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Vincenzino, il cane abbandonato che è stato adottato dalla scuola Gemito di Anacapri

Una scuola di Anacapri ha adottato il cane Vincenzino per abbattere le barriere che gli studenti avevano costruito tra loro a seguito della pandemia. In un anno Vincenzino è diventato il compagno di classe preferito dei bambini delle medie e delle elementari dell’istituto comprensivo Vincenzo Gemito.

16 Novembre 2022
14:49
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Un cane come migliore amico, con il quale giocare e condividere le prime gioie e i dispiaceri che contraddistinguono la vita tra i banchi di scuola. Per moltissimi studenti è solo un sogno ma per qualcuno, da un anno a questa parte, è diventato realtà.

Vincenzino, un meticcio simil Spinone, è stato adottato dalla comunità scolastica dell'istituto Gemito di Anacapri, in particolare dagli alunni delle scuole medie. «Prima che lui arrivasse era tutto grigio, le giornate non avevano niente di speciale. È un po’ un preside e un po’ un compagno di classe», racconta Luigi, 12 anni, che riesce in poche parole a descrivere com'è la vita sull'isola quando i turisti se ne vanno e anche l'azzurra Capri si ammanta del grigio della routine quotidiana, spazzata via dal provvidenziale arrivo di un amico animale.

Nel dicembre 2021 inizia la nuova vita di Vincenzino: la sua storia poteva terminare nell'anonimato del canile in cui era rinchiuso, dopo essere stato abbandonato nella campagna salernitana, ma per un gioco del destino è invece proseguita nell'isola più iconica dell'arcipelago campano, libero di correre tra i bambini e i ragazzi che affollano i corridoi e le aule della scuola.

È stata la dirigente scolastica Rossella Ingenito a prendere la decisione di lasciar girovagare felice un cane tra i banchi, con l'intenzione di aiutare i suoi studenti a socializzare tra loro e a riprendere confidenza con la vita scolastica dopo la pandemia, dando allo stesso tempo una nuova occasione a un animale abbandonato.

Oggi Vincenzino vigila sugli studenti: non più animale scacciato, ma lui padrone del suo contesto: il grande istituto che accoglie una scuola dell’infanzia, elementari, medie e superiori. Qui vive accudito da bambini come Luigi che lo considerano un «amico perfetto» capace di ridare loro la gioia di vivere dopo due anni chiusi in casa in Dad.

Un cane per tornare a socializzare dopo la pandemia

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Vincenzino con gli studenti dell’istituto Gemito

L’arrivo di Vincenzino nella scuola di Anacapri è coinciso con la fine della fase più dura della pandemia. Un momento difficile per tutti gli studenti, ancora di più per i pre-adolescenti, come segnala la preside Ingenito: «Abbiamo notato che dopo la fase più restrittiva del lockdown, i ragazzi mancavano di socializzazione tra di loro. Per cui abbiamo pensato che adottare un cane potesse servire per andare a recuperare questa distanza che si era venuta a creare fra loro e aiutarli a responsabilizzarsi attraverso la cura e il confronto quotidiano con un animale».

La mancata socializzazione dei ragazzi è stata sperimentata sul campo dalla dirigente dell'Istituto e dalla squadra docenti, ma è stata certificata a più riprese anche dall’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, secondo cui il 49% degli alunni delle scuole secondarie ha sentito molto la mancanza dei compagni di scuola.

Questo perché con l’arrivo della pandemia da Covid-19, e le conseguenti misure restrittive, le scuole sono state chiuse a più riprese in tutto il mondo, e in Campania più che altrove. Durante il picco dei contagi, la regione guidata da Vincenzo De Luca ha chiuso i cancelli degli istituti scolastici di ogni ordine e grado per un tempo più lungo rispetto a qualsiasi altro paese europeo. Uno stop che a livello didattico è stato colmato dalla Dad (Didattica integrata a distanza) ma che non è riuscita ad accorciare le distanze tra i giovani chiusi nelle loro stanze.

Nonostante il ritorno in presenza i ragazzi del Gemito continuavano però a restare chiusi in loro stessi come fossero ancora nella loro cameretta. Ad abbattere quei muri invisibili però ci ha pensato Vincenzino. È di lui che i ragazzi parlano in maniera appassionata, raccontando progetti e idee che questa inusuale presenza ha portato nella loro vita.

