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1 Dicembre 2023
16:02

Alcuni pinguini riescono a dormire fino a 11 ore tramite dei micro sonnellini di pochi secondi

Una ricerca ha dimostrato che i pigoscelidi antartici, tra le specie più numerose di pinguini, si addormentano per pochi secondi migliaia di volte durante il giorno.

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Wikimedia commons https://en.wikipedia.org/wiki/Chinstrap_penguin#/media/File:OrneHarbor40.JPG

Una nuova ricerca ha dimostrato che i pinguini pigoscelidi antartici (Pygoscelis antarcticus) – noti in inglese anche come pinguini sottogola per l'avere una linea nera che si estende da un orecchio all'altro – sono in grado di dormire oltre 11 ore al giorno, sonnecchiando mentre svolgono varie attività.

Come è infatti possibile leggere nell'articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista Science, questi uccelli possono addormentarsi anche per una manciata di secondi, entrando immediatamente nella fase di massimo rilassamento nota come REM, poco prima di ridestarsi e continuare a svolgere le loro mansioni. «Questa loro capacità è straordinaria», hanno dichiarato gli autori della scoperta che, tra osservazioni prolungate e studi sul metabolismo, sono stati i primi ad accorgersi che c'era qualcosa che non andava nel loro comportamento.

Il sonno è una delle fasi più importanti della giornata per moltissimi vertebrati, il momento in cui il cervello cerca di riposarsi e di eliminare alcune tossine che sono state prodotte nelle ore di veglia. Nessuno fino ad ora però immaginava che uno degli animali considerati più attivi, resilienti e coraggiosi del pianeta potesse dormire così a lungo, attraverso uno stratagemma che sembra impossibile da replicare per le altre specie.

Tutto ha avuto inizio quando durante una spedizione antartica, mentre stavano osservando un esemplare che tentava di scalare un promontorio, i ricercatori hanno notato come i pinguini si fermassero spesso nel mezzo di un'operazione, come se si trovassero improvvisamente privi di energia, per poi riprendersi velocemente qualche secondo dopo. Molti soggetti inoltre scandivano le loro attività in modo lento per poi ricominciare a lavorare senza problemi. I ricercatori così hanno cominciato a sospettare che questo fenomeno osservato nei pinguini pigoscelidi non fosse casuale e che appartenesse specificatamente – se non alla loro famiglia – alla loro specie.

Gli scienziati hanno iniziato così a contare e a misurare tutte le piccole "pause", accorgendosi tra l'altro che in media quando questi fenomeni avvenivano più spesso i pinguini sembravano star sonnecchiando e così si sono resi conto che seguendo questa tecnica per gli animali c'era la grande possibilità di dormire molto e risparmiare tante energie.

Seppur possa sembrare strano, a questi uccelli conviene di più addormentarsi tantissime volte per pochi secondi durante il giorno che scegliere una fase specifica della giornata dedicata esclusivamente al riposo. D'altronde si sta parlando di animali che spendono moltissimi sforzi per sopravvivere in un contesto ambientale estremo, ricco di sostanze nutritive ma che presenta un gran numero di predator e una ridotta esposizione alla luce solare.

Per quanto infatti questa varietà di pinguini non trascorra l'inverno lungo le costa dell'Antartide, come il pinguino imperatore,  abituata a vivere in un habitat in cui il ciclo giorno notte non segue le stesse regole delle altre aree del mondo. In Antartide ci sono infatti stagioni con notti molto più lunghe rispetto al giorno e viceversa: una condizione astronomica dovuta all'eclittica del pianeta che porta gli animali che abitano i poli a divenire parzialmente indipendenti dai cicli circadiani che seguono invece la maggioranza degli altri viventi.  

pinguini Antartide

Il pinguino sottogola è abituato a compiere diversi lavori nell'arco della giornata. E visto che il suo movimento talvolta risulta frenetico, mentre lavora in maniera instancabile, finora gli scienziati avevano erroneamente ritenuto che dormissero poco e fossero degli inflessibili stakanovisti con i loro impegni. Soprattutto nella stagione degli amori e nella fase in cui ciascun esemplare compete con gli altri per difendere il proprio appezzamento di terra su chi produrrà il nido, questi pinguini sembravano disdegnare il riposo, rimanendo perennemente vigili nei confronti dei potenziali aggressori, tra cui gli uccelli predatori chiamati skua, più famosi come stercorari maggiori (Stercorarius skua).

Questa scoperta riscrive così completamente le conoscenze che avevamo su questa specie e permette ai ricercatori di credere che i benefici del sonno possono aumentare in modo incrementale, almeno in alcune specie. «Ogni secondo di sonno guadagnato equivale a un ristoro migliore», chiariscono, descrivendo una tipologia di sonno che non appartiene alla nostra specie.

Negli esseri umani infatti il sonno per funzionare a dovere deve essere praticato in fasi sufficientemente lunghe e non è detto che chi dorme più a lungo dorme meglio, come sanno bene i malati di ipersonnia. Inoltre per la nostra specie addormentarsi per pochi secondi, oltre ad essere fondamentalmente inutile perché il nostro cervello entra in fase REM dopo circa 70 e i 90 minuti dall'addormentamento, può essere anche pericoloso. Basti pensare agli effetti devastanti dei colpi di sonno mentre si sta alla guida o ai problemi che vivono i soggetti narcolettici.

Come hanno fatto però gli scienziati a studiare così approfonditamente il riposo dei pigoscelidi antartici? Per raggiungere questo obiettivo, il team guidato da Paul-Antoine Libourel del Centro di ricerca sulle neuroscienze di Lione ha impiantato nel dicembre del 2019 alcuni elettrodi superficiali su 14 uccelli che vivevano all'interno di una colonia sull’Isola di Re Giorgio. Hanno così ottenuto l’attività elettrica nel cervello e dei muscoli del collo e hanno utilizzato accelerometri e GPS per studiare il movimento del corpo e della testa, oltre che la loro posizione.

Ogni qualvolta un pinguino si addormentava, i dati indicavano che calava leggermente la testa e che il suo cervello entrava velocemente in una sorte di fase REM, molto breve e intensa. Il corpo del pinguino inoltre si immobilizzava, come succede a tutti i vertebrati che entrano nella fase più profonda del riposo, come comportamento protettivo. Irrigidire i muscoli durante il sonno permette infatti ai vertebrati di non compiere movimenti inconsulti mentre si è incoscienti. In media inoltre i pinguini entravano in sonno profondo stando in piedi o mentre erano sdraiati per incubare le uova.

In totale alcuni esemplari sembrano riuscire ad addormentarsi più di 10.000 volte al giorno e i pinguini posti alle periferie della colonia hanno periodi di sonno più lunghi e profondi rispetto ai loro compagni posti al centro. Ciò può essere dovuto dal fatto che i pinguini che avevano scelto le zone più centrali della colonia per costruire il nido avevano maggiori difficoltà nell'addormentarsi, per via dell’eccesso di rumore e degli urti fisici che si verificano nel mezzo di un'assembramento di centinaia, se non migliaia, di esemplari.

L'attuale popolazione mondiale di pinguini pigoscelidi è oggi stimata in quasi otto milioni di coppie nidificanti, la cui popolazione principale si trova principalmente nella penisola antartica e nelle isole dell'Oceano Atlantico meridionale. Il fatto quindi che milioni di esemplari riescano a riprodursi con successo in Antartide dimostra come questa tipologia di sonno "mordi e fuggi" si sia dimostrata adeguata nel corso della storia evolutiva di questa specie, in considerazione soprattutto del loro stile di vita costantemente soggetto alla necessità di risparmia energia.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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