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8 Maggio 2023
18:01

Un’antica popolazione africana ha usato per 140mila anni sempre la stessa tecnologia litica

Una popolazione rimasta a lungo isolata in Senegal ha mantenuto per ben 140.000 anni sempre gli stessi vecchi metodi di produzione di utensili risalenti al Paleolitico. Ora i paleontologi hanno cominciato a capire come questo sia stato possibile.

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Nel corso della nostra lunga storia, noi Homo sapiens abbiamo intrapreso due principali strade che ci hanno permesso di sopravvivere all'estinzione. La prima prevedeva l'esplorazione continua di nuovi territori. La seconda, invece, includeva l'introduzione di sempre nuove tecnologie e strumenti utili a migliorare le nostre vite. Per migliaia di anni abbiamo così prodotto differenti tipologie di utensili a partire dai primissimi strumenti in pietra che caratterizzano i primi anni del Paleolitico medio.

Una popolazione rimasta però a lungo isolata in Senegal, situata a Bargny, dalle ultime ricostruzioni archeologiche pare invece aver mantenuto per ben 140.000 anni sempre gli stessi vecchi metodi di produzione di utensili risalenti al Paleolitico, non avanzando tecnologicamente fino a un tempo molto recente, cosa che invece hanno fatto le altre popolazioni africane vicine.

L'articolo che ha permesso di scoprire questa storia è stato pubblicato dalla prestigiosa rivista Nature e fa emergere nuove prove su come la nostra specie abbia dato vita a una rara stabilità tecnologica-culturale in Africa occidentale dal Pleistocene medio (150 mila anni fa) fino a 10mila anni fa. Bargny è considerata inoltre dai paleontologi il sito archeologico più antico del mondo e uno dei primi luoghi in cui è possibile ritrovare dei manufatti realizzati dalla nostra specie. Ciò ha quindi permesso agli scienziati di studiare una popolazione umana che è vissuta ininterrottamente all'interno della stessa regione per circa 140.000 anni e d'individuarne anche i potenziali progressi insieme agli eventuali effetti sulla stabilità ecologica del luogo.

Questa scoperta è stata effettuata da scienziati provenienti dall'Università Cheikh Anta Diop di Dakar, in Senegal, dall'Istituto Max Planck di Jena, in Germania, dall'Università di Sheffield nel Regno Unito e dall'Università del South Florida.

La nostra specie è comparsa in Africa a partire da circa 300 mila anni fa, affermano i paleontologi, e se da una parte abbiamo sempre cercato nuovi territori da occupare, spingendoci ovunque i nostri piedi ci permettessero di arrivare, dall'altra abbiamo anche cominciato a costruire strumenti in pietra che permettono agli studiosi di definire le varie tecnologie litiche del Paleolitico medio. Tali tecnologie, corrispondevano a nuove tecniche di fabbricazione di strumenti, note anche come toolkit.

Questi utensili includevano principalmente lame semplici, punte di freccia e pestelli di mortaio che gli antichi utilizzavano per procacciarsi il cibo, difendersi o alterare la consistenza delle fibre. A partire da 150.000 anni fa, però, la cultura tecnologica cominciò a differenziarsi nelle diverse regioni, evolvendosi in Africa settentrionale, orientale e meridionale e dando vita a molteplici tecniche di fabbricazione che produssero stili e mode completamente differenti tra le varie aree geografiche.

A distinguersi però dalle altre regioni africane, che sono andate incontro via via a un sempre più veloce progresso tecnologico e culturale, la regione occidentale fu invece abitata da una popolazione che mantenne le stesse tecniche iniziali del Paleolitico medio per ben 140.000 anni, utilizzando la stessa tipologia di oggetti fino a circa 10mila anni fa. Un fenomeno molto suggestivo, che sta aiutando i paleontologi anche a capire quali sono stati i vari passaggi evolutivi e culturali della nostra specie.

«L'assemblaggio di strumenti di pietra impiegato in Africa occidentale risale a 150 mila anni fa e mostra le caratteristiche classiche dell'età della pietra, con l'uso della tecnica di Levallois che prevedeva la riduzione discoidale e l'uso di piccoli strumenti a scaglie, piuttosto che strumenti più grandi – afferma Khady Niang, autore principale dello studio – L'assemblaggio di Bargny 1, il ritrovamento archeologico più antico del mondo, è strettamente paragonabile a quelli di età simile del resto del continente. Tuttavia, essendo il primo sito dell'Africa risalente al Pleistocene medio, ci permette di affermare che gli utensili di Bargny 1 sono precedenti all'inizio dello sviluppo di nuove tecniche nel resto del continente». E a differenza di ciò che è poi accaduto nel resto del continente, a Bargny questa tecnologia è rimasta stabile fino a circa 10mila anni fa.

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La tecnica utilizzata in Senegal a Bargny per produrre utensili è tra le più antiche mai osservate: la tecnica di Levallois

Comprendere perché la popolazione di Bargny abbia mantenuto una tecnica arcaica per circa 140.000 anni è ovviamente una delle domande più affascinanti che sta attanagliando la mente dei paleontologi. Una delle ipotesi sostiene che, molto probabilmente, questa popolazione sia rimasta per lungo tempo isolata o che, a differenza di altre regioni, in Senegal non erano presenti i diversi materiali che permisero più a nord e a sud di innovare le tecniche di fabbricazione di nuovi strumenti e tecnologie.

«Abbiamo anche trovato microfossili di piante di mangrovie e zone umide salmastre associati al sito – ha aggiunto Chris Kiahtipes della University of South Florida, che è maggiormente interessato invece a capire le relazioni ecologiche fra la fauna, la flora e l'antica popolazione di esseri umani – Questo è particolarmente affascinante, perché mostra che il sito di Bargny era situato vicino a un estuario e dimostra quanto siano stati importanti questi habitat per la nostra specie».

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L’isolamento della popolazione di Bargny può aver indotto ad una stabilizzazione delle tecnologie

Lo studio, però, evidenzia soprattutto che la popolazione di Bargny è attualmente quella che ha conservato per più tempo le stesse tecniche e tradizioni, mantenendo tra l'altro un buon equilibrio con la natura. Jimbob Blinkhorn del Max Planck Institute esprime infatti anche una certa ammirazione, quando si riferisce a queste antiche popolazioni.

Per quanto infatti la nostra storia recente ci abbia abituato a continui cambiamenti e progressi tecnologici, questo non vuol dire che sia stato così da sempre. «Una possibile spiegazione per l'assenza di progresso tecnologico e la presenza di una continuità culturale duratura in queste popolazioni è che si trattava probabilmente di un adattamento comportamentale stabile a condizioni ambientali stabili, e che il potenziale isolamento da altre popolazioni africane potrebbe aver contribuito anche alla stabilità demografica».

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La tecnica di Levallois permetteva anche di produrre punte di frecce
Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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