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12 Dicembre 2022
17:57

Volontariato per gli animali: un dono prezioso se fatto con formazione e consapevolezza

Fare volontariato non deve essere visto come un viatico per l’approssimazione, è importante essere formati e informati per conoscere regole e obblighi, doveri e norme di sicurezza per dare il corretto supporto agli animali.

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cane volontario

Partiamo dal presupposto che vale per tutte le forme e i settori del volontariato: prestare la propria opera senza retribuzione è un lavoro a tutti gli effetti, che richiede impegno, formazione professionale e serietà. Se questi concetti stanno stretti, se sono ritenuti non condivisibili o se si pensa che fare volontariato significhi "faccio quello che ritengo giusto io, nei tempi che decido sempre io" credo che possiate anche rinunciare, non solo a fare volontariato ma anche a leggere il seguito dell’articolo.

Fare volontariato non deve essere visto come un viatico per l’approssimazione, giustificato dal fatto che già il volontario dona il suo tempo e tanto deve bastare: così non è da moltissimo tempo, in quasi tutte le organizzazioni e in tutto il mondo. Unico settore che costituisce, almeno in Italia, ancora un’eccezione è quello che riguarda la tutela degli animali, dove troppo spesso l’emozione prevale sulla preparazione e sulla conoscenza. Certo come sempre non bisogna generalizzare, ci sono anche realtà organizzate dove i volontari vengono correttamente formati, ma non sempre è così e chi si interessa di questo settore sa bene di cosa si stia parlando.

Il volontariato è una forza propulsiva in tutta Italia e in tutti i settori. Se non ci fossero le organizzazioni di volontariato le persone e anche gli animali, nel nostro paese, starebbero sicuramente molto peggio, considerando che lo Stato non sembra essere in grado di erogare tutta quella molteplicità di servizi che servono a migliorare le condizioni di vita della collettività. Il principio di sussidiarietà e il dovere di partecipare alla vita comune sono principi cardine che fanno parte della nostra carta costituzionale, dell’essere realmente collettività. Chi già svolge attività di volontariato con costanza sono certo che comprenda l’importanza di essere correttamente formati, di conoscere regole e obblighi, doveri e norme di sicurezza: per la tutela sia di chi opera che di usufruisce del lavoro non retribuito di queste persone.

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Un esempio concreto? Il servizio di ambulanze viene svolto in massima parte da organizzazioni di volontariato che operano in convenzione con le Regioni, per intervenire in caso di emergenza sanitaria. Di notte e nei festivi la stragrande maggioranza di queste attività è svolta da equipaggi formati da personale volontario, cioè da persone che svolgono le più disparate attività lavorative, che quasi sempre nulla hanno a che fare con le professioni sanitarie. Dove sta la differenza fra un infermiere professionista e un idraulico, solo per fare un esempio, che opera in un team di soccorso correttamente strutturato?

La differenza diventa impercettibile se il volontario è stato accuratamente formato e messo sul campo solo dopo aver dimostrato la corretta preparazione, mentre costituirebbe una differenza drammatica se questa importante risorsa venisse gettata allo sbaraglio. Chi di noi vorrebbe essere soccorso dall’equipaggio di un’ambulanza incapace o non preparato a fornire assistenza in modo corretto? La risposta evidente è che nessuno di noi vorrebbe trovarsi in questa situazione. E se potessero protestare non lo vorrebbero nemmeno gli animali, spesso vittime di interventi errati o maldestri.

Spesso, infatti, questa preparazione del volontario è poco presente quando si tratta di operare con gli animali, dove sembra contare più la disponibilità che la competenza, la buona volontà piuttosto che la conoscenza. Fare il volontario per gli animali, eppure, può essere molto più complesso di quanto appare, avendo a che fare con molte e diverse specie, con esigenze particolari, con modalità di approccio completamente varie, che per giunta gli animali non sono in grado di comunicare, specie quando mancano anche le conoscenze basilari per comprendere il significato di atteggiamenti e postura.

Un soccorso mal fatto non solo può esporre gli animali a un danno, per imperizia nelle manipolazioni, per i traumi da cattura o per la non conoscenza della fisiologia di una specie, ma può creare concreti pericoli anche per il soccorritore. Un animale apparentemente innocuo, per stato sanitario o specie, può rivelarsi molto pericoloso se non gestito correttamente, sia nelle fasi di cattura che di trasporto.

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Analogo discorso vale sulla conoscenza delle necessità dell’essere vivente soccorso: non tutti gli animali apparentemente in difficoltà devono essere salvati, se per questo intervento si intende la necessità di catturarli, spostarli e di trasferirli presso centri. Un giovane merlo non del tutto capace di volare e per questo visto al suolo, non deve sempre essere raccolto: quasi sempre i genitori lo seguono e gli portano cibo sino al definitivo involo. Meglio quindi lasciare il giovane merlo senza interferire, salvo che si trovi in un’area pericolosa, per traffico o presenza di gatti giusto per fare degli esempi.

Prenderlo per portarlo in un centro espone l’animale a un rischio morte ben più elevato di quello che avrebbe potuto correre se fosse stato lasciato dove si trovava, naturalmente fatte le opportune verifiche. Questo esempio è un caso di scuola, perché la raccolta dei piccoli uccelli che falliscono i primi involi, ma che possono recuperare in pochissimo tempo questa abilità, è una dei comportamenti sbagliati più comuni. Il soccorso dei selvatici invece deve essere fatto solo in casi di reale difficoltà e per individuare questo stato di pericolo occorre preparazione. Non bisogna pensare che tutti gli animali recuperati in strada e messi in strutture siano stati salvati: spesso questo comportamento si trasforma in una condanna, a morte o alla cattività.

Per fare del bene bisogna avere la conoscenza di cosa sia male e questo richiede una formazione specifica del volontariato che si occupa di animali. Non bastano empatia e buon cuore, ingredienti necessari ma che da soli non riescono a far compiere le giuste scelte. Gli animali non parlano, non protestano ma sono esseri senzienti ai quali è giusto dare le corrette cure, con competenza e nel loro esclusivo interesse.

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Ermanno Giudici
Esperto in diritti degli animali
Mi occupo di animali da sempre, ricoprendo per oltre trent’anni diversi ruoli direttivi in ENPA a livello locale e nazionale, conducendo e collaborando a importanti indagini. Autore, formatore per le Forze di Polizia sui temi dei diritti degli animali e sulla normativa che li tutela, collaboro con giornali, televisioni e organizzazioni anche internazionali.
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