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8 Gennaio 2024
8:34

Allocco muore in una trappola per topi. Il responsabile del Cras WildUmbria: «Questi metodi vanno evitati»

Un allocco è morto dopo essere rimasto bloccato in una trappola per topi. L'appello Centro WildUmbria: «Le trappole uccidono tantissime specie, evitatetele».

allocco

Un allocco è rimasto bloccato in una trappola per topi e, nonostante i tentativi di salvataggio, purtroppo non ce l’ha fatta.

A raccontare la storia di questa ennesima vittima di una trappola non selettiva e crudele, che colpisce in maniera indiscriminata tantissime specie, è il Centro Recupero Animali Selvatici WildUmbria di Pietralunga, in provincia di Perugia.

L’allocco era stato portato il giorno di Natale all’Ospedale Veterinario Universitario Didattico di Perugia in condizioni gravissime. Come spiega a Kodami Pilar De Ferrari, medico veterinario e responsabile sanitario del Cras WildUmbria: «L’allocco era rimasto bloccato in una trappola meccanica e nel tentativo di liberarsi si era quasi amputato un arto da solo. I tessuti molli, la cute, i legamenti, i vasi sanguigni e i nervi erano irrimediabilmente compromessi, rendendo irrecuperabile l’arto».

E sull’ipotesi di una possibile amputazione dell’arto, la dottoressa De Ferrari chiarisce: «Purtroppo per un rapace come l'allocco, che preda piccoli mammiferi, l'amputazione non è compatibile con un ritorno alla vita selvaggia, perché lo metterebbe in gravi difficoltà nel procacciarsi il cibo. Mentre l'eccessiva sollecitazione sull'altro arto lo predisporrebbe a patologie podaliche gravi».

Nonostante gli sforzi dei veterinari, che hanno cercato di salvargli la vita, purtroppo, il rapace è deceduto a causa delle gravi ferite riportate: «Sebbene non sia stato possibile salvarlo – sottolinea De Ferrari – il fatto di essere stato trovato e consegnato al Cras è stato un bene per lui, poiché lasciare le trappole senza un controllo costante condanna a una morte lenta e estremamente crudele gli animali che vi rimangono intrappolati».

Le trappole per topi, sia quelle con colla che quelle meccaniche, infatti, possono provocare lesioni irreversibili, rendendo impossibile la caccia e quindi la sopravvivenza per gli animali colpiti. In molti casi, inoltre, le vittime muoiono per fame, disidratazione o per le ferite che si infliggono nel tentativo di liberarsi.

«Nel corso degli anni abbiamo recuperato in queste situazioni molti animali selvatici tra cui piccoli uccelli, altre specie di rapaci notturni e qualche rettile – spiegano gli operatori di WildUmbria – La mancanza di selettività di queste trappole pone il problema dell’impatto sulle specie non bersaglio».

Senza contare che l'uso di questi mezzi, che catturano e trattengono saldamente gli animali, è uno dei sistemi più cruenti per uccidere i roditori indesiderati come topi e ratti. Da qui l’appello di WildUmbria: «È essenziale sensibilizzare sul controllo dei roditori in modo responsabile. Esistono alternative sicure per controllare le infestazioni senza mettere a repentaglio la vita selvatica. Nel nostro centro, cerchiamo di curare gli animali feriti, ma prevenire è altrettanto importante. Vi esortiamo a fare la vostra parte: informatevi ed educate voi stessi e gli altri».

Lo scorso dicembre uno sparviere e una civetta erano finiti in una trappola per topi  in provincia di Rovigo. «La mortalità, in questi casi, è del 50% – aveva spiegato a Kodami Luciano Tarricone, medico veterinario e direttore sanitario del Centro Recupero Animali Selvatici Polesella, che opera nelle province di Venezia, Rovigo e Padova – In questi mesi abbiamo ricevuto decine di uccelli nelle stesse condizioni della civetta e dello sparviero. Ma si tratta solo della punta dell’iceberg: ci sono tanti animali che finiscono vittime delle trappole per topi e che non vengono nemmeno portate nei centri o muoiono prima».

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Giulia Argenti
Giornalista
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