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17 Ottobre 2022
16:31

Avvistato un gruppo di 14 capodogli con cuccioli al seguito nel Santuario Pelagos

Un gruppo di 14 capodogli, tra cui femmine con cuccioli al seguito, è stato avvistato da un drone dell'Istituto Tethys nel santuario Pelagos. Il riscaldamento delle acque potrebbe essere una delle cause.

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Credit: Tethys Institute

Aumentano gli avvistamenti dei capodogli nelle acque del Santuario dei Cetacei Pelagos, la zona marina di 87.500 km quadrati compresi tra il promontorio della penisola di Giens e il Fosso Chiarone, nella Toscana meridionale, considerata un paradiso per i cosiddetti “whale watcher”.

La zona, un’area protetta che comprende tutta la Liguria e parte della Toscana, della Francia e della Sardegna, è nata da un accordo tra l’Italia, il Principato di Monaco e la Francia, e costituisce una base importante per la ricerca e la conservazione della preziosa popolazione di cetacei che l’hanno scelta come “hub” per nutrirsi e anche per riprodursi. È qui che l’Istituto Tethys svolge periodiche attività di monitoraggio nell’ambito del progetto Cetacean Sanctuary Research (Csr). Proprio nel corso delle ultime uscite effettuate, gli esperti hanno fatto una scoperta importantissima: un gruppo di ben 14 individui avvistato al largo delle coste liguri di ponente in cui spiccavano anche femmine con al seguito piccoli ancora in fase di allattamento.

Il gruppo è stato avvistato grazie a un drone messo a disposizione dall’Emsa (Agenzia Europea per la Sicurezza marittima) alla Guardia Costiera proprio nell’ambito del monitoraggio dei cetacei effettuato da Tethys in collaborazione con i piloti del consorzio franco-portoghese React: «La stagione di campo del Csr nelle acque del ponente ligure termina con due avvistamenti eccezionali di grandi gruppi famigliari con la presenza di piccoli ancora in allattamento – hanno fatto sapere da Tethys – In particolare un gruppo di 14 individui è stato avvistato dal drone messo a disposizione da Emsa. Nel Santuario Pelagos in passato venivano avvistati per lo più giovani maschi, da soli o in piccoli gruppi, ma negli ultimi anni la presenza di gruppi coesi di femmine con i piccoli sta via via aumentando».

Soltanto qualche settimana fa il comandante della barca “Eden” di Ajaccio, Patrice Cuilleret, aveva ripreso al largo di Calvi, tra la Corsica e il continente (quindi in pieno Santuario Pelagos) la nascita non di uno, ma di ben due cuccioli, all’interno di un gruppo sociale composto da femmine di una famiglia con i loro figli giovani, che vivono tutta la vita a stretto contatto, collaborando attivamente: «Come tutti i cetacei, i capodogli partoriscono un solo piccolo alla volta, dopo una lunga gestazione – spiegavano da Tethys condividendo il video – e nel nuovo nato investiranno molte energie, e vale non solo la madre ma per l’intero gruppo. Non a caso proprio nei capodogli sono stati descritti comportamenti di “baby sitting”.  Si capisce quindi quale grande avvenimento sia questo, per gli animali».

«Nel Santuario Pelagos i gruppi famigliari vengono avvistati solo raramente, mentre di regola si incontrano piuttosto maschi singoli. In Mediterraneo infatti le femmine tendono a restare più a sud», hanno concluso gli esperti, imputato al riscaldamento globale e delle acque la risalita a nord dei gruppi avvistanti: «Non è dimostrato, ma potrebbe essere tra le ipotesi», hanno chiarito.

I capodogli sono una specie considerata ad alto rischio di estinzione dall'IUCN, che ne ha osservato un rapido declino soprattutto nel Mediterraneo a causa delle spadare, ovvero particolari reti da pesca considerate illegali in molte zone del mondo a causa della mortalità che causano in specie protette come i cetacei. Si stima che nel Mediterraneo siano rimasti appena 2.500 individui, ed è proprio alla luce di questi dati che gli avvistamenti effettuati nel Santuario Pelagos acquistano importanza: la popolazione ha scelto quest’area anche per la riproduzione, e diventa quantomai urgente mettere a punto strategie di tutela e conservazione, soprattutto alla luce del traffico marittimo registrato in zona. L’impatto con le imbarcazioni è infatti una delle principali cause di morte dei cetacei.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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