Porcikomodi, il santuario dove gli animali salvati dal macello ritrovano la libertà

Per gli animali salvati dal macello o dalle fredde mura di un laboratorio il santuario Porcikomodi è un vero e proprio paradiso: qui maiali, capre, mucche e galline possono vivere felici e liberi da catene.

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12 Agosto 2022
10:10
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Porcikomodi di Magnago è un rifugio di 40mila metri quadrati, nei pressi dell’aeroporto di Malpensa, dove tutti quegli animali che spesso vengono considerati carne da macello o cavie da laboratorio, come maiali, capre, mucche e galline possono vivere felici e in libertà. L'idea di istituire questo santuario è stata di Vitadacani ODV, un’associazione senza scopo di lucro che, sin dalla sua fondazione, si batte contro l’abbandono, la vivisezione e ogni forma di sfruttamento degli animali: «Diamo vita a una serie di iniziative» -spiegano i volontari- «che vogliono creare un nuovo rapporto tra uomo e animale, per questo promuoviamo una visione del mondo vegan, senza gabbie, in cui gli animali in pratica sono liberi».

Nel rifugio gli animali ricevono le cure e l’affetto che non avevano mai ricevuto, e si divertono a trascorrere le giornate a pascolare tra il parco e i boschi della struttura, scoprendo un mondo nuovo insieme ai visitatori e ai volontari dell’associazione: «Ognuno ha il proprio nome e qui potrà rimanere per sempre: il santuario è la loro casa!». Tra gli ultimi arrivati, ad esempio, ci sono otto maialini: «Li abbiamo salvati da un laboratorio. Loro sono nati e cresciuti in superfici asettiche, lisce, senza la luce, il crepuscolo ma soltanto con una gelida luce elettrica» – racconta Sara D'Angelo, presidente di Vitadacani- «Qui invece riscoprono tutto, ritornano degli esseri viventi come noi e voi unici al mondo».

Oltre agli ospiti stabili, Porcikomodi si prende cura anche degli animali in cerca d’adozione, preoccupandosi di trovare loro un posto confortevole e un futuro dignitoso. Purtroppo durante la pandemia il santuario ha rischiato di chiudere: il terreno su cui sorge era stato messo in vendita dai proprietari. Ma grazie alle generosità di alcuni enti benefici e delle famiglie che da sempre sostengono il posto, lo staff del rifugio è riuscito a formulare una prima proposta di acquisto per il terreno e a lanciare, contestualmente, una raccolta fondi per finanziare tutte le spese necessarie: «Serve ancora uno sforzo per realizzare il sogno. Adesso tanti animali sono in salvo ma noi dobbiamo continuare a lavorare per tutti gli altri ancora prigionieri, e dobbiamo fare stare bene loro e tutti gli altri ospiti del santuario».

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