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21 Agosto 2023
15:46

Usava i lunghi baffi per trovare cibo ed esplorare l’ambiente: lo faceva un’antica parente delle foche

Un nuovo studio, che vede la collaborazione di diversi atenei europei, ha appena dimostrato che gli antichi antenati delle foche - morfologicamente simili alle lontre - usavano i baffi per percepire le vibrazioni prodotte in acqua dalle prede.

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Un'antica parente delle attuali foche, morfologicamente più simile alle lontre, probabilmente usava i suoi lunghi baffi sensibili per esplorare i bassi fondali marini di circa 23 milioni di anni fa, nella costante ricerca di cibo. Questo almeno secondo il team di esperti che ha analizzato approfonditamente i centri nervosi dell'animale che mettevano in collegamento il suo cervello ai sensori posti alla base dei baffi.

Il nome della specie è Potamotherium valletoni ed è protagonista di un articolo uscito solo qualche giorno fa sulla rivista Communications Biology. Lo studio è durato diversi anni e ha visto la collaborazione di diverse università ed istituti europei, fra cui l'Università nazionale di Atene, il Museo di Storia naturale di Stoccolma e l‘Istituto di Biologia dell'Università di Leiden.

Questa antica specie, che visse in Europa fra la fine dell'Oligocene e l'inizio del Miocene, sembra essere stata in grado di localizzare il cibo proprio come le sue parenti attuali, percependo le vibrazioni nell'acqua attraverso i baffi, tramite un senso di localizzazione sofisticato che potrebbe ricordare ai meno esperti la capacità dei gufi e dei pipistrelli di intercettare le prede di notte, tramite i suoni da loro emessi nel buio. Una capacità che è resa possibile grazie alle proprietà fisica dell'acqua, che come l'aria è un fluido, in grado perciò di propagare anche i più flebili movimenti dei pesci di cui si nutrivano queste foche.

Per capire come questi animali riuscissero a cacciare nei bassi fondali marini o nelle acquee di laghi e fiumi europei, Alexandra van der Geer, naturalista dell'Università di Leiden, ha dovuto confrontare, insieme ai suoi colleghi, le strutture cerebrali di Potamotherium che si sono salvaguardate all'interno dei fossili con quelle di altre sei specie di mammiferi carnivori estinti e 31 predatori ancora vivi, tra cui mustelidi, orsi e le stesse foche moderne.

Il risultato di questa indagine ha così consentito di osservare la complessità dei circuiti nervosi che collegavano i baffi alle diverse aree del cervello, dimostrando così che questi strumenti venivano utilizzati proprio come delle antenne, che captavano tutte le vibrazioni più importanti dall'ambiente circostante.

Le strutture cerebrali di questi antichi animali sono state dedotte a partire dai calchi fatti sulle parti interne dei crani fossili, spiegano i ricercatori, e le evidenze riscontrate non lasciando spazio a dubbi sul comportamento che questi animali praticavano per nutrirsi.

Il P. valletoni nuotava, infatti, in maniera simile alle attuali lontre, cercando di esplorare l'ambiente limitando al massimo i suoi movimenti per evitare interferenze con le vibrazioni che provenivano dalle prede. Inoltre movimenti troppo ampi o piroette sott'acqua avrebbero potuto confondere questa specie, visto che le accelerazioni rendevano momentaneamente "ciechi" i sensori neuronali posti alla base dei baffi.

Questo antenato delle foche dunque nuotava lentamente, ma in maniera poderosa, usando saltuariamente le zampe anteriori per scegliere la direzione e pattugliando agilmente i tratti di mare e i laghi meno profondi, alla ricerca di prede.

Nel tempo questo meccanismo diventò così tanto sensibile che sempre più gruppi di Potamotherium cominciarono a stabilirsi per tempi sempre più lunghi in acqua. Una condizione che al lungo andare permise alla linea evolutiva di questi antichi mammiferi di divenire sempre più simili alle attuali foche, assumendo forme più idrodinamiche, perdendo le orecchie, e cominciando a disporre di una pelliccia maggiormente idrorepellente e di baffi più lunghi e resistenti.

Le specie discendenti da queste antiche creature divennero, quindi, sempre più adattate alla vita acquatica e si stabilirono definitivamente nell'oceano, come tutte le specie di foche moderne, abbandonando i fiumi e i laghi, che sono rimasti, invece, un rifugio per alcune tipologie di lontre.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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