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7 Dicembre 2021
13:50

“Bear Lives Matter”, l’uomo può dare una mano alla natura: lo dimostra la storia “da premio” di un orsetto

Nadia, Vincenza, Daniela, Roberta ed Elisabetta. Cinque donne, tra veterinarie e guardiaparco, hanno permesso il ricongiungimento di un cucciolo di orso marsicano alla sua famiglia. Alla mamma e ai suoi due fratelli. Questa storia sembra uscita da un libro di favole. Sembra fatta ad arte, ma non è così. È l’ennesimo esempio di come l’uomo, quando vuole, è in grado di aiutare la natura a tornare nel suo equilibrio.

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Nadia, Vincenza, Daniela, Roberta ed Elisabetta. Cinque donne, tra veterinarie e guardiaparco, hanno permesso il ricongiungimento di un cucciolo di orso marsicano alla sua famiglia: la mamma e i suoi due fratelli. Questa storia sembra uscita da un libro di favole. Sembra fatta ad arte, ma non è così. È l’ennesimo esempio di come l’uomo, quando vuole, è in grado di aiutare la natura a tornare nel suo equilibrio.

Il video, dal titolo "Bear Lives Matter", che racconta la loro storia, ha ricevuto un premio: è quello dell’Aidap, l’Associazione italiana dei direttori e dei funzionari delle aree naturali protette, che ogni anno premia il filmato che meglio racconta i successi dei parchi della penisola.

Nadia Boccia, Vincenza Di Pirro, Daniela Gentile, Roberta Latini ed Elisabetta Tosoni lavorano al Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise. Aidap ha voluto riconoscere il loro lavoro (realizzato grazie alla regia di Gabriele Raimondi), come il più bello. La storia inizia nel Ferragosto del 2019. «Stavo per addentare la lasagna di mamma quando mi chiamano al telefono: un cucciolo di orso aveva bisogno di noi», racconta Daniela. E Roberta, poi descrive bene quel primo incontro con l’animale: «Era in strada, solo e spaventato, incapace di ritrovare la madre», dice.

Da quel momento in poi, le cinque donne hanno accettato la sfida: fare di tutto per ricongiungerlo alla mamma. «Il rischio di non farcela era alto, abbiamo consultato la bibliografia scientifica e contattato altri esperti, in Europa e in America – sottolinea Elisabetta – Sono pochissimi i casi documentati di cuccioli ricongiunti con successo dalla loro madre, nessuno in Europa». Ma non sapevano di avere davanti l’eccezione, il primo caso. Come sono riuscite ad arrivare a tanto? Hanno cominciato partendo da uno dei loro punti di forza: la conoscenza del territorio. «Lo abbiamo trasportato dove sapevamo della presenza di femmine – dicono – Lo abbiamo fatto a spalla, risalendo la montagna per 800 metri in un caldissimo pomeriggio, dandogli quel poco di acqua che avevamo per noi. Ma la determinazione e la speranza di vederlo di nuovo con la sua famiglia sono stati più forti della fatica».

Dopo la liberazione, le lunghe ore di appostamento, prima che «la natura» riuscisse a portare a termine «quello che avevano fatto», precisano. In un vasto prato il cucciolo si è incontrato di nuovo con i fratelli e la madre. La famiglia era stata ricomposta. «Come sempre nel nostro lavoro passione, impegno, professionalità e gioco di squadra sono tutto. Ognuna di noi ha avuto un ruolo fondamentale perché questa storia avesse un lieto fine – concludono le cinque esperte del Parco – Un finale, senza amaro».

Il premio di Aidap ha due riconoscimenti: uno per i parchi "di terra" e uno per le aree marine protette. Se per il primo hanno vinto le donne del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, per il secondo è stato dato il riconoscimento a "Noi siamo Amp", video dell'Area marina protetta "Torri del Cerrano", in Provincia di Teramo. Al centro del filmato, realizzato da Mario Cipollone, Alberto Miccadei, Francesco Verrocchio, il ruolo di guida del parco. Il video "Sul fronte della natura" (sempre del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise) non è stato premiato ma ha avuto una menzione speciale per la rilevanza dell'oggetto.

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