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3 Gennaio 2022
14:33

A Modena “boom” di animali selvatici aiutati nel 2020. «La riforma delle province ha tagliato i centri di recupero»

Manca una legge nazionale in grado di sostenere i Centri di recupero di animali selvatici, che dopo il riordino amministrativo con l’impoverimento delle Province, sono stati radicalmente tagliati. Piero Milani, fondatore del Centro “Il Pettirosso”, di Modena, fa i conti di quanti esemplari nel 2021 hanno avuto bisogno dell’assistenza dei suoi veterinari. E i numeri fanno capire come l’emergenza sia sempre maggiore: 6294, compresi quelli arrivati, grazie al lavoro delle forze dell’ordine, per la lotta al bracconaggio.

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Manca una legge nazionale in grado di sostenere i Centri di recupero di animali selvatici, che dopo il riordino amministrativo con l’impoverimento delle Province sono stati radicalmente tagliati. Piero Milani, fondatore del Centro “Il Pettirosso”, di Modena, fa i conti di quanti esemplari nel 2021 hanno avuto bisogno dell’assistenza dei suoi veterinari. E i numeri fanno capire come l’emergenza sia sempre maggiore: 6294, compresi quelli arrivati, grazie al lavoro delle forze dell’ordine, per la lotta al bracconaggio.

«I numeri sono in aumento, visto che fino a qualche anno fa era un risultato eccezionale superare i 5.000. Oggi c’è una grande carenza dei centri a livello nazionale – spiega – Circa il 60% o ha chiuso o ha ridotto il suo servizio proprio a causa della riforma delle Province. Non esiste una norma che coinvolga tutto il Paese, e non esistono linee guida in molte Regioni. Solo alcune, come l’Emilia-Romagna, le hanno. Eppure gli animali selvatici non possono essere giudicati come passatempi». Tra le migliaia di esemplari aiutate quest’anno c’è anche Pignoletto, il tasso che si era ubriacato a causa di un’indigesione di fichi. Al di là dell’episodio che fece sorridere, dietro ogni recupero c’è l’azione di 55 volontari e di 12 veterinari che fanno il loro servizio 24 ore su 24.

«Ai nostri volontari proponiamo un anno di formazione prima di fare gli interventi. E ce ne capitano di ogni, dall’istrice in mezzo al fiume, al capriolo incastrato nel cancello, ai lupi affetti da rogna», prosegue Milani. Nonostante il loro impegno costante, c’è un problema economico. Istituzioni del genere, sottolinea il presidente del Centro di recupero, sono finanziate grazie al 5 per mille e ai fondi che vengono erogati dagli enti locali. Ma, tutto questo, fino a un certo punto: infatti, i rimborsi non arrivano se si presta soccorso ad animali cacciabili, come per esempio può essere un cinghiale. In questo caso, stando alle disposizioni della Regione Emilia-Romagna, le cure e il recupero sono tutte a carico del Centro.

«In Italia ci sono cose che vengono fatte con i piedi – prosegue – Lo scorso anno c’è stata una legge di bilancio che ha dato fondi al recupero della fauna selvatica alle associazioni riconosciute al ministero dell’Ambiente. Quindi, i finanziamenti sono andati solo alle associazioni nazionali. Molte non hanno neanche i centri di recupero. Pertanto, a chi fa il lavoro sporco non arriva un soldo».

Su Kodami a raccontare la vita in un CRAS è Lisa Mantovani che, attraverso i video di "Rendez-vous", mostra alcuni incontri in natura. Il termine rendez-vous in francese significa “appuntamento”, “luogo di incontro”, “ritrovo” e viene utilizzato anche in altre lingue in questa accezione. Nel regno animale, oltre che come luogo di incontro, viene utilizzato anche per indicare i siti dove in estate i lupi allevano i propri cuccioli. È per questo che abbiamo scelto di intitolare così questo format in cui Lisa, conosciuta sui social come Lisasanimals, ci porta alla scoperta di diverse specie animali in natura.

Ecco uno dei suoi video in cui spiega proprio che cosa è un CRAS:

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