A farsi avanti per prima c’è Gaia che a 12 anni confessa il suo sogno nel cassetto: «Mi piace molto leggere, e la mia materia preferita è l'italiano – dice superando la timidezza – Scrivo racconti, cose personali che mi aiutano a esercitarmi perché un giorno spero di diventare scrittrice». Il primo soggetto che Gaia vuole trasformare in un romanzo, un giorno, è ispirato proprio al cane adottato dalla sua scuola: «Da quando è arrivato in classe ho iniziato a pensare che sarebbe bello e interessante scrivere un libro sugli animali abbandonati».

Gli studenti del Gemito conoscono tutti la storia di Vincenzino e ci tengono a raccontarla. Abbandonato dalla sua precedente famiglia per poi essere trovato mentre vagava da solo nelle campagne del Salernitano, il cane mascotte della scuola era stato accalappiato e portato in canile. Una circostanza che ha colpito molto i giovanissimi studenti, come si evince dal racconto di Gaia: «Le nostre professoresse hanno visto l'annuncio in Rete e hanno deciso di portarlo nella nostra scuola. Io ho sempre amato gli animali, ma sapere che Vincenzino è un cane abbandonato mi ha fatto vedere da vicino che esiste davvero una realtà così orribile».

Anche Mario, 12 anni, è dello stesso avviso: «Odio la crudeltà delle persone, soprattutto quando fanno gesti cattivi nei confronti degli animali». Per lui la presenza di un cane tra le mura della scuola si è dimostrata fondamentale per tornare in classe e per riprendere a giocare all’aria aperta con i suoi compagni: «Vengo con molto più piacere a lezione da quando c'è Vincenzino che è molto affettuoso: quando ti vede giù di morale ti viene a dare un aiuto e poi giochiamo anche insieme!».

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Vincenzino a scuola

La possibilità di stare all'aria aperta insieme al cane ha anche riportato gli studenti del Gemito a fare attività fisica come non avveniva da quasi due anni a causa della pandemia. Mario e gli altri ragazzi giocano con Vincenzino sul campetto di basket, gli passano la palla gialla, se la fanno riportare e si sfidano tra di loro poi  a fare canestro. Lo smartphone è in una tasca della cartella, molto lontano dalle mani e dalla mente del pre-adolescente che corre felice con i suoi compagni. La pratica sportiva, del resto, è proprio tra le attività di cui gli studenti italiani hanno maggiormente patito la mancanza, secondo l'ultimo report diffuso a maggio di quest'anno dall'Istat. L'Istituto sottolinea che dopo la possibilità di viaggiare e di frequentare eventi sociali lo sport è mancato a più del 42,9% degli studenti di origine italiana e al 35,7% di quelli stranieri.

I ragazzi della Gemito però non ricercano solo un compagno di giochi, ma anche un amico capace di dare conforto, come confessa Martina, anche lei 12enne: «Una volta ho preso un brutto voto nel compito di italiano e quando sono uscita fuori dall'aula c'era Vincenzino che passeggiava insieme alla preside. Lui appena mi ha vista è venuto verso di me e mi ha fatto le feste, mi ha fatto stare meglio e mi ha aiutata a superare quel momento che mi sembrava così brutto».

Un brutto voto, quello che agli occhi di un adulto rappresenta un passaggio obbligato del percorso scolastico, può essere percepito così in maniera molto diversa da pre-adolescenti che hanno affrontato il passaggio dalle elementari alle medie in un momento di crisi globale tanto profonda. La sensazione di non essere all’altezza, la fragilità di ragazzi cresciuti in un mondo mai così instabile può contribuire a incrementare un fenomeno complesso come quello dell’abbandono scolastico. La Campania già prima dell'avvento della Covid aveva il triste primato di terza regione italiana per numero di giovani che lasciano prematuramente il ciclo di studi. Il problema delle assenze durante la Dad è stato molto più sentito al Sud dove solo il 12,7% dei dirigenti non ha ricevuto segnalazioni di assenteismo degli alunni da parte degli insegnanti, contro il 28,8% dei dirigenti delle scuole del Nord-est. Un problema avvertito dal 75,1% degli insegnanti delle scuole medie.

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Vincenzino tra i banchi

È in questo contesto che si inserisce la presenza di Vincenzino come motore di una nuova socializzazione tra i più giovani e di punto riferimento per ragazzi che di punti fermi ne hanno davvero pochi.

