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2 Gennaio 2022
10:16

126 tigri morte in India nel 2021, record negativo

Record negativo per i programmi di conservazione delle tigri nel subcontinente indiano: nel 2021 ben 126 tigri trovate morte. Nonostante ciò, comunque, il trend positivo degli ultimi anni fa ben sperare.

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Record negativo per la conservazione delle tigri nel subcontinente indiano. Ben 126 individui sono stati trovati morti quest'anno. E' il valore più alto degli ultimi dieci anni, da quando la National Tiger Conservation Authority (NTCA) ha iniziato a raccogliere i dati. Prima del 2021, era stato il 2016 il peggiore di tutti, in cui furono registrate 121 tigri uccise.

Le autorità riportano anche che sessanta delle 126 morti sono imputabili ai bracconieri o al conflitto uomo-animali. Fenomeno, purtroppo, sempre più sentito: la maggiore urbanizzazione delle aree seminaturali, dovuta al vertiginoso aumento demografico dell'India, porta animali e uomini a lottare per le stesse risorse. Dal 2014 al 2019 ci sono stati 225 attacchi mortali da parte di tigri.

Nonostante tutto, comunque, i crescenti sforzi del governo indiano sembrano far ben sperare. Nel paese asiatico, in cui si registrano il 75% degli esemplari selvatici di tigre del mondo, il trend della popolazione è in crescita: nel 2018 il primo ministro Narenda Modri ha annunciato uno storico aumento degli individui, dai 1411 del 2006 ai 2967 del 2018, anche se questo aumento risente delle sempre più sofisticate metodologie di monitoraggio e strumentazioni più efficienti, come fototrappole (speciali fotocamere in grado di attivarsi quando rilevano movimenti) di ultima generazione dotate di potenti software di riconoscimento.

La tigre e gli sforzi di conservazione

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Non ha bisogno di presentazioni la tigre (Panthera tigris). Con un peso che può raggiungere i 300 kg è il più grande felino attualmente esistente ed uno dei più grandi superpredatori terrestri del Pianeta. Il suo manto arancione striato è inconfondibile, il suo ruggito suscita una paura atavica mista ad un'attrazione magnetica.

Animale solitario e territoriale, ecco una piccola curiosità sulla sua colorazione, apparentemente un po' troppo "vistosa" per la  lussureggiante giungla asiatica: sebbene ai nostri occhi possa spiccare non vale lo stesso per antilopi e cervi, le sue prede preferite. Gli occhi di questi erbivori possono captare solamente il blu ed il verde, rendendo la tigre praticamente "invisibile" nel sottobosco.

Perché allora l'evoluzione non le ha direttamente fornito una colorazione verde? Ciò dipende da limitazioni fisiologiche dei mammiferi, i quali non sono capaci di produrre tali pigmenti ed infatti non esistono mammiferi con pelliccia verde (ad eccezione dei bradipi, sul cui pelo però crescono varie specie di muschi).

La tigre un tempo era diffusa in tutto il continente asiatico, dal vicino alle propaggini più estreme d'Oriente, diversificandosi in molte sottospecie per potersi meglio adattare alle differenti necessità ecologiche di un territorio così vasto. Purtroppo questo animale nell'ultimo secolo ha visto un drastico declino, scomparendo dal 93% del suo areale. Abbiamo perso per sempre alcune sottospecie, come la tigre del Caspio e la tigre di Bali.

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Le principali minacce alla tigre includono la distruzione e frammentazione dell'habitat e il bracconaggio per il commercio illegale di pelliccia ed altre parti del corpo, che hanno contemporaneamente ridotto notevolmente le popolazioni di tigri in natura. Anche la domanda di parti di tigre per l'uso nella medicina tradizionale cinese è stata citata come una delle principali minacce per le popolazioni.

Stime recenti dei vari paesi suggeriscono un totale di circa 4mila individui in natura. Assurdo, se comparato al numero di esemplari in cattività: circa 5000 negli Stati Uniti, più di mille in Europa ed altre migliaia nei giardini zoologici del resto del mondo. Chi ha visto la docu-serie "Tiger King" conoscerà bene questa drammatica realtà.

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Areale storico (giallo) ed attuale (verde) di Panthera tigris

La National Tiger Conservation Authority

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Fotografia di una tigre di Sumatra, ottenuta tramite fototrappola

Per salvaguardare la specie, nel 2005 è stata istituita in India la National Tiger Conservation Authority (NTCA), un'organizzazione governativa incaricata della gestione delle numerose aree naturali protette che ospitano tigri. Si tratta di più di 53 parchi, per un totale di 71mila chilometri quadrati: un territorio esteso quanto Belgio e Olanda.

Ogni quattro anni dal 2006 la NTCA, in collaborazione con varie Organizzazioni non governative operanti nel campo della conservazione, ha condotto una valutazione a livello nazionale del numero di esemplari. Il quarto monitoraggio, nel 2018-2019, le hanno fatto guadagnare un posto nel Guinness World Record: più di 26mila fototrappole disseminate in 141 siti diversi che hanno catturato 34.858.623 fotografie di fauna selvatica (76.651 delle quali erano tigri e 51.777 erano leopardi).

Da queste fotografie, sono state identificate 2.461 tigri adulte (esclusi i cuccioli) utilizzando moderni software di riconoscimento dei pattern individuali. Dai risultati del monitoraggio è emerso che la popolazione di tigri in India è aumentata di circa un terzo: da 2.226 nel 2014 a 2.927 nel 2018, anche se alcuni esperti hanno dichiarato che questo aumento potrebbe in parte riflettere il maggiore sforzo di indagine.

Tuttavia, le questioni chiave che devono ancora essere affrontate per permettere il ritorno di questi grandi felini sono tante, come il miglioramento dei "corridoi ecologici" tra popolazioni isolate, l'aumento del numero di prede attraverso il ripristino degli habitat ma soprattutto la riduzione del bracconaggio, come abbiamo avuto modo di comprendere, purtroppo, quest'anno.

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