascuno, sono arrivati alla Casa Bianca a bordo di una cadillac nera dal loro allevamento in Minnesota e a breve torneranno  “a casa” e trascorreranno il resto della loro vita in una fattoria insieme agli altri sopravvissuti graziati dagli ex presidenti. Per tutti gli altri tacchini, invece, non ci sarà scampo, e il loro destino sarà inesorabilmente quello di finire in un forno con la salsa ai mirtilli.

Non sono, infatti, molti quelli salvati dalla strage che, effettivamente, viene fatta ogni anno nel giorno della festa più sentita dagli americani, visto che circa 50 milioni di esemplari finiscono sulle tavole imbandite e altri 22 milioni per il Natale. La tradizione è, naturalmente, diventata sempre più oggetto delle critiche dei movimenti animalisti. A partire dalla PETA, il movimento per il trattamento etico degli animali, che si batte stoicamente da anni per convincere gli americani a cambiare il menù del Ringraziamento con uno meno cruento.

I motivi, secondo l’associazione non mancano, a partire da quelli che riguardano nello specifico il benessere animale, visto che i tacchini che vivono negli allevamenti intensivi, passano la loro esistenza stipati per mesi in capannoni insieme a una moltitudine tale di simili da non riuscire neppure a sbattere un ala o allungare una gamba, sommersi dagli escrementi e respirando i fumi e l’ammoniaca dell’urina. Dopodiché, vengono portati al macello per essere sgozzati mentre sono ancora coscienti.

Oltre a queste ragioni, però, ci sono anche quelle che possono interessare chi non ha particolarmente a cuore la vita dei tacchini, ma tiene alla sua: ovvero il bombardamento che viene fatto loro di antibiotici per stimolarne la crescita in tempi brevi che può comportare rischi per le persone che li mangiano; l’impatto ambientale che tutti gli animali allevati a scopi alimentari, producono con i loro escrementi 130 volte superiori a quelli dell’intera popolazione degli Stati Uniti. E, ancora lo sfruttamento dei lavoratori visto che, nonostante gli impianti avicoli siano considerati uno dei luoghi più pericolosi per lavorare in America oggi, l’industria ha rifiutato di rallentare la produzione o comprare attrezzi di sicurezza adeguati in quanto tali modifiche potrebbero influire sui costi. A fronte di tutto questo, però, un’alternativa esisterebbe e sarebbe fatta di ricette vegetali che non solo farebbero risparmiare delle vite, ma darebbero anche un significato più profondo alla giornata.

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Simona Sirianni
Giornalista
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