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20 Aprile 2021
17:21

Animali selvatici vittime di avvelenamento in Abruzzo

Al confine del Parco Regionale Sirente Velino in Abruzzo, nella zona che si estende tra Cocullo e Goriano Sicoli, sono state trovate diverse carcasse di animali morti per avvelenamento. Gli esemplari sono stati ora portati all'Istituto Zooprofilattico Abruzzo e Molise per le analisi tossicologiche.

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Nella zona che si estende tra Cocullo e Goriano Sicoli in Abruzzo, al confine del Parco Regionale Sirente Velino, sono state ritrovate alcune carcasse di animali selvatici morti a causa di un avvelenamento. La vicenda risale al 26 marzo 2021 ma solo qualche giorno fa è arrivata la comunicazione ufficiale del Parco Nazionale D'Abruzzo, Lazio e Molise. L'evento rappresenta già di per sé una tragica vicenda in quanto evidenza un grave problema di convivenza tra uomo e specie selvatiche. Ad aggravare ancora di più la situazione è il fatto che quella zona è spesso frequentata dalla famosa Orsa Amarena, la mamma di orso marsicano nota per la sua numerosa prole: ben quattro cuccioli.

La vicenda: lupo, grifoni e corvi imperiali avvelenati

Le prime carcasse appartenevano a un esemplare di lupo (Canis lupus) e di corvo imperiale (Corvus corax) e sono state ritrovate il 26 marzo dai volontari di Salviamo l’Orso, l'associazione per la tutela dell'orso marsicano, e il personale di Rewilding Apennines. Dopo il ritrovamento gli operatori hanno contattato i Carabinieri Forestali che hanno continuato le ricerche per i giorni successivi, avvalendosi anche all'aiuto delle unità cinofile, portando allo scoperto altri esemplari deceduti, questa volta appartenenti a due grifoni (Gyps fulvus) e altri quattro corvi imperiali. La morte degli animali è avvenuta a causa di alcuni bocconi avvelenati che sono stati dispersi sul suolo. Probabilmente il lupo è stato il primo a cibarsene e la sua carcassa è stata poi mangiata dagli uccelli necrofagi come i grifoni e i corvi, trasportando così il veleno lungo tutta la catena trofica.

La rimozione delle carcasse

Le carcasse sono state immediatamente rimosse dai Carabinieri Forestali, le ASL di Sulmona e Avezzano e le Associazioni, evitando così che il veleno continuasse a propagarsi tra gli individui o tra le specie. Gli esemplari deceduti sono stati così portati all‘Istituto Zooprofilattico Abruzzo e Molise per le analisi tossicologiche, anche se sembra non vi siano dubbi sull'avvelenamento volontario. Fortunatamente la rimozione delle carcasse è avvenuta prima che l'orsa Amarena cominciasse a frequentare la zona, ma il pericolo non è del tutto scomparso. La maggiore preoccupazione adesso infatti è che il suolo sia contaminato o che l'autore degli avvelenamenti possa farlo di nuovo, nonostante la dispersione del veleno in natura è illegale secondo l'articolo 544-bis, 544-ter e il 674 del Codice Penale per gli svariati danni che può provocare alla salute umana e animale, all'ambiente e al sottosuolo.

Necessario promuovere una convivenza pacifica tra specie

Quest'evento rende evidente quanto la convivenza tra uomo e specie selvatiche abbia ancora bisogno di fare degli importanti passi avanti. Nonostante non si sappia di preciso le motivazioni che hanno spinto l'artefice della triste vicenda ad avvelenare gli animali, è necessario promuovere una maggiore informazione riguardo la convivenza pacifica tra specie umane e non. Inoltre, sarebbe anche necessario maggiori sanzioni da parte delle Regioni per punire i crimini ambientali contenute nella Strategia contro l’uso del veleno delineata dal LIFE Antidoto2.

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