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10 Maggio 2023
16:06

Biacco ferito trovato nel vano motore di un’auto a Monza

Una donna di Monza ha trovato un serpente ferito nel vano motore della sua auto. Ha quindi chiamato i volontari Enpa, che hanno recuperato l'animale, un innocuo biacco, e lo hanno liberato in natura dopo averlo curato.

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«Cosa ci fa un serpente nel cofano di un’auto?». Così i volontari della sezione di Monza e Brianza dell'Enpa raccontano una vicenda sorprendente: una cittadina di Monza ha trovato un serpente ferito nel vano motore della propria vettura e senza esitazione ha chiamato l'associazione per prestare le cure necessarie all'animale e liberarlo in natura.

«Quando vedono un serpente, i loro occhi si illuminano, come se avessero trovato un tesoro nascosto», racconta Antoine de Saint-Exupéry ne "Il Piccolo principe", descrivendo l'emozione e lo stupore che provano i bambini quando un incontrano uno di questi animali. Un sentimento del genere deve averlo provato anche la donna che non si è fatta prendere dal panico e non ha tentato di scacciare il rettile per paura. Dopo aver notato il lento strisciare all'interno del cofano, ha alzato la copertura scoprendo che era un biacco (Hierophis viridiflavus) che aveva una grave ferita all'occhio e diversi segni di morsi su tutto il corpo.

La signora ha così segnalato alla sezione locale dell’Enpa l'insolita presenza e sul posto è arrivata una volontaria che, con l’aiuto di alcuni passanti, è riuscita a estrarre il biacco dal motore mettendolo in sicurezza. Una volta portato al rifugio, il serpente è stato curato e quando si è ripreso del tutto è stato rilasciato in libertà, lontano dagli esseri umani e vicino a fonti d'acqua.

I volontari ritengono che, dopo essersi svegliato dal letargo invernale, il serpente abbia cercato delle prede, ma qualcosa deve essere andato storto. Il "cacciatore" si è trasformato in vittima e probabilmente è fuggito spaventato cercando di ripararsi nel cofano.

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I volontari che hanno recuperato il biacco nel vano motore

Casi in cui i predatori devono fuggire da altri predatori non sono rari. In particolare il biacco ha diversi nemici in natura, alcuni specializzati nel cacciare i serpenti, come alcuni uccelli trampolieri, e altri che lo cercano occasionalmente, come volpi e altri canidi. Per questo motivo l'ipotesi che sia scampato all'attacco di un altro animale è senza dubbio plausibile.

Liberarlo in natura una volta recuperato, poi, si è rivelata la scelta più saggia, soprattutto da un punto di vista ecologico. Conosciuto anche come colubro verdegiallo, il biacco è una specie abbastanza comune in Italia e anche in tutta Europa. I suoi colori si camuffano perfettamente nel fitto di un sottobosco e per questo motivo è sempre una sorpresa riuscirlo ad intravedere mentre striscia alla ricerca di prede o è fermo nel tipico comportamento di "basking", ovvero quando si crogiola al sole per regolare la propria temperatura corporea.

È un animale innocuo nei confronti dell'uomo e svolge un ruolo ecosistemico fondamentale: si ciba di roditori e di insetti. Senza un carnivoro del genere a mantenere sotto controllo le loro popolazioni questi animali si moltiplicherebbero con gravi problemi per gli equilibri ecosistemici.

Ecco dunque che un'operazione di recupero si è trasformata in un'azione di conservazione, restituendo un predatore alla natura. I serpenti sono veramente un perno fondamentale nelle fitta rete d'interazioni della fauna selvatica e sapere ciò fa acquisire agli occhi di ognuno di noi una nuova visione di questi animali. «Io non uccido i serpenti, e quando possono, essi mi sono molto utili – scrive ancora de Saint-Exupéry – Mi portano lontano, molto lontano, sopra queste terre aride e sabbiose, sopra gli oceani, sopra le montagne, sopra i miei pensieri».

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