I ragazzi come Luigi, Gaia, Mario e Martina, che oggi hanno 12 anni, hanno vissuto chiusi in casa il passaggio dalla scuola elementare alle medie. Un momento di vita che segna la prima tappa della crescita dall'infanzia verso l'adolescenza che loro però hanno vissuto con scarsissimi contatti con i loro coetanei a causa di misure necessarie, ma estremamente sofferte. Lo hanno confermato in numerose occasioni gli stessi esperti chiamati dal Governo nazionale per mettere a punto le misure di contenimento: «Ricevo migliaia di mail per il dramma devastante sulla psiche dei giovani causato da settimane e mesi di Dad», aveva detto il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico Agostino Miozzo durante un’audizione sul tema alla Camera dei Deputati già nel dicembre 2020.

Gli effetti della mancanza di socialità in una fase dello sviluppo tanto importante potranno essere quantificati precisamente solo a distanza di qualche decennio, ma nel frattempo in questo complesso scolastico di Capri gli studenti ricostruiscono ponti tra loro anche grazie al cane Vincenzino, arrivato a scuola quasi per caso in una notte di tempesta.

A scuola da Vincenzino

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Vincenzino in aula

Vincenzino sbarca a Capri il 4 dicembre 2021, un giorno impresso nella memoria dei cittadini capresi, e non per l’arrivo del primo cane adottato da una scuola sull’isola. «Ricordo come se fosse ieri quel giorno – dice la preside – A causa del maltempo una parte del costone roccioso che sovrasta la via provinciale che collega il Comune di Capri ad Anacapri è caduto, distruggendo la strada e inibendo momentaneamente la viabilità tra le due città. È quel pomeriggio, tra vento e pioggia battente, che Vincenzino ha messo piede per la prima volta su un’isola che molti considerano un paradiso, ma che a lui sarà sembrata ben diversa».

Appena arrivato a Capri, Vincenzino ha trovato riparo proprio in quella che poi è diventata la sua casa: «Si vede che si sente davvero a suo agio solo tra i corridoi e in presidenza, forse proprio perché dopo il trauma del maltempo la scuola è stato il primo posto in cui ha trovato rifugio – ricorda Ingenito – La notte viene con me a casa per dormire, ma non si muove lì come all’interno dell’istituto. La mattina quando ci avviamo per andare a scuola inizia a tirare al guinzaglio e corre con impazienza verso l'ingresso. Penso che proprio per la libertà di cui gode e per la presenza di tanti bambini considera la scuola come il suo ambiente ideale».

Vincenzino adesso ha 4 anni, ne aveva 3 quando è stato adottato, e come spesso avviene per molti altri animali accalappiati, la sua vita precedente è avvolta dal mistero. «Non ho chiesto troppe informazioni – ammette la preside – forse è sbagliato ma volevo che la sua vita iniziasse senza guardare al passato ma solo al futuro. Conosco di lui tutto ciò che è fondamentale per stare in un ambiente dove ci sono minori di tutte le età: è un cane buono, sa comunicare e badare a se stesso».

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A sinistra Vincenzino il giorno del suo arrivo a scuola, a destra com’è oggi

Nel passato del cane c'è un periodo di vagabondaggio nelle campagne salernitane, dove è stato accalappiato, che però non ha cancellato i segni di una precedente vita in famiglia. Vincenzino in soli 4 anni ha avuto decisamente molte vite: la prima da cane di famiglia, la seconda da randagio e infine da cane della scuola. La sua non è la sola esistenza ad essere mutata dopo l'arrivo ad Anacapri, la vita è cambia per tutti all'interno del Gemito: con lui è nato un progetto dedicato in maniera specifica ad approfondire il rapporto tra gli animali e gli studenti. «Nella stessa delibera che ha dato l’ok all’arrivo di Vincenzino abbiamo anche messo su carta il progetto “A scuola con fido” – annuncia Ingenito – Volevamo che la sua presenza avesse un senso più ampio non solo nella sfera affettiva, ma anche in quella educativa dei nostri studenti».

Il progetto prevede lezioni frontali e laboratori didattici in cui gli studenti imparano quanto più possibile sui bisogni e le motivazioni dei cani, ma la presenza del cane a stretto contatto con tante ragazze e ragazzi ha stimolato anche riflessioni inaspettate per quanto riguarda l'inclusione degli studenti con necessità speciali, coloro che hanno risentito di più dell'isolamento sociale. «Quando il cane è arrivato ci siamo resi conto della sua inclinazione a legarsi con tutti, ma in particolare con bambini con difficoltà sociali o con disturbi dell'apprendimento – continua la preside – Per questo abbiamo pensato di mettere a frutto questa sua componente caratteriale e fare partire un progetto di pet therapy qui a scuola».

Seguendo le linee guida previste per gli Interventi assistiti con animali (Iaa) la squadra vuole che il cane diventi ufficialmente un co-terapeuta per minori con disabilità. Perché possa parlarsi di vero e proprio supporto terapeutico è necessario ottenere il riconoscimento del Ministero della Salute che ha stilato appositi protocolli dedicati all'esecuzione degli Iaa.

Solitamente, il cane co-terapeuta non vive quasi mai a stretto contatto con la persone che riceve il supporto, il caso di Vincenzino, che si trova in compagnia dei ragazzi per quasi 8 ore 5 giorni a settimana, è molto particolare, e se fosse approvato si tratterebbe di un passo inedito per l'intero sistema scolastico italiano. L'avvio di questa iniziativa permetterebbe ad altre scuole, magari con una rilevante percentuale di studenti con bisogni speciali, di avere un cane co-terapeuta che durante le ore di scuola vive al fianco di tutti i ragazzi, per poi fare attività di pet therapy solo con quelli che presentano specifiche necessità.

La presenza di un cane tra le aule sta già cambiando la vita di grandi e piccini, ma sarebbe potuto non accadere mai senza l'insistenza di docenti e dirigente scolastico: «Ricordo bene la sera in cui la mia ex vicepreside, mi ha inviato l’annuncio di un cane da adottare pubblicato dai volontari di un canile di Napoli – rievoca la preside – Sono impresse nella mia memoria le fotografie che ritraevano un cagnolino con grandi occhi malinconici. Appena l’ho visto è partita la nostra idea di adozione di Vincenzino».

Così la preside ha iniziato le pratiche per portare il cane all’interno della scuola: «Ci siamo assicurati che tutti i genitori fossero d’accordo e abbiamo dovuto chiedere la delibera al consiglio d'istituto. Non abbiamo avuto problemi in questa fase perché i ragazzi erano entusiasti e così anche i genitori».

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Gaia e Vincenzino

Dopo aver messo a posto la burocrazia, Ingenito ha preso contatti con il canile di Marigliano, in provincia di Napoli, dove però in prima battuta il suo entusiasmo viene frenato. Come spesso accade quando si decide di prendere un cane, infatti, i volontari della struttura si erano informati rispetto alla vita che avrebbe fatto l’animale dopo l’adozione: «Il gestore del canile non era favorevole all’idea che Vincenzino vivesse all’interno di una scuola e che fosse a contatto con tanti bambini quotidianamente. Era spaventato da questa prospettiva insolita e l’adozione stava per sfumare  – ricorda Ingenito – Però lo rassicurai, dicendogli che il cane avrebbe sempre dormito a casa mia e che se non si fosse dimostrato adatto alla vita in istituto sarebbe rimasto con me».

Fortunatamente, il cane si dimostra entusiasta della vita a scuola, e così anche le ragazze e i ragazzi del Gemito che hanno imparato presto cosa fare e cosa non fare con Vincenzino. Hanno scoperto che gli animali hanno un loro linguaggio che è diverso dal nostro, ma ugualmente complesso: «Adottare un cane non significa ricevere un pupazzo, ma implica una serie di responsabilità in relazione alla cura e al tempo da dedicargli – sottolinea Ingenito – La mattina a turno si prendono cura di lui in presidenza, hanno iniziato senza che l’input arrivasse da me o dal corpo docente: si sono organizzati e gestiti in maniera spontanea, proprio l’effetto che speravamo di ottenere. Attraverso l’esperienza pratica hanno capito che adottare un cane significa rispettare dei tempi e prendersi dei doveri».

Responsabilità che tutti gli studenti sono ben felici di prendersi per il loro amico a 4 zampe, «È perfetto», dice il piccolo Luigi guardando Vincenzino con amore e gratitudine senza fine.

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Vincenzino e Luigi
Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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